Ecco “Bell1”, la scarpa in jeans ideata dal calzolaio Fontana

Domenica sarà presentata nel suo negozio. «Sono in cerca di un dipendente, ma ai giovani questa professione non piace»
Il calzolaio di Lentiai
Il calzolaio di Lentiai

LENTIAI. Trasformare le idee in realtà. Emiliano Fontana, 46 anni, calzolaio di Lentiai, ci è riuscito. Domenica, a partire dalle 11, all’interno del suo negozio in via Piave a Lentiai, dopo il buffet (il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza all’associazione Belluno donna), presenterà la sua nuova scarpa, che ha deciso di chiamare “Bell1”. Leggera, comoda, traspirabile, igienica, ma soprattutto originale, poiché fatta interamente con il jeans e prodotta a mano all’interno del suo laboratorio. Con grande orgoglio Fontana presenta la sua invenzione parlando della sua attività di artigiano.

Come nasce l’idea di creare questa scarpa?

«Dopo varie esperienze lavorative mi sono spostato a Lentiai dove ho iniziato la mia attività di artigiano aprendo questo negozio 8 anni fa. Avendo avuto tra i clienti molte donne e avendone ascoltato idee e impressioni, ho deciso di creare un nuovo tipo di calzatura, che sia delicata al tatto ma al tempo stesso solida e indistruttibile, così da poter essere calzata anche da un uomo. La mia idea era fare qualcosa di originale e fuori dall’ordinario, non per lanciare la concorrenza ai grandi produttori, ma per soddisfare le aspettative di tutti i clienti, i quali molto spesso raccontano di acquistare un paio di scarpe senza consapevolezza e senza, purtroppo, leggerne l’etichetta, limitandosi perlopiù alla morbidezza o all’estetica. Una scarpa in cuoio non è uguale a una di plastica: con il tempo i piedi potrebbero risentirne, tra allergie e problemi più grandi. La Bell1 è una scarpa ragionata e progettata proprio per evitare queste problematiche, grazie alla sua traspirabilità e alla possibilità di essere lavata essendo fatta di cotone».

È riuscito a trovare qualcuno che si appassioni a questo mestiere?

«Purtroppo no. Il mestiere del calzolaio sta scomparendo. Ho due dipendenti, Jessica e Vladimiro. Ne sto cercando un altro, ma le difficoltà a trovare qualcuno sono enormi. I giovani al giorno d’oggi, sia ragazzi che ragazze, a causa dell’avanzare inarrestabile della tecnologia sono piuttosto sordi: manca il saper sentire con le mani, la curiosità e la precisione e soprattutto la passione. Sentono ma non ascoltano. Manca inoltre un’istruzione adeguata che faccia avvicinare le persone a questo tipo di mestiere. Se questo tipo di lavoro, al pari di quello del falegname o del muratore, passando per il cuoco non si fa apprezzare ai giovani, finirà per essere dimenticato. Ci sono inoltre altri aspetti e un altro problema da affrontare».

Si riferisce a quello burocratico?

«Esattamente. La crisi economica ha colpito tutti. Quelli che vanno avanti senza problemi sono pochi. Ho sempre ritenuto che lamentarsi non sia una strategia, ma ci sono argomenti che devono essere affrontati. L’Italia è surclassata dalle tasse. Le piccole e medie imprese faticano a sopravvivere. Mancano gli incentivi e noi artigiani non siamo tutelati. Non c’è attenzione né riconoscimento verso il nostro lavoro. Andiamo avanti grazie al coraggio delle nostre idee».

Fare beneficenza è sempre un bel gesto.

«Ritengo sia doveroso aiutare le persone che versano in difficoltà. Avevo organizzato nel recente passato una raccolta fondi per una famiglia di un paese qui vicino. Essendo la settimana della festa della donna ho deciso di devolvere il ricavato della giornata di domenica all’associazione Belluno Donna che si occupa della tutela delle donne bellunesi. L’evento di domenica, per il quale ho creato una pagina su facebook è aperto a tutti. Saranno presenti anche prodotti artigianali, tra cui la birra proveniente dal birrificio artigianale di Quero».

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