La storia dello sci in una mostra ospitata a Belluno

BELLUNO. Una mostra per ripercorrere gli anni d’oro dello sci, da Zeno Colò a Kristian Ghedina. Appuntamento oggi e domani nella corte di un palazzo rurale vicino alla chiesetta nel vecchio borgo di Sagrogna dove, dalle ore 10 alle 22, sarà possibile visitare la mostra intitolata “Da Zeno Colò a Kristian Ghedina: gli sci di un’epoca gloriosa” , strepitosa raccolta di attrezzature sportive invernali e pezzi rari che cerca casa per divenire esposizione permanente.
L’iniziativa, nata da Tonino Zampieri con l’idea di proporre un evento unico per stile e concetto, è stata realizzata in collaborazione con il gruppo “I mulini di Levego e Sagrogna”. «L’esposizione nasce da una passione che avevo fin da bambino», spiega Zampieri, «crescendo ho sempre cercato di conservare i ricordi dello sci che praticavo principalmente a Sagrogna, lungo i pendii e i prati locali, e successivamente sulle piste dell’amato Nevegal. Nell’estate del 2017 ho avuto la volontà di riscoprire la passione per questo sport, ripercorrere la storia dello sci bellunese attraverso una raccolta di sci e attrezzature che altrimenti sarebbero stati gettati o dimenticati in qualche cantina».
Un lavoro che ha impegnato gli organizzatori per oltre tre mesi nella raccolta e catalogazione di circa cinquecento paia di sci donate da privati: «È stata dura», continua Zampieri, «perché tutti i pezzi sono stati recuperati e puliti attentamente sia per quanto riguarda lo sci, ma soprattutto per l’attacco e lo scarpone, lavando ogni singolo componente con tanto di grasso e lucido».
Nella collezione non mancano pezzi unici e di grande valore storico, come ad esempio la tuta indossata da Kristian Ghedina nell’ultima gara della sua lunga e importante carriera sportiva o il casco e lo scarpone con ancora i segni delle bandierine rimasti impressi dalla famosa spaccata che il Ghedo ha effettuato a 140 km/h sulla famosa Streif. Non saranno esposti solo sci tradizionali, ma anche slittini arrivati da tutto il Bellunese, dall’Austria, dal Canada e un particolare modello realizzato da un privato ad Acireale con le lamine ricavate dai paraurti di una 600. E non potevano mancare gli slittini da ghiaccio (ferioi in dialetto) forniti da Thomas Pellegrini, autore del libro “Lo slittino da ghiaccio nel bellunese” che nel tempo ha raccolto e catalogato 117 esemplari unici dal 1908 fino alla fine degli anni 80.
«Una raccolta che speriamo possa interessare il Comune di Belluno e che dovrebbe essere esposta in un museo permanente», sostiene Zampieri, «vista la sua importanza storica e culturale. Un tempo, quando nasceva un bambino gli si costruiva uno slittino, che avrebbe utilizzato una volta cresciuto».
«Abbiamo raccolto esemplari di marche leader mondali e che hanno fatto la storia dagli anni’40 agli anni’90, molte delle quali sono nella memoria del grande sci ma non più in vendita al giorno d’oggi», termina Zampieri. «La mostra è stata concepita lungo un percorso che inizia nel 1935 per terminare con gli ultimi pezzi creati con la filosofia del dritto, quindi non sciancrato».
Sono stati moltissimi i bellunesi che hanno aderito all’iniziativa, unica in Veneto e forse anche in Italia, tanto che il presidente regionale della Fisi, Roberto Bortoluzzi, ha da subito appoggiato il progetto con la speranza che la mostra possa un giorno divenire permanente e per divenire un punto di riferimento per il grande pubblico di appassionati.
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