Bosco delle Castagne i ricordi di Renzo tra i pochi testimoni
BELLUNO. Sono passati più di 70 anni, e quel giorno di marzo del 1945 Renzo Guglielmino aveva solo dodici anni. Era a Bolzano Bellunese, vicino alla chiesa e da lì ha potuto vedere (allora gli alberi non c’erano) quello che stava accadendo al Bosco delle Castagne, dove il 10 marzo vennero impiccati 10 partigiani. Guglielmino se lo ricorda bene quel giorno, anche perchè il 9 era stato liberato dal carcere di Baldenich suo fratello Piero. «Mio fratello ha sempre detto che se i tedeschi avessero voluto ucciderne di più, sarebbe toccato anche a lui». Da casa sua vedeva e sentiva, come tanti altri abitanti di Bolzano Bellunese.
Per tutti questi anni gli è rimasto impresso quel grido, «mamma», lanciato da uno dei partigiani prima di essere impiccato.
Ieri al Bosco delle Castagne sono saliti in molti, a ricordare quel 10 marzo di 71 anni fa, per ribadire ancora una volta, come è stato fatto in tutti questi decenni, il no alla guerra, al fascismo, alla violenza. Voci che gridano nel deserto, verrebbe da dire, con quello che è accaduto e accade nel mondo.
Il sindaco di Belluno, Massaro, nel suo intervento, ha ricordato ancora una volta la vera emergenza di questi anni, l’immigrazione. «Perchè i migranti lasciano la loro casa, il loro Paese? Non solo per sfuggire alla fame e alla guerra, ma anche in cerca di giustizia. Queste persone hanno il diritto di avere pari opportunità per poter svolgere le loro vite. Il divario tra i poveri e i troppo ricchi è diventato ormai intollerabile».
Poi è toccato a Guglielmino, che fa parte della sezione Anpi di Bolzano Bellunese (intitolata al 10 marzo 1945), ricordare quello che accade. A partire dalla rappresaglia dei nazisti in seguito ad una operazione dei partigiani. «Venne messa una trappola esplosiva» ha ricordato Guglielmino «anche su sollecitazione della missione inglese che voleva venissero fatti degli attentati e avevano procurato l’esplosivo».
I tedeschi decisero di impiccare i partigiani detenuti a Baldenich. Tra di loro anche Francesco Bortot (Carnera) che era proprio di Bolzano Bellunese, dovevano vivevano i suoi anziani genitori.
«Sicuramente loro speravano di essere liberati con una operazione dei partigiani. E i partigiani si erano anche riuniti, erano scesi dalla località Pascoli, ma poi l’azione non potè essere messa in atto, sarebbe stato un suicidio. Tutta la zona era protetta dalle mitragliatrici dei tedeschi».
Tutti gli anni Guglielmino torna al Bosco delle Castagne, per ricordare quei morti «che si sono sacrificati per la nostra libertà».
«Bella Ciao» intonata dalla voce possente del presidente Anpi Giovanni Perenzin, ha concluso la cerimonia.
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