Odio e insulti per Gino Cecchettin: «Ma io li abbraccio, incontriamoci»
La nomina del papà di Giulia a presidente dell’Osservatorio regionale contro la violenza di genere scatena gli haters. «Vorrei provare a spiegare loro che non esiste un padre in grado di speculare sulla pelle della propria figlia»

Esiste la parola per definire una donna che perde il marito, e ce n’è una anche per i figli che perdono un padre o una madre.
Ma non esiste una parola per definire un genitore che perde un figlio: tanto è un concetto tabù nella nostra cultura, da non trovare un’unità lessicale specifica.
Ma questo è il tempo dei social network, dove anche i limiti più impensabili vengono superati con un clic.
Vanno ascritte a questo contesto le offese che continuano a piombare all’indirizzo di Gino Cecchettin, un padre che ha perso la figlia ventiduenne Giulia in una circostanza drammatica, di violenza e sopraffazione.
Negli ultimi due anni è già successo più volte ma martedì scorso, con la sua nomina a presidente dell’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, le carogne del web sono tornate a colpire.
Per toccare il baratro umano basta addentrarsi nei commenti giunti come reazione al post di Luca Zaia.

Il presidente della Regione Veneto, attraverso il suo profilo Facebook, ha dato conto dell’importante nomina appena ratificata dal Consiglio regionale. E dunque si tratta di un contesto istituzionale. Ma nonostante questo sono in molti a vomitare odio e fandonie. Eccole quindi le parole assassine, buttate contro una persona sofferente con la facilità con cui si getta una cartaccia nel cestino.
Diego C.: «Come speculare sulla morte di una figlia». E ben 45 utenti di Facebook mettono “mi piace”.
Danilo P.: «Scelta sbagliata, famiglia sbagliata». Altri 57 “mi piace”.
Viviana S.: «Non si è nemmeno accorto di quello che stava accadendo a casa sua».
Il post di Zaia ha avuto 4.200 “mi piace” e quasi 200 condivisioni, dunque è una notizia che ha fatto discutere il popolo del web. Certo, nessuno poteva immaginare che la maggior parte dei commenti potessero essere di questo tenore.
Carla M.: «Con questo personaggio siamo in una botte di ferro... Vorrei sapere che competenza ha, dato che non è stato capace di aiutare sua figlia nonostante parecchi segnali di disagio. Mai piaciuto, ambiguo e abile speculatore, c’è bisogno di ben altro».
La lavagna virtuale della vergogna procede su questo tenore. Emanuele L.: «Uno che non ha mai capito nemmeno i problemi che aveva in casa?».
Alex C.: «L’uomo che non si accorse che sua figlia era maltrattata?».
Elisa D.S.: «Ma non ha un lavoro e un’altra figlia? Quanti soldi e pubblicità si vuole fare?».
Marisa P.: «Preferisco non parlare... ma con tutti i personaggi buoni».
Gino Cecchettin se li è letti tutti.
«A me dispiace. Abbraccerei tutte queste persone. Vorrei incontrarle, per provare a spiegare loro che non esiste un padre in grado di speculare sulla pelle della propria figlia».
Il papà di Giulia trova un momento per rispondere dopo una giornata intera trascorsa a incontrare ragazzi e ragazze, prima al liceo Da Vinci di Trento e poi anche all’Università. Ormai la sua vita è questo: andare in giro e portare un messaggio. Ed è la forza di un padre che prova a rialzarsi, che trova una ragione per andare avanti. Nonostante tutto.
«La responsabile di un centro antiviolenza oggi mi ha detto: ti ringraziamo, perché grazie a te e Giulia c’è un prima e un dopo. Sostiene che le chiamate a questi centri siano aumentate grazie a noi. Quindi, quando mi dicono che dovrei vivere il lutto in silenzio io rispondo no: bisogna parlare, perché quei numeri in più sono vite salve».
Gino Cecchettin e la figlia Elena hanno ricevuto insulti anche verso la fine del 2023. Il loro avvocato, Stefano Tigani, in quel frangente decise di non lasciare perdere e portò un malloppone di messaggi vergognosi alla Polizia postale.
«Gli accertamenti dovrebbero essere ancora in corso», conferma il legale, che però assicura di non voler cercare la ribalta con questo argomento. Quanta dignità nella postura pubblica della famiglia Cecchettin.
Nel mondo in cui chi più strilla più viene ascoltato, questo papà amputato e i suoi familiari ha trovato il modo di arrivare forte e chiaro con la pacatezza. «Rispondo a chi mi accusa sostenendo l’importanza del volontariato», continua Cecchettin. «Ci sono tante persone che donano il proprio tempo, ora lo faccio anche io. Ho scoperto questo mondo da poco ma penso che avrebbe tanto bisogno di nuove energie. Invece di perdere tempo a criticare gli altri, date un aiuto concreto. Lo dico davvero senza cattiveria».
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