Caravaggio e la sua contemporaneità secondo Sgarbi

Dal Seicento al Novecento, andata e ritorno. Da Caravaggio a Pasolini. In mezzo Vittorio Sgarbi, novello Virgilio a raccontare la vita e le opere di Michelangelo Merisi, con i suoi soggetti

BELLUNO. Dal Seicento al Novecento, andata e ritorno. Da Caravaggio a Pasolini. In mezzo Vittorio Sgarbi, novello Virgilio a raccontare la vita e le opere di Michelangelo Merisi, con i suoi soggetti autentici e a tratti irriverenti. Sembrano quasi i “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini: ragazzi comuni, sfrontati, lascivi. Descritti nelle pagine di un romanzo da Pasolini, ritratti nelle tele del pittore lombardo quattrocento anni prima. Sgarbi racconta il genio creativo di Caravaggio rivelando continue analogie fra i due artisti, così affini anche se vissuti a secoli di distanza.

Nasce da qui la contemporaneità di Caravaggio, «l'inventore della fotografia», ricorda Sgarbi dal palco del teatro comunale, gremito dalla platea al loggione per la sua lectio magistralis organizzata da Scoppio spettacoli nell'ambito della rassegna “Parole e pensieri”. Sgarbi ha intrattenuto il pubblico per tre ore giovedì sera, rapendo gli spettatori con la sua competenza ma senza disdegnare richiami all'attualità. Non sarebbe Sgarbi se non attaccasse il mondo politico, se non vedesse nei quadri di Caravaggio un modo per deridere alcuni noti personaggi pubblici. E non sarebbe Sgarbi se non difendesse la religione cristiana, il presepe, il crocifisso «che molti presidi vorrebbero togliere dalle scuole. Andrebbero presi a calci nel sedere», sbotta, supportato dagli applausi del pubblico. Attento, partecipe, divertito anche dalle sue esternazioni che hanno condito la lectio magistralis.

Sgarbi parla a ruota libera, ripercorre la vita di Michelangelo Merisi ricordando come per anni il pittore fosse stato dimenticato. Proprio lui, che con le sue opere ha rivoluzione il mondo dell’arte, portando per la prima volta sulla tela la realtà. Se nelle prime opere ci sono i giovani, caricati di significati simbolici e richiami sessuali, la sua produzione si arricchisce con la rappresentazione di prostitute e corpi deformati dalla malattia (si pensi al “Bacchino malato”), ma anche di rappresentazioni religiose che capovolgono la visione tradizionale. Come nel “Riposo nella fuga in Egitto”, dove il protagonista diventa San Giuseppe, che fa la corte ad un angelo, con la Madonna sullo sfondo e addormentata. Ed è una donna del popolo, anche lei addormentata, anche la Maddalena.

Osa, Caravaggio, lo fa anche nelle rappresentazioni di martirii e decapitazioni. In Golia assassinato da Davide c'è il suo autoritratto, sofferente, nel corpo e nell'animo. Sgarbi permette allo spettatore di cogliere nelle opere dell'artista lombardo, riscoperto solo nel Novecento dopo secoli di oblio, particolari che ad occhi inesperti sono sempre sfuggiti. Fa innamorare di Caravaggio, pittore rivoluzionario e contemporaneo.

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