Tre opere alla settimana, vi sveliamo i segreti del museo Fulcis di Belluno

Primo appuntamento con la Madonna Barbarigo, l’opera che Tiziano Vecellio tenne in casa fino alla morte

BELLUNO. Palazzo Fulcis, il nuovo museo civico di Belluno, è un luogo ricco di storie. Ogni stanza racconta le vicende di una famiglia che fu tra le più importanti della città e quindi, di riflesso, conserva e oggi ripropone la memoria di quel tempo. La trasformazione del Fulcis da dimora a museo, inoltre, ha portato nel palazzo delle voci narranti: le opere della collezione artistica cittadina. Ciascuna di esse ha una storia, porta il testimone dell’epoca in cui fu creata, dell’artista che la compose e dei collezionisti che la custodirono fino al momento in cui diventò patrimonio dei bellunesi.

Dentro le sale di palazzo Fulcis, il nuovo museo di Belluno

In omaggio al nuovo museo, nel suo primo mese di apertura ricco di iniziative, il Corriere delle Alpi racconterà dal mercoledì al venerdì i segreti di alcune delle sue opere più interessanti con una rubrica realizzata grazie all’aiuto di Denis Ton, il conservatore del museo civico.

In questa “prima puntata”, tuttavia, è doveroso partire dall’ospite d’onore del Fulcis, la Madonna Barbarigo di Tiziano, esposta a Belluno fino al primo maggio insieme a due tele che rappresentano il medesimo soggetto, una di Tiziano e l’altra di bottega. I prestiti dell’Ermitage di San Pietroburgo, del Museo delle belle arti di Budapest e degli Uffizi di Firenze sono stati possibili grazie al progetto stesso: costruire un’occasione di approfondimento scientifico di uno dei soggetti più replicati e fortunati di Tiziano, un momento di studio che diventa interessante anche per le istituzioni prestatrici.

La Madonna Barbarigo dell’Ermitage.Racconta Irina Artemieva, curatrice della sezione veneta dell’Ermitage, che lo zar Nicola I rimase deluso quando furono aperte le casse della collezione Barbarigo, acquistata al completo nel 1850 e trasportata da Venezia a Pietroburgo a bordo del battello Oriol. Gran parte delle opere si trovava in un cattivo stato di conservazione e molte attribuzioni apparivano dubbie, tanto che alcune di esse furono messe all’asta cinque anni dopo, ma il direttore dell’Ermitage (il pittore di origini italiane Fëdor Antonovic Bruni) riconobbe in alcune tele di Tiziano, tra le quali la Madonna con bambino e Maria Maddalena, “l’acquisto che giustificava la somma pagata per l’intera galleria Barbarigo”. Quelle opere furono tra le più care a Tiziano che le tenne con sè, nella casa veneziana di Calle dei Biri fino alla sua morte nel 1576 e fu il figlio Pomponio a venderle ai Barbarigo.

Migliaia di persone per l'apertura di Palazzo Fulcis

A San Pietroburgo la Madonna con bambino subì subito un primo restauro, insieme agli altri capolavori di Tiziano, ma l’usanza del tempo prevedeva uno strato di vernice gialla “museale” che coprì per lungo tempo le bellezze del quadro. Di recente l’Ermitage ha compiuto un nuovo restauro, completato nel 2016 dopo due anni di lavoro, grazie al quale la Madonna Barbarigo è stata restituita ai suoi originali colori e gli studiosi sono stati in grado di scoprire le caratteristiche del dipinto e comprendere le ragioni del suo successo.

«Esistono almeno dodici varianti e repliche della Madonna con bambino e santo di Tiziano», spiega Denis Ton, «e gli esperti si dividono su quale sia stata la prima ad essere dipinta da Tiziano. Secondo Irina Artemieva fu la Madonna Barbarigo ad ispirare tutte le altre, ma questa teoria non è unanime e la mostra allestita al Fulcis, dove mettiamo a confronto i tre quadri, vuole offrire agli studiosi un’occasione per capire le possibili differenze, gli interventi e le interpretazioni della bottega, oltre a ricostruirne la scansione cronologica».

I capolavori della collezione di Palazzo Fulcis

Dopo oltre 160 anni, dunque, uno dei capolavori più importanti di Tiziano torna in Italia, nella sua terra natale.

L’auspicio è che la mostra dedicata a Tiziano sia solo il primo grande evento ospitato dal Fulcis e in questa direzione si sta lavorando, ben sapendo che per ottenere prestiti importanti dagli altri musei servono tempo e denaro, oltre a progetti scientifici convincenti.

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