Non si vive di soli murales: Cibiana in festa sogna il ponte
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«I murales, per Cibiana sono l’elemento fondamentale per l’economia locale, non sono però sufficienti per invertire la tendenza allo spopolamento del paese». Parole pronunciate dal sindaco Luciana Furlanis mentre nella sua rivendita in Piazza di Masarié consegna ai clienti lo sciroppo di fiori di sambuco da lei prodotto. «È per questo che da tempo ci siamo attivati sia sul fronte dell’accoglienza diffusa del turista, sia nel campo agricolo con la produzione di prodotti di nicchia completamente biologici». Il paese di Cibiana è un museo all’aperto con più di 58 murales dipinti sulle facciate delle vecchie case. È conosciuto come «il paese che dipinge la sua storia». E ieri a Cibiana c’era festa grande, proprio in onore dei murales che, grazie ad una iniziativa del Comitato Arte a Cibiana e della Pro Loco, un fine settimana all’anno vengono fatti rivivere ed ai loro piedi vengono riaperte le botteghe. Durante la festa s’incontrano i cibianesi, compresi Osvaldo Da Col, Guido De Zordo, e Vico Calabrò, che hanno fatto a storia moderna di Cibiana.
«Tutto è nato nel 1980» racconta Da Col, mentre seduto davanti al Taulà si sta riposando. «Ero a capo della Pro Loco: con Vico Calabrò abbiamo pensato cosa c’era da fare per dare vitalità al paese e favorire il turismo che in quegli anni si stava sviluppando. Abbiamo iniziato con tre affreschi, tra i quali uno di Vico, che si è incaricato della parte artistica. Da quell’anno sono stati realizzati tre murales all’anno. L’idea vincente è stata quella di realizzare gli affreschi sulle case dove i proprietari avevano lavorato. Si tratta di affreschi dipinti da noti pittori, italiani e stranieri».
Uno scopo non sempre raggiunto. «I turisti sono arrivati, come sono arrivati acquirenti per le case, ma sono stati i cibianesi che a causa della mancanza di servizi hanno lasciato il paese» continua. «Oggi la festa è grande: c’è tanta gente», racconta Bortolo Bianchi, ex panettiere costretto a chiudere il negozio per la mancanza di clienti, «è vero, i murales hanno portato un buon giro di affari, ma questo non è bastato a mantenere i servizi e la gente in paese. A Cibiana ci sono solo le scuole elementari. Per qualsiasi altra scuola bisogna scendere a Pieve, San Vito e Belluno per le superiori. Non sono molte le famiglie che riescono a resistere. E intanto il paese diventa sempre più vecchio».
Camminando tra i murales tra due pareti di bancarelle e ascoltando i canti del Coro Cortina che si è esibito nella piazzetta di Masarè, incontriamo anche Alberto Ghelli, consigliere comunale. «Cibiana non potrà mai ripopolarsi se non vengono migliorate le comunicazioni. I sindaci di Cibiana da più di 40 anni chiedono la costruzione del famoso ponte sul Boite che dovrebbe accorciare la strada tra Venas e Cibiana. Ho provato anch’io: tante promesse ma il ponte è rimasto un sogno». —
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