Arpav mette in guardia gli escursionisti: «Pericolo valanghe marcato»

Il nivologo Renato Zasso  preoccupato per la presenza di cumuli di neve causati dal forte vento in quota: «Sono instabili, necessario un comportamento prudente»

Uno scatto dalle piste del Col Gallina
Uno scatto dalle piste del Col Gallina

Un messaggio a escursionisti e scialpinisti che salgono in quota: «Fate attenzione ai depositi di neve ventata». L’allarme è di Renato Zasso, nivologo, previsore valanghe del Centro Arpav di Arabba. «Sulle Dolomiti il pericolo di valanghe è marcato (grado 3)», riferisce Zasso. «E questo perché i venti da forti a molto forti hanno ridistribuito il manto, da 40 cm oltre i 1900 metri, tra i 10 ed i 20 cm sopra i 1500, favorendo la formazione di nuovi accumuli di neve appunto ventata, quindi mobile».

In effetti, le aree esposte alle raffiche mostrano forte erosione, con superfici quasi prive di neve, al contempo le aree sottovento possono ospitare depositi anche di spessori importanti. Zasso raccomanda di tenere conto che «i nuovi accumuli sono instabili e possono staccarsi già con debole sovraccarico (passaggio di singolo sciatore) e provocare valanghe di medie dimensioni».

I luoghi più pericolosi sono i ripidi canali sottovento, in particolare quelli all’ombra, come in prossimità di vette e forcelle dove occorre far attenzione anche alle cornici da vento. Se sulle Dolomiti il rischio valanghe è di grado 3), nelle Prealpi non è assente, ma moderato (grado 2). «La neve si presenta a macchia di leopardo e quindi bisogna stare attenti a non farsi ingannare dal fatto che in un posto troviamo poca neve, perché nelle vicinanze ce ne può essere accumulata».

I depositi portati dal vento possono essere molto instabili e si possono staccare al passaggio anche di un singolo sciatore. «Alla luce della situazione attuale e delle previsioni, è fondamentale adottare un comportamento prudente», raccomanda Zasso, «prestando particolare attenzione ai lastroni da vento che devono essere aggirati con estrema attenzione e alla possibilità di scaricamenti spontanei di neve a debole coesione, specie alla base delle pareti rocciose». 

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