Libri d’epoca spariti, antiquario di Gorizia condannato
Pena di un anno a Federico Ossola a cui il barone veneto Bianchi aveva affidato il compito di vendere migliaia di volumi dell’800
Il valore di quegli 890 libri antichi non restituiti al legittimo proprietario è stato quantificato in 52.813 euro. Importo che dovrà essere pagato, oltre a 600 euro di multa e alle spese processuali, entro 150 giorni rispetto alla sentenza definitiva. La pena stabilita dal Tribunale è stata di un anno, a fronte del reato di appropriazione indebita, aggravato dall’abuso di prestazione d’opera e dalla rilevante gravità del danno causato.
La condanna del Tribunale
Sta in questi termini la condanna pronunciata dal giudice monocratico del Tribunale di Gorizia Marcello Coppari, nei confronti dell’antiquario goriziano Federico Ossola, 62 anni. Parte offesa il barone Federico Bianchi, 75 anni, che al professionista, esperto di beni antichi, aveva affidato il suo patrimonio affinché ne curasse la vendita. Il barone, discendente del Feldmaresciallo Federico Vincenzo Bianchi, duca di Casalanza, nato a Vienna nel 1768, aveva ereditato l’omonima Villa Bianchi, dimora di inizio Settecento situata a Mogliano Veneto, che annoverava un’imponente biblioteca con pareti tappezzate di volumi storici, per un totale di circa 3.500 pubblicazioni. Quando Bianchi decise di vendere la villa, s’era posta l’esigenza liberare la biblioteca privata dai volumi, non certo trasferibili a Vienna, scelta come città in cui trascorrere la maggior parte dell’anno, alternando periodi di permanenza a Gorizia. Da qui la scelta di un’alienazione parziale, consistente in 2.666 libri.
L’accordo tra Ossola e Bianchi
È stato a quel punto che Bianchi s’è rivolto ad Ossola per la vendita a terzi. In base all’accordo stabilito, l’esperto antiquario avrebbe ricevuto il consistente compendio librario attraverso la consegna di 115 cartoni, a Monastier di Treviso. Il ritiro era avvenuto il 3 ottobre 2015. Tutto pattuito ed eseguito, dunque, secondo quanto concordato. A Bianchi pertanto non restava che attendere il completamento dell’operazione di vendita. Sicuramente complessa, e quindi lunga, la collocazione dei preziosi libri sul mercato per un settore soggetto a innumerevoli variabili, vista la necessità di fare le valutazioni economiche sulla base di specifici criteri, come la datazione e la tipologia dei temi trattati.
La rottura dei rapporti
Bianchi aveva mantenuto contatti costanti con Ossola per essere aggiornato sull’andamento delle vendite, senza però avere risposte esaustive. Nel 2018 aveva intensificato l’acquisizione di notizie in tal senso, rimanendo tuttavia all’oscuro dello stato della situazione. A quel punto Bianchi s’era risolto a inoltrare al professionista un’intimazione ai fini della restituzione dei volumi, compreso il ricavato di eventuali vendite. Ma non ebbe riscontro, motivo per cui, nell’aprile del 2019 si era rivolto ai carabinieri per sporgere denuncia. Ai militari Bianchi aveva consegnato anche una chiavetta usb contenente le foto ritraenti il frontespizio e la prima pagina di ciascun libro, a documentare tutti i 2.666 volumi che erano stati consegnati al professionista. Nel frattempo, nel dicembre successivo, aveva inoltrato una raccomandata per la «restituzione incondizionata» dei volumi ancora a disposizione di Ossola.
La disputa giudiziaria
Nell’ambito delle indagini era quindi scattato il sequestro dei libri posseduti dal professionista, risultati in numero inferiore, ossia 1.776, rispetto ai quali il pubblico ministero aveva disposto una perizia, affidata ad un archivista di Stato, ai fini della valutazione. Il perito aveva stabilito che almeno la metà delle pubblicazioni risaliva in epoca antecedente al 1831, quantificando il valore complessivo in 105.398 euro, un calcolo basato su parametri convenzionali, al netto quindi delle possibili diverse quotazioni sul mercato. Completate le verifiche, i libri erano stati restituiti al proprietario in 64 cartoni. All’appello, dunque, mancavano 890 volumi, per il valore stimato in 52.813 euro, costituente il danno materiale disposto in sentenza a titolo di risarcimento. Nel corso della discussione finale, il pm aveva richiesto una pena di 2 anni e 8 mesi, oltre ad una multa di 3 mila euro. A rappresentare Ossola sono stati gli avvocati Dario Obizzi e Giuliano Lucigrai; per Bianchi, parte offesa, c’era l’avvocato Livio Lippi. —
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