Roberto Gervaso, penna e aforismi per raccontare l’Italia e gli italiani

MILANO
In uno dei suoi folgoranti aforismi, aveva scritto: “La morte ci fa rinunciare a quello che la vita non ci avrebbe mai dato”. A lui, la vita aveva dato molto, nelle soddisfazioni e anche nella sofferenza.
Malato da tempo, si è spento in ospedale a Milano il giornalista e scrittore Roberto Gervaso. Aveva 82 anni, lascia la moglie Vittoria e la figlia Veronica, giornalista del Tg5. «Sei stato il più grande, colto e ironico scrittore che abbia mai conosciuto. E io ho avuto la fortuna di essere tua figlia. Sono sicura che racconterai i tuoi splendidi aforismi anche lassù. Io ti porterò sempre con me. Addio», sono le parole con cui la figlia ha ricordato su Twitter il padre.
Nato a Roma, cresciuto a Torino, dopo la laurea in Lettere moderne, decide che il suo percorso sarà quello della scrittura e inizia a lavorare al Corriere della Sera, nel 1960, introdotto da Indro Montanelli. Da Milano passa a Roma, ed è qui che svilupperà tutta la sua carriera. Quello con Montanelli è un legame solido, tanto che insieme a lui, tra il 1965 e il 1970, firma sei volumi della Storia d’Italia. Questo non solo gli dà celebrità, ma lo impone all’attenzione del pubblico per la sua capacità di divulgatore. Non è un caso che l’opera vinca il Premio Bancarella.
Negli anni Settanta, lascia il Corriere della Sera; da allora avrà collaborazioni con altri giornali, lavorando in radio e in televisione. Il talento di divulgatore lo spinge invece sulla via della scrittura: firma una serie di biografie storiche che hanno come protagonisti, tra gli altri, Cagliostro (ancora un Bancarella), Nerone, Casanova, i Borgia. Pubblica un galateo erotico e un galateo sentimentale, mentre sempre più si affermano i suoi fulminanti aforismi, con i quali ritrae l’Italia, gli italiani e incornicia i costumi dei connazionali. Ne ha pubblicati oltre 20 mila, uscivano ogni lunedì sul Giornale: ieri, alla notizia della sua morte, i social ne sono stati letteralmente invasi.
Il pubblico lo amava per il suo tratto elegante, per la vastissima cultura che sapeva trasmettere con parole chiare e appassionate; era una figura inconfondibile, anche per il suo look: possedeva centinaia di papillon, e non si presentava mai senza. Come commentatore politico, per dieci anni dal 1996, ha condotto su Rete 4 la trasmissione “Peste e Corna e... Gocce di storia”, striscia mattutina quotidiana; è stato collaboratore di Mattino di Napoli, Messaggero e Gazzettino.
Negli ultimi anni, aveva raccontato la sua dura lotta contro la depressione.
Vasto il cordoglio, tantissimi i messaggi. Il presidente Sergio Mattarella ha inviato alla moglie e alla figlia le sue condoglianze, ricordandolo come «uomo di finissima cultura, protagonista, per lunghi anni, del giornalismo e della vita culturale del nostro Paese». —
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