Il Fisco mette in regola la prostituzione con un codice Ateco apposta: cosa cambia (e cosa c’è di vero)
La decisione ha creato non poche polemiche con l’Istat costretto a intervenire per fare chiarezza. I comitati: «Non è chiaro se l’organizzazione del sex work sarà automaticamente legale»

La prostituzione, che in Italia a certe condizioni è legale, ora ha un codice Ateco dedicato: 96.99.92. Si tratta di "servizi di incontro ed eventi simili". Si trova dopo i tatuaggi e prima dell'organizzazione di feste e cerimonie, nel lungo elenco di codici che l'Istat ha stilato. I codici Ateco servono a identificare le imprese e le partite Iva, chiarendo al Fisco quali attività svolgono. Il nuovo elenco è entrato in vigore all'inizio dell'anno, ma è stato ufficialmente adottato ufficialmente solo dal 1° aprile. È una semplificazione importante per chi pratica questa attività, ma ci sono aspetti che sembravano andare contro le leggi italiane sulla prostituzione, fino a quando l'Istat non ha diffuso un chiarimento.
Il dettaglio elenca "attività connesse alla vita sociale, ad esempio accompagnatori e di accompagnatrici (escort)", le agenzie "di incontro e matrimoniali" e poi la "fornitura o organizzazione di servizi sessuali", l'organizzazione di "eventi di prostituzione o gestione di locali di prostituzione", e l'organizzazione di "incontri e altre attività di speed networking".
Ateco 2025 è il risultato di un processo di revisione coordinato dall'Istat, iniziato nel 2018, che rappresenta la versione nazionale della classificazione europea delle attività economiche e rappresenta le peculiarità del sistema produttivo nazionale.
La precisazione dell'Istat
"L'implementazione della classificazione Ateco 2025 a livello nazionale riguarderà solo gli operatori economici residenti che svolgono attività legali, come nel caso del codice 96.99.92 in cui rientrano, ad esempio, le seguenti attività: le agenzie matrimoniali e quelle di speed dating". Lo precisa l'Istat dopo l'inserimento tra i nuovi codici Ateco di attività tra cui i servizi di prostitute, accompagnatori ed escort.
L'Istat ricorda che, "a seguito dell'entrata in vigore dal 1 gennaio della nuova classificazione delle attività economiche Ateco 2025 - coordinata a livello nazionale assieme ad Agenzia delle Entrate e Camere di Commercio per gli ambiti di rispettiva competenza - è stato recepito dalla classificazione statistica europea delle attività economiche denominata Nace Rev. 2.1 il codice 96.99 "Altre attività di servizi alla persona n.c.a".
La descrizione di questo codice definita a livello europeo riporta, tra le altre, anche le attività: "provision or arrangement of sexual services, organisation of prostitution events or operation of prostitution establishments". Le stesse erano già incluse nella classificazione europea precedente nell'ambito del codice 96.09, in vigore a partire dal 2008 al 2024, sebbene non in modo cosi' esplicito come nell'aggiornamento da cui l'Ateco 2025 deriva.
Istat precisa che la "classificazione statistica delle attività economiche definita a livello comunitario può includere oltre alle attività legali anche quelle non legali al fine di garantire l'esaustività della classificazione e la piena comparabilità dei dati tra Paesi dell'Ue, indipendentemente dal loro regime normativo". La stima "delle attività illegali", richiesta nell'ambito dei Sistema dei conti nazionali e regionali dell'Unione europea, "verrà effettuata dall'Istat esclusivamente nell'ambito dei Conti Nazionali utilizzando metodi di stima indiretti".
I rischi
Il pericolo è che i nuovi codici Ateco possano essere in conflitto con le leggi in materia, rischiando di regolarizzare dal punto di vista fiscale una serie di attività che costituiscono reato. La nuova classificazione, infatti, regolarizza non solo l'attività di chi si prostituisce ma anche l'organizzazione di servizi sessuali, l’organizzazione di eventi e la gestione di locali di prostituzione, attività che si configurano come reato di sfruttamento della prostituzione con reclusione da quattro a otto anni e una multa da 5mila a 25mila euro.
Le reazioni
Solo doveri e nessuna tutela. Sono queste le prime reazioni che arrivano dai comitati e dalle associazioni. Tra le prime a commentare la notizia c’è Pia Covre, attivista pordenonese, che sulla pagina Facebook “Comitato per i diritti civili delle prostitute” ha spiegato come sia ancora poco chiaro se «per effetto di questa decisione in futuro il favoreggiamento e organizzazione del sex work saranno automaticamente legali».

L’attivista pordenonese nel 1982, insieme a Carla Corso e ad altre colleghe, ha fondato il Comitato per i diritti civili delle prostitute (CDCP), al fine di dare aiuto «alle persone prostitute», riconoscere il mestiere di prostituta e abolire il reato di favoreggiamento della prostituzione, modificando alcuni articoli della legge Merlin al fine di permettere le cooperative di lavoratrici sessuali. Il comitato undici anni fa, nel 2004, ha ottenuto l'iscrizione all'anagrafe delle Onlus
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