Aneddoti e vittorie dei “5 re dolomitici” raccontati da Viel
Presentata ieri pomeriggio alla piscina di Lambioi di Belluno l’opera che immortala le “imprese” degli atleti bellunesi
BELLUNO. Cinque campioni di fama mondiale. Primatisti senza rivali nelle discipline di corsa in montagna e sci di fondo. «Cinque re dolomitici», come li chiama Giovanni Viel nel suo ultimo libro, perché le loro origini sono tutte bellunesi.
I fondisti Maurilio De Zolt, Silvio Fauner, Pietro Piller Cottrer e i corridori Dino Tadello e Gabriele De Nard erano presenti ieri sera alla piscina di Lambioi per la presentazione del libro a loro dedicato. Oltre una trentina le medaglie raccolte dai cinque atleti tra olimpiadi e mondiali. Ad accomunarli non è soltanto l’esser stati campioni nelle loro specialità, ma anche l’essere stati accompagnati durante le loro incredibili imprese dalla voce appassionata e potente di Giovanni Viel. L’autore del libro, presente alla serata, ha raccontato davanti a un pubblico numeroso le origini burrascose del suo ultimo lavoro. «Un anno fa ero impegnato in altre faccende», ha ricordato Viel. «Mia moglie mi stava portando in sala rianimazione perché non stavo bene. Ho visto l’inferno. Quando ho avuto un attimo di tempo ho acceso il cellulare e i primi messaggi che mi sono arrivati sono stati quelli di Fauner e De Zolt. Mi hanno dato una carica pazzesca. Mi sono quindi chiesto cosa potessi fare per loro. Quando sono tornato a casa ho cominciato a rispolverare archivi, articoli, memorie e da lì è partito tutto». Giovanni Viel che si è definito «un pessimo atleta» ha però accompagnato con il suo entusiasmo pagine straordinarie degli atleti bellunesi in giro per il mondo. «Ho vissuto esperienze bellissime in questi 40 anni», ha continuato Viel, «e ho voluto metterle nero su bianco non solo per far ripartire la testa, ma per dare testimonianza di quello che hanno fatto questi atleti. Ci sono anche pensieri miei che facevo a casa dopo le trasferte».
I ricordi sono molti. Come quella volta in cui scavalcò tutti e corse come un matto pur di intervistare per primo Maurilio De Zolt che aveva appena conquistato la medaglia d’oro nella 50 km a Oberstdorf nel 1987. E tutti gli atleti lo ricordano con affetto. «L’ho conosciuto quando ho fatto i primi campionati italiani giovanili», ha detto De Nard. «Mi ricordo la passione con cui parlava delle nostra gare. Noi ci abbiamo messo il cuore, ma lui ci ha sempre trattato come dei figli». Lo stesso Cottrer: «Giovanni ci ha emozionato sempre. Non sarà stato un grande campione, ma se noi lo siamo stati è grazie anche alla sua grande passione. Dovrebbe comparire anche lui come sesto re delle Dolomiti».
Le imprese dei re dolomitici sono note. Giusto per ricordarne qualcuna, Silvio Fauner ha vinto l’oro nei 50 km di sci di fondo ai mondiali di Thunderbay nel 1995 oltre alla medaglia d’oro olimpica nella staffetta 4x10 km ai giochi olimpici di Lillehammer nel ’94. Maurilio De Zolt ha conquistato la sua prima medaglia d’oro ai mondiali di Oberstdorf (1987) nella 50 km a ben 37 anni. L’anno successivo vinse anche l’argento ai giochi olimpici invernali di Calgary. Pietro Piller Cottrer ricorda con emozione la gara a Oslo dove nel ’97 arrivò primo nella 50km: «È la gara che mi è rimasta nel cuore perché non sapevo quello che stavo facendo. Ho riprovato anni dopo a rifare lo stesso risultato con più raziocinio e meno spensieratezza ma senza riuscirci». Di Dino Tadello è memorabile la vittoria nel ’88 sulle colline inglese di Keswick dove vinse il mondiale: «È stata un’impresa. Non ero professionista. Dovevo alternarmi col lavoro. Un anno mi sono messo d’impegno. Ho cominciato ad allenarmi in Cansiglio e ho vinto il titolo italiano. Dopo di che mi hanno mandato ai mondiali di Keswick». Infine Gabriele De Nard, oro ai campionati del mondo juniores di corsa in montagna a Gap (Francia ’93) e titolo italiano a Borgo Valsugana nel 2012. Campioni indiscussi che non hanno nulla da invidiare a nessuno. O quasi. «Ho invidiato la volata di Fauner», ha dichiarato Cottrer. «Io ammiro tutti loro ma in particolar modo De Zolt. È un’istituzione qui e all’estero», ha commentato invece De Nard. Ed è Maurilio De Zolt, infatti, ad esser ricordato con grande stima da tutti. «Maurilio ha lottato fino a 44 anni. Ammiro la sua tenacia e la sua caparbietà», ha detto Tadello.
“5 re dolomitici” è un libro che si lega anche alla solidarietà. «Giovanni Viel ci aveva chiesto se potevamo dare una mano e abbiamo accettato subito con entusiasmo», ha spiegato Morena Pavei, presidente del comitato Pollicino. «Abbiamo cercato degli sponsor per farli pubblicare e ci siamo riusciti. Dieci anni fa abbiamo costruito una casa alloggio in Romania per i bambini abbandonati e che soffrono di diverse disabilità. I proventi del libro ci aiuteranno ad aiutarli». Il libro può essere acquistato nella sede del comitato Pollicino o sul sito www.comitatopollicino.org.
Davide Piol
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