L’omelia del vescovo dedicata agli ultimi nella festa dell’Addolorata

Ha ricordato Bigi, l’uomo morto lungo il Piave nel degrado. Nonostante il tempo incerto, alla sagra una buona affluenza

BELLUNO. Quando gli ultimi diventano i primi: lo diventano nelle parole e nel cuore del vescovo di Belluno, Renato Marangoni, che ha centrato la sua omelia per la Festa della Madonna Addolorata, che si è celebrata ieri a Belluno, sugli ultimi, sui dimenticati, su coloro di cui non riusciamo a capire il dolore, anzi i dolori. . E ha citato Giancarlo Bigi, l’uomo di 68 anni, sepolto venerdì scorso davanti ad uno sparuto numero di presenti, dopo mesi dalla sua morte avvenuta sulla riva del Piave, in una situazione di grande marginalità. Don Marangoni ha riportato le parole di un amico di Bigi che lo ricordava così: «Un uomo intelligente, un artista, deluso dagli uomini e dalla cultura dominante che ha scelto una vita povera ed essenziale».

«Anche questa vicenda è iscritta nelle spade che trafiggono il cuore della Vergine» ha detto il vescovo che ha invitato le persone e le istituzioni «ad aiutare a rimettere in piedi nella loro umanità» i tanti che ci circondano senza che riusciamo a cogliere le loro difficoltà.

«Riusciamo ad avere quella empatia verso chi vive accanto a noi, al di là di qualsiasi condizione, giuridica, religiosa, culturale, morale, sociale?» si è chiesto e ha chiesto il vescovo.

«Auguro a tutti lo svelamento dell’amore, che ci consenta di sentire l’altro», ha aggiunto monsignor Marangoni. Ad ascoltarlo in prima fila il sindaco Massaro, il prefetto Esposito, il consigliere provinciale Francesca De Biasi, dirigenti delle forze dell’Ordine, rappresentanti del consiglio comunale e della società civile.

La Festa dell’Addolorata, dal punto di vista religioso, vive soprattutto della processione tra le vie del centro di Belluno della statua della Madonna Addolorata, e della statua di Santa Barbara portata dai vigili del fuoco. Erano presenti anche i labari e i gagliardetti delle varie associazioni cittadine. Due ali di folla hanno accompagnato la processione, con il servizio d’ordine dell’Ana. Ma durante il giorno sono state molte le visite alla chiesa di Santo Stefano dove era esposta la statua della Madonna.

Ma la Festa della Madonna Addolorata, con il nome di sagra dei fisciot, è anche momento di svago e di incontro, e per tutta la giornata i bellunesi hanno affollato il centro storico, passeggiando fra le bancarelle allestite da via Loreto a via Simon da Cusighe e facendo qualche acquisto. Oggetti per la casa, vestiti, fiori, gioielli, borse, sciarpe, a metà pomeriggio i più venduti erano gli ombrelli visto il cielo minaccioso. In realtà è caduta solo qualche goccia di pioggia, che non ha svuotato le vie e le piazze della città, e proprio in concomitanza con la processione religiosa. «Ma la Madonna non ha paura della pioggia» ha detto un sacerdote nella affollatissima chiesa di Santo Stefano. Affollata soprattutto al mattino la sagra, meno nel pomeriggio, quando l’aria fredda della perturbazione in arrivo ha convinto molti a riprendere la via di casa. Poco frequentate soprattutto le zone “periferiche” del centro: la gente si è concentrata soprattutto in piazza dei Martiri e piazza Castello.

Molti i bellunesi che hanno scelto di usare le navette e gli autobus per raggiungere il centro storico: il parcheggio di Lambioi era quasi pieno in tarda mattinata, ma nel pomeriggio c’erano molti posti liberi. Niente a che vedere con i disagi della fiera di San Martino, quando si erano formate lunghe code all’ingresso dell’area di sosta. —



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