Il turco, il nobile e il leggendario om selvarech convivono nel cuore della città splendente

Chissà quante volte, passeggiando, siamo passati per piazza Duomo senza alzare gli occhi da terra

LA RUBRICA

Chissà quante volte, passeggiando, siamo passati per piazza Duomo senza alzare gli occhi da terra. Eppure quegli edifici simbolo del potere terreno e ultraterreno e quel campanile che svetta sulla città annunciandone la presenza a distanza hanno molto da raccontare. La fotografia di Veronica Savaris offre uno scorcio inusuale, che abbraccia l’angolo più antico di palazzo dei Rettori e l’iconica guglia del campanile del Duomo. A raccontare alla rubrica Belluno Meraviglia i loro segreti è la guida turistica Marta Azzalini.



Il simbolo della città

Colpisce lo sguardo con la sua imponenza, affascina con la sua eleganza. Il campanile del Duomo di Belluno è uno dei monumenti più amati dai turisti e dai bellunesi. «Il campanile è degli anni ’30 del ’700, per la precisione 1735, ed è stato progettato dall’architetto siciliano Filippo Juvarra» spiega, «ha ricevuto questo incarico dal vescovo di allora che l’aveva conosciuto a Milano e Juvarra propose un progetto molto simile a quello del Duomo di Torino. Quello di Belluno, però, è più bello». Juvarra, in realtà, non venne mai a Belluno: si limitò ad inviare il progetto che fu poi realizzato dalle maestranze. «Il materiale usato è la pietra di Castellavazzo» continua la guida, «anche se da lontano il campanile sembra bianco, avvicinandosi si possono notare delle sfumature rosa». Non è l’unico trait d’union con Castellavazzo: guardando la cella campanaria si possono osservare quattro mascheroni che rappresentano il viso di altrettanti uomini. Uno di loro è particolarmente somigliante ad un mascherone che si trova in piazza a Castellavazzo e che è soprannominato “il turco”. «La mia ipotesi» spiega Azzalini, «è che siano stati realizzati dalla stessa mano, quella di uno scalpellino del posto».

Leggende alate

Sfatiamo un mito: l’angelo tanto bello ed elegante che sovrasta la guglia non è opera del Brustolon. «Molti ne sono convinti» continua la guida turistica, «ma non è possibile. Brustolon è morto nel 1732 e il campanile è del 1735: l’ipotesi è che abbiano preso a modello gli angeli della chiesa di Santo Stefano molto simili. La guglia ha una forma a cipolla e riprende un po’ i campanili di montagna». Tra le particolarità del campanile di Belluno c’è anche la sua distanza dal Duomo: ne è completamente staccato. «Si può ipotizzare che un tempo venissero usate le campane del Battistero, che è di fronte al Duomo, o della chiesa di Sant’Andrea che oggi non c’è più. Tuttavia mancano documenti precisi» continua la guida. Tra i segreti nascosti del campanile c’è anche l’antica arca murata all’interno: salendo verso la cella campanaria si incontra lo scrigno dell’antica famiglia nobile degli Azzoni.

Fa capolino l’om selvarech

Anche un piccolo angolo, come quello immortalato da Veronica Savaris, si rivela essere un concentrato di storia. «Quella che vediamo è la parte più antica di palazzo dei Rettori» spiega Marta Azzalini, «da quell’angolo si iniziò a costruire un edificio che potrebbe stare tranquillamente in riva al Canal Grande: per realizzare questo palazzo che doveva rappresentare il governo della Repubblica di Venezia si scelse un progetto tipicamente veneziano e anche le maestranze che lo realizzarono venivano da fuori. La colonna d’angolo riporta la data di costruzione, 1490, e se ci mettiamo di fronte al palazzo sul lato opposto vediamo un’altra iscrizione che riporta la data di completamento delle ultime arcate, 1536. Anche in questo caso si usò pietra di Castellavazzo e anche in questo caso i decori rivelano delle curiosità: in mezzo agli stemmi di Belluno e delle famiglie che la governarono troviamo, sulla colonna d’angolo del 1536, anche un personaggio particolare, con i capelli che diventano una pianta. È l’om selvarech, una figura protagonista delle leggende bellunesi. La troviamo anche in Inghilterra, dove è chiamata green man». Non è l’unico esempio di om selvarech in città: alzate lo sguardo in via Mezzaterra o esplorate palazzo Crepadona, troverete altri esempi di questo personaggio tipicamente bellunese. —I

 

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