Consegnate le borse di studio “De Cia Bellati”
Giovani bellunesi premiati in ricordo della glottologa
BELLUNO. Tiziano Vecellio, Beniamino Dal Fabbro, gli ecomusei e la foresta del Cansiglio. Questi alcuni degli argomenti trattati dalle tesi di laurea che sono state premiate, al Centro Giovanni XXIII di Belluno, per la sesta edizione del Premio Contessa Caterina De Cia Bellati Canal.
Il riconoscimento, istituito nel 2007, è stato voluto dall’ingegner Alberto De Cia, deceduto il 13 febbraio 2015, in ricordo della moglie Caterina De Cia Bellati Canal, laureata in glottologia nel 1948, all’Università di Padova, con il notissimo professor Tagliavini.
Da quest’anno il premio è alternativamente riservato a libri editi, negli anni pari, e a tesi di laurea bellunesi, negli anni dispari.
Sei i lavori vincitori, suddivisi in due ambiti: umanistico e scientifico. Ad aggiudicarsi il primo premio (1.500 euro) nel settore umanistico la tesi di
Letizia Lonzi
, discussa all’Università di Verona, dal titolo “Sulle tracce dei Vecellio. La famiglia, la bottega, gli affari, i contesti e la storiografia cadorina”. Un elaborato frutto di minuziosa ricerca di archivio e in cui, con esposizione chiara, spicca l’approfondita introduzione sulla famiglia Vecellio e le sue vicende, con particolare riferimento al grande Tiziano.
Secondo premio (1.000 euro) a “Beniamino Dal Fabbro romanziere: “Etaoin” (1971)”, di
Chiara Mondin
, laureatasi all’Università di Padova. Il suo è un lavoro ampio e nuovo su un romanzo poco conosciuto. Le ricerche fanno luce su un autore bellunese noto per motivi professionali, ma che si dimostra anche un valido scrittore che approfondisce varie tematiche umane e sociali.
“Una comunità in scena. Il Carnevale di Dosoledo tra struttura sociale e forma della festa” è invece il titolo della tesi, discussa alla Ca’ Foscari di Venezia, che si è aggiudicata il terzo premio (500 euro). L’autore è
Giovanni Masarà
, che ha condotto una ricerca sul campo, approfondendo la cerimonialità di riti ai quali partecipa l’intera comunità.
Per l’ambito scientifico il primo premio è andato a
Stefano Andriolo
e al suo lavoro “Ecomusei in Alto Adige/Sudtirol. Presupposti normativi e contributo alla progettazione”, Nella tesi, discussa all’ateneo di Bologna, l’autore affronta con concretezza e con competenza su più discipline il progetto immateriale dell’Ecomuseo che, in tal modo, può costituire un esempio di riferimento per i territori montani.
A
Veronica Borsato
, laureata a Trieste, il secondo premio. “Il sito di interesse comunitario Foresta del Cansiglio. Studio fitocenotico delle zone umide e delle praterie quale base della loro gestione naturalistica” è stato giudicato meritevole in quanto frutto di una importante ricerca sul campo, anche con la collaborazione di esperti.
Infine, il terzo premio è stato assegnato a
Matteo Isotton
con la tesi “Stratigrafia sequenziale della formazione di Heiligkreuz sul fianco meridionale del gruppo delle Tofane”, discussa all’Università di Padova. Elaborato che rappresenta un lavoro nuovo rispetto alla bibliografia esistente. In occasione della cerimonia di sabato scorso è stata anche annunciata l’edizione del premio del prossimo anno, dedicata ai libri a stampa. Il bando sarà diffuso a gennaio.
Martina Reolon
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