Rivamonte affollata per il mercatino con cento espositori
RIVAMONTE. La creatività degli hobbysti e degli artigiani, la bravura degli organizzatori, il "calore" della via, la semplicità di un paese come Rivamonte immergono nell'atmosfera natalizia migliaia di persone. Quante di preciso ne ha attirate la settima edizione di Riva Nadal?
Almeno quattromila, forse di più a stare alle navette che da mattina a sera hanno fatto la spola tra Agordo e Rivamonte, alla folla che in più momenti della giornata ha popolato la strada del centro storico del piccolo paese del Poi. Tante, comunque, perché avevano evidentemente un buon motivo per lasciare il divano e la stube di casa o per anteporre Rivamonte ai più gettonati (sulla carta) mercatini dell'Alto Adige. Lungo un chilometro di strada pianeggiante, i volontari appartenenti alle varie associazioni del paese hanno collocato quasi cento espositori. Li hanno accolti, con la collaborazione festosa e generosa dei residenti, nei fienili e sotto i gazebo negli spazi adiacenti la via.
Non hanno proposto un paese di cartapesta, non si sono fatti vedere per quello che non sono. Riva Nadal ha successo perché è reale.
Reali sono i prodotti realizzati con le proprie mani da artigiani e hobbysti discreti, ma bravi, in alcuni casi geniali. Che dalla stoffa, dalla lana, dal legno, dal ferro e da altri materiali sono in grado di tirar fuori elementi unici da collezionare o usare lungo tutto il corso dell'anno. Reali sono le musiche divertenti e irriverenti dei Tirataie, quelle del Trio Latemar, quelle natalizie degli zampognari, quelle coinvolgenti e rimbombanti della banda.
Reale è la lavorazione del latte eseguita nella storica (e ancora funzionante) latteria che testimonia la volontà di tenersi saldi alle radici di un'economia povera e di duro lavoro. Reali sono i bar e i ristoranti che non abbandonano la montagna e colgono al meglio l'occasione per soddisfare una clientela che magari un giorno ritornerà. Reali gli elementi religiosi che riportano al Natale: la messa, il presepio grande e quelli più piccoli allestiti nei pressi delle abitazioni dai nonni e dai nipotini che tengono così viva una bella idea della compianta Daniela Gnech.
Ma reali, soprattutto, sono le persone che hanno percorso, magari più di una volta, la strada da una parte a quell'altra. Per vedere e apprezzare i prodotti esposti, per ammirare la manualità degli artigiani, per tenere fra le mani e assaporare ai chioschi un buon brulè specie quando il sole del mezzogiorno se ne va e lascia spazio al freddo di stagione e alle nuvole rosse del tramonto. Persone che ci mettono una vita a fare il giro perché si incontrano, si salutano, chiacchierano, si fanno gli auguri. Magari è solo retorica, ma magari no.
Gianni Santomaso
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