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L’archivio della Memoria

Un progetto europeo recupera le foto storiche tra Alto Adige e Tirolo per dare loro vita nuova attraverso app, archivi digitali e opere d’arte a portata di smart phone

Alla fine dell’Ottocento, il chimico e saggista Rodolfo Namias, pioniere della storia della fotografia e fondatore della rivista Progresso Fotografico, affermò che “una fotografia ben eseguita è un documento al quale i posteri potranno ricorrere per imparare la storia fotografata, che non mente perché è la luce che l’ha scritta sulla lastra”.

Di anno in anno, questa luce ha inciso la nostra memoria e oggi, attraverso la digitalizzazione, può uscire dagli archivi per avere una seconda vita grazie alla condivisione gratuita, alle mostre virtuali, alle app e agli NFT. È quello che sta avvenendo a Bolzano e a Lienz, in Austria, grazie al progetto Interreg “Argento vivo. Fotografia patrimonio culturale.

Uno degli obiettivi del progetto Argento Vivo, conclusosi nel 2019, è stato quello di digitalizzare e rendere disponibile il patrimonio fotografico in possesso dei quattro partner principali: l’Archivio Tirolese per la Documentazione e l'Arte Fotografica (TAP), la città di Brunico, l’Ufficio Film e Media e la Ripartizione musei della Provincia Autonoma di Bolzano, proprietaria dal 2000 anche del ricco patrimonio iconografico dell’atelier di Hermann Waldmüller.

Fino alla sua chiusura nel 1986, i Waldmüller erano un’istituzione cittadina. Già dalla fine dell’Ottocento, era consuetudine per le scolaresche di Bolzano recarsi presso lo studio per la foto di classe. Anna, una delle figlie di Hermann, sistemava i bambini in file ordinate davanti all’obiettivo della macchina del padre.

Il solo patrimonio fotografico dell’ex atelier Waldmüller conta 12.000 scatti digitalizzati nell’ambito del progetto, ma scendendo nei sotterranei del palazzo della Provincia nel centro del capoluogo altoatesino, si scopre che il "tesoro" dell’Ufficio Film e Media consiste in circa 300.000 immagini tra positivi e negativi.

Il tempo e l'immagine. L'archivio trasformato © Claudia Corrent

Tutte le immagini raccolte e digitalizzate nel periodo di attività del progetto - tra il 2017 e il 2019 - sono disponibili con i relativi metadati con licenza Creative Common BY sul portale di "Argento vivo".

La responsabile dell’archivio filmico e fotografico dell’ufficio della Provincia, Marlene Huber, maneggia con cura i negativi in vetro che ritraggono donne dai corsetti stretti e dalle ampie

gonne, estraendoli con maniacale attenzione dagli scaffali. «Siamo in possesso del fondo Waldmüller da molto tempo - spiega la Huber - ma sino all’inizio del progetto "Argento vivo" avevamo fatto solo digitalizzazioni ad hoc senza una strategia completa. Grazie ai fondi europei abbiamo lavorato con dei giovani che si sono appassionati alle foto storiche e lavoravano da noi quasi come in una catena di montaggio».

Oltre alla digitalizzazione, grazie ai 670mila euro stanziati dal FESR (Fondo Europeo Sviluppo Regionale), è stato possibile organizzare cinque workshop aperti al pubblico e tenuti da esperti di diverse nazionalità.

Waldmüller brothers, © Claudia Chieppa

Le foto d’epoca sono anche l’occasione per un tuffo nel passato attraverso l’app Timetrip Pics, sviluppata grazie ai fondi europei dal team di "Argento vivo". Oltre agli impieghi classici delle immagini in musei, mostre o libri, infatti, la sfida dei quattro partner del progetto è stata quella di trovare modi innovativi di presentare al pubblico le fotografie storiche. Completandole con panoramiche a 360° o alla visualizzazione in timeline, ogni smartphone riconosce i luoghi inquadrati e restituisce le sembianze che avevano un tempo grazie alle immagini d’archivio.

«Oltre all’app, il progetto ha anche allestito due mostre virtuali che erano qualcosa di relativamente nuovo all’epoca, almeno per gli archivi delle regioni del Tirolo e dell’Alto Adige» spiega Martin Kofler, direttore del TAP di Lienz, partner capofila del progetto. Le mostre in questione - disponibili sul portale "Argento vivo" - riguardano l’archivio fotografico della famiglia Kneußl, i cui scatti vanno dagli anni ’80 dell’Ottocento agli anni ’60 del Novecento, e la mostra "Pista! - Impressioni fotografiche sulla pratica dello sci in Tirolo, Alto Adige e Trentino, 1913-1997".

La scelta del team di "Argento vivo" di mettere le fotografie storiche in condivisione gratuitamente tramite le licenze creative commons si inserisce in una corrente di pensiero che risale ai primi anni 2000, quando fu sviluppata la prima versione di queste licenze. «Da un lato ci sono le foto che vengono pagate 200 euro per poter essere utilizzate una volta sola – aggiunge Martin Kofler - Dall’altro ci sono altre correnti di pensiero, di cui un esponente è il portale Europeana, che riunisce contenuti digitalizzati relativi al patrimonio culturale europeo e che ritiene necessario restituire alle persone gratuitamente il tesoro rappresentato dalle fotografie storiche».

Martin Kofler, © Claudia Chieppa

Le foto dei bisnonni o le vecchie Polaroid contenute nelle scatole da scarpe in soffitta non solo tornano fruibili ma possono diventare nuove opere d’arte. Si pensi alle potenzialità che si aprono di fronte agli NFT, un campo ancora tutto da scrivere e che dimostra come il futuro, per realizzarsi, debba affondare le sue radici nel passato lontano.

 

Claudia Chieppa & Clarisse Portevin

 

Questo articolo è realizzato nell’ambito del concorso Union Is Strength, organizzato da sé Slate.fr con il sostegno finanziario dell’Unione europea. L’articolo riflette il punto di vista dei suoi autori e la Commissione Europea non può essere ritenuta responsabile del suo contenuto o del suo uso.

 

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