Chiara Isotton, da Belluno alla Scala puntando a New York
BELLUNO. Una carriera ancora gli inizi, ma già piena di grandi soddisfazioni e successi. Chiara Isotton, giovane soprano, è ormai una stella che porta alto l’onore del “Made in Belluno”. Eppure, tra impegni internazionali, l’artista è riuscita a trovare il tempo per esibirsi al “Gran Concerto dell'Epifania”, su invito della Banda Comunale che festeggerà, proprio quest'anno, i 150 anni dalla sua fondazione.
Chiara, raccontaci qualcosa della tua vita e dei tuoi inizi.
«Ho iniziato i miei studi musicali alla Scuola Miari, qui in centro città. Poi sono andata a studiare a Venezia, dove mi sono laureata in Storia. Già in quegli anni, mentre studiavo al Conservatorio, avevo capito che per arrivare lontano avrei dovuto fare delle scelte. Pertanto, ho deciso di investire sul canto, sapendo che sarei andata incontro a un mestiere totalizzante. Ora vivo a Milano, e lavoro nella compagnia della Scala da quasi tre anni. È qui che ho completato la mia formazione, frequentando l’ Accademia di Alto Perfezionamento per cantanti lirici. In verità, non si finisce mai di studiare».
Il successo come ha cambiato la tua vita quotidiana?
«Certamente l’ha rivoluzionata, perché ti porta via tempo ed energia, ma è anche la cosa che amo fare di più perché mi permette di viaggiare moltissimo: per esempio, nel 2016 mi sono esibita a Bari, a Macerata, ma sono stata anche un mese in Giappone. Vengo a contatto con ambienti totalmente diversi da quelli a cui siamo abituati, conosci sempre cose nuove e capisci l’amore che hanno per la cultura occidentale, e in particolare per quella italiana. Per certi versi, sono anche più appassionati di noi e frequentano molto di più il teatro».
L'aria di casa, però, è sempre qualcosa di speciale.
«Non c'è dubbio: è sempre bello tornare perché il pubblico di casa è sicuramente diverso, trasmette emozioni molto forti. Sono contenta di esibirmi qui, insieme alla Banda che è guidata da due maestri bravi, che fanno un ottimo lavoro».
Il tuo percorso di studi come si sposa con il tuo lavoro?
«È sicuramente molto importante per me: leggendo le opere, si capisce che sono collocate in un periodo storico preciso. Quando devo interpretare un nuovo personaggio, sapere come contestualizzarlo mi aiuta nell’interpretazione che devo dare. Per esempio, sapere che “Tosca” è ambientata nel periodo napoleonico, mi permette di capire come poterlo renderlo al meglio. In fondo, noi siamo soprattutto attori».
Spesso, si pensa all'opera, ma più in generale al teatro, come un ambiente esclusivo.
«Non sono d’accordo perché l’opera è molto popolare perché affronta tematiche che possono arrivare a tutti: l’amore, la morte, la famiglia, il tradimento, l’amicizia sono tematiche riconoscibili e immortali. Se ancora la gente si emoziona sentendo Verdi o Puccini, è perché capisce il suo valore. In Italia, andare a teatro però è una spesa, mentre all’estero costa meno. Ed è per questo che, ad esempio, in Austria la platea degli spettatori è piena di giovanissimi: se si educassero anche qui i bambini, che sono molto più ricettivi, alla musica e al teatro, sicuramente sarebbe visto in modo diverso. Invece, nelle scuole la musica viene poco valorizzata, anche se è un patrimonio della nostra cultura».
Progetti futuri e sogni?
«A febbraio cominceremo a lavorare alla Scala per la “Traviata”, dove interpreterò il personaggio di Flora. Spero di continuare su questa strada e arrivare un giorno nei grandi teatri del mondo, magari a New York.»
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