In bici da Belluno a Londra in quattro giorni: Paolo Dal Mas ce l’ha fatta

Pioggia, vento, strade spesso al limite della percorribilità, stanchezza non hanno fermato il dipendente dell’Arpav e i suoi amici 

Da Belluno a Londra in quattro giorni in bicicletta. Si è conclusa positivamente l’impresa del 52enne Paolo Dal Mas, dipendente dell’Arpav di Belluno, che ha percorso oltre 1000 km per giungere nella capitale inglese sfidando pioggia, vento, strade impervie spesso al limite della percorribilità, senza dormire per tre giorni, correndo giorno e notte.

Come nasce l’idea?

«Volevo rendere omaggio a mia figlia che da quattro anni vive a Londra e che da sola, con passione e coraggio, è riuscita a trovare la sua strada. Di fronte al suo sforzo il minimo che potevo fare era raggiungerla in bicicletta».

Perchè la bici?

«Io amo lo sport, e la bicicletta per me è uno strumento stupendo per stare in salute, incarnando lo spirito agonistico. Da qui io e i miei collaboratori abbiamo costruito un progetto più ampio. Da un lato abbiamo voluto utilizzare i social per rendere pubblica questa esperienza e trasmettere alcuni concetti come l’importanza della corretta alimentazione grazie alla collaborazione di una biologa nutrizionista, ma anche capire come le città sposano la mobilità su due ruote».

Chi sono i suoi collaboratori?

«Sono cinque tra amici e colleghi che condividono queste esperienze. A seguirmi sul camper durante questo viaggio per darmi supporto c’erano Bruno De Paris, Antonio Franceschet e Tiziano Balcon, mentre ad occuparsi dei social da Belluno c’erano Valentina Dal Piva e mio figlio Simone. Loro due aggiornavano le pagine su Facebook e su Youtube con immagini, video e qualche commento, ma anche aggiungendo considerazioni di tipo alimentare e su come alcune città che abbiamo attraversato hanno risolto la convivenza tra auto e bici».

Come è andato il viaggio? Ci sono stati momenti difficili?

«Io e il camper siamo partiti a mezzanotte di giovedì 6 giugno scorso da piazza dei Martiri. A salutarci alcuni membri dell’associazione ciclistica di Limana e della Fiab oltre all’amministrazione comunale. Da qui siamo arrivati a Limana dove ad attenderci c’era il sindaco Milena De Zanet con alcuni consiglieri, e da lì ci siamo diretti alla piazza di Mel in Borgo Valbelluna dove ad attenderci, intorno all’una, c’era il primo cittadino Stefano Cesa. Siamo poi ripartiti verso Primolano. Ho corso tutta la notte e per tutto il giorno, fino a giungere alle 22 del 7 in Svizzera a Landquart. Dopo alcune ore di riposo sul camper, sono quindi ripartito alla volta di Zurigo. Qui c’è stato il primo problema perché il passo era impraticabile e così il passaggio da una parta all’altra del valico l’ho fatta in trenino, tagliando così una ventina di chilometri dal percorso previsto. La pioggia intermittente mi ha fatto perdere del tempo rispetto alla tabella di marcia, per cui ho saltato il riposo, ma non la visita ad alcune famiglie di bellunesi emigrate a Zurigo e a Basilea. Da qui poi ho corso per tutta la giornata di domenica per giungere in tempo all’imbarco di Calais e passare lo stretto della Manica. Ci sono stati alcuni problemi perché i tracciati che avevano studiato aiutandoci con alcuni motori di ricerca si sono rivelati diversi da come erano rappresentati soprattutto per quanto riguarda le condizioni delle piste ciclabili. Comunque a Saint Desier in Francia mi sono fermato un’ora per salutare un amico e poi ho puntato dritto per Calais. Visto il ritardo accumulato, per non rischiare di perdere il traghetto, ho fatto alcuni km in camper per giungere al traghetto in tempo. Una volta passato a Dover alle 9 di lunedì 10 giugno, ho ripreso la bici e sono partito alla volta di Londra».

Il più era fatto, no?

«Erano 130 km ma non sono stati facili. Ho rischiato più volte di cadere perché i percorsi evidenziati dal navigatore erano strade sterrate in condizioni non ottimali che ho percorso sotto una pioggia battente. Alla fine sono arrivato al Tower Bridge alle 20.30, tre ore più tardi rispetto a quanto preventivato. Ma ad accogliermi c’erano mia figlia e anche mia moglie. È stata un’emozione grandissima che mi ha ripagato della fatica e dei disguidi incontrati. Dopo una giornata a Londra con gli amici e i miei familiari, mercoledì a bordo del camper siamo tornati indietro arrivando a Belluno giovedì 13. Il tempo di sistemare l’attrezzatura e venerdì eravamo tutti al lavoro come sempre».

Un’esperienza da rifare?

«Sicuramente sì. Ringrazio le ditte che ci hanno supportato e gli amici Luciana, Tommaso, Claudio e Paola che ci hanno finanziato. Dopo qualche giorno di riposo, tornerò ad allenarmi perché il mio nuovo obiettivo e fare un coast to coast negli Stati Uniti sempre in bicicletta».

Avete altre idee?

«Con gli amici di sempre abbiamo deciso di lanciare l’idea del bike-bus, vale a dire un gruppo di ciclisti si ritrova a Trichiana per andare a lavorare a Belluno. Nel tragitto chi vorrà aggregarsi lo potrà fare. Si creerà quindi una sorta di lungo biscione che dovrà confrontarsi con il traffico cittadino. Ogni tappa avrà il suo orario di arrivo. La partenza da Trichiana è fissata alle 7.15, poi passeremo a Limana alle 7.37, e poi a Visome, via Montegrappa, piazzetta San Lucano a Borgo Pra ed infine ognuno andrà al lavoro. È un modo per far apprezzare la bici, stare all’aria aperta e stare in gruppo perché se si è insieme la fatica si sente meno». —

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