Promesse mai realizzate: «Grande Guerra, il Centenario è una farsa»

Lo studioso Paolo Gaspari: «I sacrari cadono a pezzi e i sentieri franano». Monte Ricco è un museo solo sul web, Palazzo Corte Metto sistemato dagli alpini

BELLUNO. Giunti al giro di boa di questo Centenario 2015-18, a due anni ormai dai suoi euforici esordi, tanto simili alle “radiose giornate di maggio” di dannunziana memoria, si impone un primo bilancio.

Paolo Gaspari, studioso e prolifico editore in Udine, non ha dubbi in proposito: siamo in esiziale ritardo. Assieme a Marco Cimmino, Mitja Juren e Marco Pascoli, ha scritto addirittura un libro, che non lascia molte speranze a possibili recuperi prima del traguardo del 2018.

Il titolo parla chiaro: “Il Centenario mancato della Grande Guerra” (Ed Gaspari, 2016, euro 9). Sono 80 pagine che possono essere riassunte da questa condanna che non lascia scampo: siamo di fronte a una farsa “con cori, luci, musiche, ricchi premi e cotillons” in cui i politici si crogiolano a più non posso, mentre i sacrari vanno a pezzi, i sentieri smottano, i musei languono. Perché – egli dice – «questa è l'Italia dell'anno di grazia 2016: il regno delle apparenze, con il rossetto scarlatto e le pezze al sedere».

Eccessiva severità? Per rispondere bisogna essersi letti prima l’ambizioso “Masterplan” elaborato nel 2013 da un apposito Comitato scientifico ed in particolare la relazione generale, stesa da Giovanni Mangione con la collaborazione di Alberto Pivato: 58 dense pagine che analizzavano il grande lavoro da svolgere in tutte le province venete, con speciale attenzione alla normativa vigente, ai vincoli presenti sul territorio e alla definizione delle cosiddette “cronoaree”.

Per la prima di esse (Le Dolomiti Bellunesi) erano previsti cinque “luoghi”: Marmolada, Lagazuoi con Tofane, Dolomiti di Auronzo con Cresta di Confine, Linea dei Forti e Valbelluna, ognuno con un suo tema specifico e un centro informativo, rispettivamente a Rocca Pietore, Cortina, Auronzo, Pieve di Cadore e Sedico.

Scoprire i luoghi della Grande Guerra

All’ambito “Dolomiti di Auronzo e Cresta di Confine” era assegnata come “specialità” la guerra di posizione vissuta sulle grandi cime, con centro di informazione il Museo di Auronzo sussidiato da quello di Sappada, mentre l’ambito della “Linea dei Forti”, dedicato alla Linea Gialla e alla guerra preparata, avrebbe dovuto avere come suo punto di riferimento il Forte di Monte Ricco a Pieve di Cadore trasformato in museo.

Sono trascorsi quattro anni e constatiamo purtroppo che, mentre il forte di Pieve, oggetto di una ristrutturazione assai impegnativa, è lungi dal poter svolgere le funzioni previste, il museo Ana a Palazzo Corte Metto ad Auronzo rimane in attesa di finanziamenti e progetti concreti.

Dopo tante speranze e promesse, e nonostante il prodigarsi di un apposito comitato presieduto da Stefano Muzzi, non è arrivato alcun finanziamento regionale che permetta la ristrutturazione delle sale e la valorizzazione della collezione di foto e cimeli del compianto Ottavio Molin, tanto che il Gruppo Ana guidato da Carlo De Filippo ha deciso di ricorrere al solito rimedio: fare da soli.

Un gruppo di lavoro si è così attivato da alcune settimane per abbellire i locali, predisporre nuovi pannelli esplicativi ed ordinare dignitosamente i materiali posseduti. E non sono stati forse gli Alpini di Auronzo a installare la scorsa estate, a loro cura e spese, i nuovi pannelli posti a Casòn de la Crosera e all’imbocco della Val Marzon per spiegare ai turisti struttura e valenza del grande centro logistico lì sorto durante il conflitto?

Ricordiamo inoltre come nei progetti iniziali in questi centri informativi ogni ospite del Cadore avrebbe dovuto reperire congrue informazioni su alberghi, punti di ristoro, guide, pubblicazioni, per organizzare al meglio la sua vacanza all’insegna della natura e della storia. Il tutto con l’ausilio di postazioni tecnologiche che fino ad oggi i Comuni di Pieve ed Auronzo non hanno potuto certo comprare.

È singolare infine che sul sito della Regione Veneto www.venetograndeguerra.it la descrizione del forte di Monte Ricco a Pieve di Cadore si concluda con queste parole: “All'interno del forte vi è un museo, porta di accesso alle Dolomiti Cadorine”. Speriamo che nessun turista lo abbia finora cercato, perché sarebbe imbarazzante spiegargli che questo per il momento rimane solo un bel sogno cadorino.

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