La Diocesi accoglie le Adoratrici alla Certosa di Vedana
SOSPIROLO. Quella di ieri è una data destinata a rimanere nella storia della comunità di Sospirolo, bellunese e, perché no, anche nazionale e internazionale, vista la presenza di suore provenienti da tutto il mondo.
Tre ore esatte di cerimonia e migliaia di fedeli, accorsi a Vedana per assistere all’accoglienza, da parte della diocesi, della nuova comunità monastica delle “Adoratrici perpetue del Santissimo sacramento”. Tutto questo entro le storiche mura dell’edificio della certosa, ora denominato più correttamente monastero.
Ma partiamo dall’inizio: dal raduno, davanti alla chiesetta di san Gottardo, di tantissimi fedeli, religiosi, residenti o semplici curiosi. Certo, la piccola chiesa del borgo non riusciva a contenere tutti; dopo la stazione liturgica, al suggestivo canto delle litanie dei santi, la processione si è sposata verso la certosa con un lungo corteo.
Dentro, la cappella centrale è stata teatro della solenne celebrazione eucaristica, ma anche lì solo i più fortunati hanno trovato posto; per gli altri due schermi nelle ali laterali, che mostravano la funzione in diretta. L’apertura è stata affidata proprio alla comunità delle Adoratici che, attraverso le parole della presidente federale, hanno spiegato il perché della loro presenza a Vedana: da un lato ci sarà l’osservanza del proprio carisma, dunque la clausura e l’adorazione costante, giorno e notte, del santissimo sacramento; dall’altro l’apertura ai laici, offrendo loro la possibilità di pregare.
Confermando la fede alla regola di sant’Agostino e alla fondatrice, madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, la referente ha sottolineato l’aspetto comunitario e, insieme, solitario della comunità, facendo notare in questo similitudini con lo spirito dei certosini. Concetto ribadito proprio dai superiori delegati dell’ordine certosino, che hanno ricostruito – attraverso le parole del procuratore generale – le vicende della certosa di san Marco, dall’antica funzione di ospizio fino alla recente chiusura nel 2014.
«Oggi, per grande gioia dell’ordine, la certosa rimette alle Adoratrici l’eredità di molti monaci, che sarà da loro raccolta ed arricchita», ha affermato il procuratore, prima di parlare di «carisma differente, ma con comune spirito di vocazione continua, due facce dello stesso diamante».
Poi l’annuncio: anche papa Francesco, attraverso il segretario generale Pietro Parolin, ha espresso gioia e partecipazione alla comunità, parlando di «vivo compiacimento per la felice circostanza» e augurando un «fecondo cammino ecclesiale».
Intanto, nelle due ali, è viva la partecipazione: durante il gloria la gente batte le mani, poi canta, c’è chi si prostra a terra. Dopo la lettura dalla Genesi dell’episodio di Adamo ed Eva e il canto con voce d’angelo di una sorella (il Signore è bontà e misericordia, intona il pubblico) e un leggero brivido durante il monito del Vangelo, cantato da un giovane parroco, arriva il momento solenne: la liturgia, presieduta da monsignor José Carballo, presidente della congregazione dei religiosi (così affabile da strappare più volte dei sorrisi) e l’accettazione della professione monastica di due novizie.
Sono tenere, emozionate: Anna viene dal Messico, Marina dalla Croazia. Da oggi, si chiameranno con nuovi nomi: Maria Cecilia del preziosissimo sangue, la prima; Maria Noemi Cristo Re, la seconda. “Chiedo di consacrarmi a Dio e al suo regno”, sussurrano davanti alla priora madre Maria della santissima Trinità, giurando devozione e, per tre anni, castità, povertà e obbedienza. Ricevono lo scapolare rosso e il velo; partono il canto e il battimani da parte della folla dei fedeli che ha seguito tutta la celebrazione, prima snodandosi nella processione, poi riempiendo ogni angolo davanti alla cappella.
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