Le telefonate ai più bisognosi: «Pronto, sono Papa Francesco»
La chiamata alla mamma che ha perso il figlio e al bimbo che gli aveva scritto, l’aiuto al senzatetto e alla donna derubata. La madre: «All’inizio pensavo di aver sentito male, poi ho capito che era davvero lui. È stata una grande emozione»

Chi ha sentito la Sua voce, l’accento straniero appena accennato, il tono tenue e l’inflessione dolce e premurosa, di certo non la dimenticherà facilmente. Fabio Rizzi, è uno di questi. Il suo telefono ha squillato, una mattina di novembre, e quando ha risposto, una voce dall’altra parte gli ha chiesto se era proprio lui, perché in linea, che voleva parlargli, c’era il Pontefice.
Suo figlio, che allora aveva sette anni, aveva scritto una lettera al Papa, dicendo che il padre lavorava le festività, e lui non lo vedeva abbastanza. Bergoglio, si era commosso, tanto da promettere al papà, che avrebbe fatto qualcosa per risolvere la situazione degli “schiavi del commercio”.
«Non dimenticherò quella voce» ha scritto lunedì il padre su Facebook. E per mantenere vivo il ricordo del Pontefice, ha chiesto a tutti i cittadini di Venezia di accendere un lume nelle terrazze fino al giorno del funerale, per ricordare il Papa che aveva appoggiato la battaglia sociale. C’è stato un altro momento, in cui Papa Francesco, appena eletto, ha voluto rompere le barriere che dividono lo Stato del Vaticano dalla vita della gente.
Un giorno di ottobre, da poco al soglio pontificio, ha ricevuto la lettera di un senzatetto di Marghera, il quale gli diceva che anche lui era argentino, e aveva bisogno di aiuto. Don Nandino Capovilla, ricevette una lettera, che conserva: «Era un biglietto del Vaticano, diceva che il Papa voleva dare 200 euro a quell’uomo, e con un giro di parole, spiegava che il denaro era proprio per lui, che non me lo tenessi».
Racconta: «Quella è stata la prima volta, poi ci siamo abituati. Ma non era normale, io stesso non ci credevo, perché si era fidato di una persona che poteva anche aver mentito, millantare denaro e dire “sono povero dammi dei soldi”. È stata questa attenzione alla singola persona, questa cura pazzesca che aveva».
Nello stesso periodo, una donna mestrina derubata in autobus mentre accompagnava il marito all’ospedale dell’Angelo, aveva deciso di scrivergli. Per sfogarsi. Le erano stati portati via 50 euro che le servivano per le cure.
Qualche settimana dopo, al parroco dei santi Gervasio e Protasio, don Gianni Antoniazzi, fu consegnata dal postino una busta delle Tesoreria vaticana. Conteneva un assegno per quella anziana, un risarcimento per il torto subito.
Il parroco lo comunicò nel bollettino del 13 ottobre 2013 (oggi storia), raccontando l’episodio alla comunità. E domandandosi: «Ora tutti chiederanno soccorso al Papa?». Bergoglio aveva donato 4 volte tanto, come Zaccheo nel Vangelo di Luca.
«Quest’uomo, col suo modo di fare, sta persuadendo vicini e lontani» scriveva allora don Gianni, che oggi ricorda ancora la missiva. Dal 2013, Papa Francesco, non ha mai smesso di chiamare il suo gregge, nel momento del bisogno. «Nella sua voce ho sentito tutto il mio dolore e il conforto di un padre».
È ancora nitido il ricordo della telefonata di papa Francesco che Susanna Ferro, la mamma di Gianluca Boscolo Biello, il ragazzo vinto da un sarcoma di Ewing a 18 anni, ha ricevuto il 4 febbraio 2021, a pochi giorni dalla morte del figlio. Erano le 12.40.
Susanna stava preparando qualcosa per pranzo per lei, il marito Maurizio e la figlia Valeria nella casa di Valli quando suona il cellulare. Risponde e sente una voce che dice: «Sei Susanna, la mamma di Gianluca? Sono papa Francesco».
Il pontefice era stato avvertito da una parrocchiana di Conche originaria dell’Argentina, delle gravissime condizioni di salute di Gianluca. Avrebbe voluto inviare un pensiero speciale al ragazzo, ma la situazione era precipitata e così il Papa aveva deciso di telefonare alla mamma, per una parola di conforto nel buio di quei giorni difficilissimi.
«Fu un’emozione fortissima. All’inizio pensavo di aver capito male, poi ho realizzato che era davvero Papa Francesco. Mi sono seduta, mio marito si è preso la testa fra le mani piangendo e mia figlia ha registrato la telefonata così che ci rimanesse il ricordo. Oggi siamo tutti addolorati dalla scomparsa di questo grande uomo. Papa Francesco aveva l’amore di un papà, di un nonno verso tutti noi.
L’ho percepito in quella telefonata, quando gli ho detto che Gianluca non era più con noi, nella sua voce ho sentito il dolore, nelle sue parole il conforto per una mamma che piange il figlio. Ha saputo stare vicino e dare conforto a tutti, anche a persone “normali”, come noi, che devono affrontare dei dolori inimmaginabili e inspiegabili aiutandoci a cercare un perché». Gianluca aveva scoperto il sarcoma solo otto mesi prima.
«Papa Francesco mi ha detto che sapeva quanto Gianluca fosse amato, quanto fosse altruista», ricorda la signora Ferro, «Mi ha detto che ha pregato per lui e per noi e che ancora lo faceva e chiedeva la nostra preghiera per lui».
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