Seguita e stuprata in casa a undici anni: arrestato il presunto violentatore

L’orrore in pieno giorno a Mestre. I carabinieri hanno bloccato Massimiliano Mulas, 45 anni, poche ore dopo la violenza e ora si trova in carcere. Nella sua vita diversi precedenti simili

Roberta De Rossi, Giacomo Costa
Una ragazza rannicchiata su se stessa in un'immagine simbolica sulla violenza alle donne
Una ragazza rannicchiata su se stessa in un'immagine simbolica sulla violenza alle donne

Una bambina di 11 anni è stata stuprata da un uomo di 45 anni: lui l’ha prima seguita per strada, poi aggredita e violentata in casa.

Accusato di aver violato e traumatizzato una bambina - come altro chiamare una giovanissima donna che si sta affacciando alla pubertà? - è un italiano nato in Germania, senza fissa dimora, che nella sua vita si è mosso tra Mestre (dove forse era giunto da pochi giorni), Cuneo, Perugia, la Sardegna.

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Si chiama Massimiliano Mulas - la legge lo vuole innocente fino a sentenza definitiva - ma la sua vita errante è già stata costellata da altre accuse e processi per stupro: anche a Padova.

Cosa è successo 

È stato arrestato nella notte di venerdì dai carabinieri di Mestre e ora sta attendendo in una cella del carcere di Santa Maria Maggiore (in isolamento, sotto stretta sorveglianza) che domani il giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza decida se convalidarne l’arresto e se debba o meno restare in carcere. L’uomo potrà avvalersi della facoltà di non rispondere. La pubblico ministero Anna Andreatta accusa Mulas di violenza sessuale aggravata dalla giovanissima età della vittima e ha chiesto al giudice che l’uomo resti in carcere.

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Un corridoio del Tribunale di Venezia

Una brutalità inenarrabile, quella della quale sarà chiamato a rispondere: una violenza che non racconteremo nei dettagli. Né daremo indicazioni precise su dove è avvenuta, per cercare di proteggere al massimo l’anonimato di questa giovanissima vittima.

L’uomo attacca in un giovedì pomeriggio ancora chiaro di sole, che illuminava i passi di questa ragazza che inizia a sperimentare l’ebbrezza di sentirsi “grande”, finalmente libera di muoversi da sola tra scuola, la palestra, casa. Quando si può, quando ancora è giorno. Non sono neppure le 18: cosa può mai accadere?

È una ragazzina attenta, sveglia, avvisata a stare all’erta: e, infatti, si accorge subito che qualcosa non va come dovrebbe andare. Si sente osservata. Chiama un’amica al telefono e le dice che c’è un uomo che la segue: stanno al cellulare per darsi sicurezza, come fanno molte ragazze e donne anche ben più grandi di lei, quando si sentono in pericolo. Una voce amica pronta a dare l’allarme, se accade qualcosa.

La giovane è appena uscita dalla palestra e prende un mezzo pubblico per tornare a casa. Anche lui sale a bordo.

L’ha incontrata per caso o la seguiva da giorni e ne conosceva le abitudini? Quel che è accaduto dopo farebbe propendere per questa seconda ipotesi: lo stupratore ha agito con la sicurezza di non trovare adulti sulla sua strada.

L’assalto 

Arrivata finalmente a casa, lei ha già le chiavi in mano: la immaginiamo tesa, vuole solo chiudersi il portone di casa alle spalle per sentirsi al sicuro. E, invece, è proprio allora che scatta l’orrore assoluto: lui si materializza alle sue spalle, la spinge con forza dentro casa, chiude la porta. Sembra che sappia che nell’abitazione non c’è nessun altro: ed è l’inferno dello stupro.

Lei riesce a lanciare appena un urlo: nel frastuono di giardini e case piene di bambini e ragazzi, nessuno la sente. Ma l’amica quel grido lo coglie: telefona subito ai genitori ed è la madre che - mentre corre a casa - avvisa i carabinieri. Scoprendo, così, la devastazione che si è compiuta, di una giovanissima vita violata.

La corsa in ospedale, l’amore disperato della famiglia, l’attenzione professionale di una psicologa che non la lascerà mai sola, per ore, quando venerdì la ragazza dovrà mettere a verbale l’orrore del quale è rimasta vittima.

L’uomo intanto si è allontanato. È lucido nel suoi movimenti: prende un treno per Padova, va in un negozio vicino alla stazione, compra degli abiti nuovi, si cambia, getta via quelli che aveva prima addosso e torna a Mestre.

I carabinieri lo arrestano

Nel frattempo, però, i carabinieri sono già sulle sue tracce: ne hanno ricostruito i movimenti anche attraverso le telecamere di sicurezza e sono convinti di andare a colpo sicuro quando lo arrestano, intercettandolo nelle strade attorno alla stazione di Mestre. Un tatuaggio, in particolare, sarebbe diventato il segno distintivo a suo carico.

Così Massimiliano Mulas è finito in carcere accusato di violenza aggravata dalla giovanissima età della vittima: per la Procura è stato lui a violentare la piccola donna.

E lo avrebbe fatto seguendo un agire che gli è ben noto: le cronache raccontano che nel 2007 era stato condannato dal Tribunale di Padova con l’accusa di aver violentato due studentesse universitarie a distanza di pochi giorni, una minacciandola con un coltello.

Nel 2002 era stato accusato di tentata violenza sessuale messa in atto ai danni di una turista in vacanza a Cavalese, in Trentino.

Del 1998 la prima denuncia per tentata estorsione: aveva fatto trovare a una ragazza la testa mozzata di un cane, chiedendole 300 mila lire per non farle fare la stessa fine.

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