Per il Camerino Ricci di Palazzo Fulcis centinaia di visitatori

In 487 ieri hanno visto la sala d’Ercole di Palazzo Fulcis. «Un successo, abbiamo dovuto fare una visita supplementare»

BELLUNO. Successo ieri per la prima delle due giornate di primavera del Fai. Sono stati 487 i visitatori che dalle 9 alle 18 hanno calcato le sale private di palazzo Fulcis. «Abbiamo dovuto fare una visita in più rispetto a quelle in programma per soddisfare tutte le richieste», dicono gli organizzatori che quest’anno hanno puntato sul Fulcis e ieri (oggi si ripete) si è potuto visitare il Camerino Ricci conosciuta anche come Sala d’Ercole, aperta in via eccezionale dai proprietari per l’occasione. A Sospirolo, invece, porte aperte a Villa Sandi-Zasso.

La coda per iscriversi alla visita guidata a Belluno si è formata già prima delle 9. Tre ingressi all’ora, una ventina di persone alla volta. «Lo scopo è superare i mille ingressi entro domani (oggi per chi legge, ndr)», dice Raffaele Addamiano delegato Fai provinciale.

A fare da guida sia i volontari del Fondo ambiente Italiano sia gli studenti del Tiziano e del Renier: questi ultimi (16), in qualità di apprendisti “cicerone” hanno guidato non solo la visita del Camerino ma anche delle opere dei due Ricci e del Tiziano esposte nel museo civico.

«La bellezza sopra ogni cosa, per cui siamo riusciti ad aprire al pubblico quello che era stato definito il più bel Camerino del Settecento europeo», commenta il presidente del Fai bellunese, l’avvocato e storico d’arte Erminio Mazzucco che precisa come con il Fai, qualche anno fa, aveva aperto in via eccezionale palazzo Fulcis, «anticipando un evento importantissimo per il Bellunese. Speriamo che l’appuntamento di queste due giornate possa essere propizio per l’acquisizione del Camerino. Le opere del Ricci devono tornare al loro posto».

Visitare la sala d’Ercole, la sala più nota dell’intero complesso Fulcis, è come fare un tuffo nel passato settecentesco di Belluno. E per questo la speranza della città è quella di poterla acquisire tramite la Fondazione Cariverona, così da renderla fruibile alla cittadinanza. Realizzata intorno al 1704, la sala, a cui si accede passando attraverso le cucine e un’anticamera, è completamente ornata da preziosi stucchi barocchi ad altorilievo opera di Bortolo Cabianca che incorniciavano diverse opere pittoriche di Sebastiano Ricci. La più spettacolare, che campeggiava al centro del soffitto era la “caduta di Fetonte”, mentre alle pareti si trovavano “Ercole al bivio” ed “Ercole e Onfale” (opere ora esposte nel museo civico). Altri quadri che ricoprivano le pareti sono andati perduti. Tutte opere che rappresentavano inviti all’educazione del giovane Pietro Fulcis (il cui ritratto è ancora presente) che a 16 anni entrò nell’ordine di Malta. Dalla sala poi si accede all’antica cappella del palazzo di cui restano solo pochi stucchi.

«Da parte dei cittadini c’è un grande interesse per i beni architettonici e artistici del territorio, che vengono visti come un modo per riscoprire la grandezza delle proprie radici. Chi l’avrebbe mai detto che nel palazzo dove c’era il pub Carrera al piano sopra, dietro la bifora, si nascondevano delle meraviglie come il Camerino Ricci?», si domanda Mazzucco che aggiunge: «La missione del Fai è proprio quello di riscoprire luoghi apparentemente nascosti, che invece sono sotto agli occhi di tutti, ma non si vedono. Come delegazione Fai bellunese vogliamo aumentare gli appuntamenti per assecondare l’interesse per il nostro patrimonio artistico da parte dei bellunesi. Interesse che, negli ultimi quattro anni ha visto gli iscritti passare da 60 a 400. Con un incremento considerevole del gruppo giovani grazie anche al lavoro con le scuole».

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