È pronto “MNLT” il nuovo album dei Maci’s Mobile

BELLUNO. Un monolite: duro, tagliente e diretto. Abbiamo ascoltato in anteprima “MNLT”, il nuovo album dei Maci’s Mobile in uscita il primo giugno sulle piattaforme digitali più famose, e vi...

BELLUNO. Un monolite: duro, tagliente e diretto. Abbiamo ascoltato in anteprima “MNLT”, il nuovo album dei Maci’s Mobile in uscita il primo giugno sulle piattaforme digitali più famose, e vi raccontiamo come la band bellunese abbia cambiato le regole del gioco, alla ricerca di nuove sonorità per esprimere al meglio dei testi più semplici, d’impatto, quasi hip hop, ma di certo non banali.

A entrare prepotente nell’animo del nuovo disco è soprattutto l’elettronica, che aiuta a sottolineare i messaggi lanciati dalla band, ma i fan di lunga data dei Maci’s possono stare tranquilli: sotto le dure sfaccettature del monolite si percepiscono ancora distintamente le onde reggae che contraddistinguono da sempre l’ampia formazione bellunese.

Parla l’autore. «È il frutto di un anno di lavoro», spiega Andrea Riva, in arte Mole, autore dei testi, «arrivati al settimo disco ed essendo più vicini agli “anta” che agli “enta”, tutti avevamo qualcosa da dire. È un disco di pancia, non cervellotico e nel quale in tanti potranno immedesimarsi; diverso da tutti quelli prodotti finora. Resta la matrice reggae, ma la composizione dei testi rasenta l’hip hop. Forse è la prima volta che siamo tutti soddisfatti del risultato».

Dodici tracce che delineano il pensiero della band sul mondo d’oggi… «Dal punto di vista dei testi è un’opera molto intima, una biografia, un racconto e mezzo nel quale spero che la gente possa rispecchiarsi», continua Mole, «personalmente sono molto legato a Reggie Miller, pezzo che parla del nostro passato, almeno del mio, quando si passavano ore e ore al campetto a giocare, oggi ci sono sempre meno ragazzini che si sbucciano le ginocchia e sempre più che si consumano i pollici sul tablet».

Come lo distribuirete?

«Mnlt uscirà in digitale su Spotify, Amazon Music e le altre piattaforme e, dopo un paio di mesi, anche su 300 vinili colorati e numerati prenotabili da subito a prezzo popolare. Ora stiamo lavorando ai live che cominceranno il 29 giugno al Gods of Mel, dove presenteremo ufficialmente il disco. Poi abbiamo già date fino a ottobre anche fuori provincia: a Padova, Trieste e Bologna. Per l’autunno, infine, stiamo valutando un tour con una formazione ridotta per poter suonare nei club».

Della copertina cosa ci dite?

«È stata realizzata dall’artista Alberto Merlin, detto Il Merlo, che ha saputo esprimere l’idea di fondo del disco, che parla del dualismo esistente nei rapporti umani e del bene e male che li governa in un’immagine unica e forte».

Le tracce. Il disco si apre con “Beautiful losers”, un pezzo ad alto contenuto elettronico che per un momento fa pensare ad atmosfere cyberpunk, ma proprio il testo: «On the road again, we are the same» dà il via alle prime sonorità reggae e al mood ibrido dell’album. “Cianuro e arsenico”, al contrario, apre la strada alla musica più classica: distorsioni e fiati anni ’70 per un «veleno terapeutico». Si continua passando al ritmo jungle e ritmato di “Colpisci in silenzio”, un primo scontro generazionale tra i musicisti fai da te del passato paragonati alla generazione dei giovanissimi freestyler rap in ogni dove di oggi. Musicalità simili proseguono in “Gli alibi” per arrivare a “I prodigi del caso”, uno dei pezzi più pregiati del disco per testo e rime. “Magic” presenta un ritmo più sostenuto rispetto ad altre tracce, ma il testo è forse più malinconico, come è malinconica l’ottima “Monday” che alla sveglia del lunedì mattina oppone l’energia e la carica della musica.

L’ottava traccia è anche quella che dà il nome all’album e che è già stata presentata come singolo con un video. Monolite si sviluppa sull’incedere pesante reso dal sintetizzatore, mentre “Per nessun motivo” accompagna il testo con una base hip hop mixata alle sonorità tipiche dei Maci’s. Il finale del disco si costruisce su tre tracce molto belle: “Reggie Miller”, storia di campetti abbandonati, infanzie diverse e rapporti umani mutati; “Resiste”, forse la traccia migliore e più politica dell’album, con richiami alla vicenda di Stefano Cucchi e alla resistenza umana sopra e sotto il palco. Ultima traccia, “Santa Fe”, è una fuga tra zaini, peyote e strade desertiche. Un viaggio che continua verso il futuro della band e il prossimo lavoro.



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