Valanga sulle Dolomiti, gli esperti: «C’era un grado di rischio alto, non dovevano passare di lì»

Il delegato del soccorso alpino Titton: «Il bollettino dell’Arpav parlava chiaro». Il perito De Gol: «Nuova neve e vento creano il “lastrone”, che cede facilmente»

Francesco Dal Mas
Una ricerca persone travolte dalla neve
Una ricerca persone travolte dalla neve

«Con un Bollettino Valanghe dell’Arpav che indica il grado 3 di rischio bisogna saper valutare bene i percorsi che si fanno. Non dico che bisogna restare a casa, ma sicuramente che determinati itinerari è meglio evitarli. E che, in ogni caso, è saggio chiedere consiglio a chi ne sa di più, alle guide alpine piuttosto che al Cai o al Cnsas».

Michele Titton, delegato interprovinciale del Soccorso Alpino non nasconde la sua perplessità sull’origine di certi incidenti in alta montagna.

Come quello di domenica sotto Forcella Giau: «La montagna, si sa, può riservare, per sua stessa natura, sorprese a volte problematiche. Quindi, se non si conosce la zona da frequentare, è doveroso quanto meno farsi accompagnare, se proprio si decide di andare in uscita».

Valanga sulla Forcella Giau travolge tre scialpinisti: due morti, un ferito grave
Le operazioni di salvataggio degli scialpinisti travolti dalla valanga (foto Soccorso alpino)

«Se ci sono condizioni ambientali da sconsigliare un’uscita, quelle di oggi (domenica, ndr) lo erano» afferma Dimitri De Gol, volontario Cnsas, osservatore nivologico, perito Incidenti in valanga presso il Tribunale di Belluno, «Bastava leggere il bollettino valanghe dell’Arpav» afferma, «Il bollettino dava proprio la situazione presente in gran parte dei versanti dolomitici: grado 3 di rischio, nuova neve, quindi la neve caduta ieri e oggi che faceva degli spessori considerevoli, e in aggiunta anche il vento».

Chi era Elisa De Nardi, la vittima della valanga sulla Forcella Giau
Elisa De Nardi, 39 anni, abitava a Conegliano

La neve ventata si compatta e crea il cosiddetto “lastrone”, che al minimo movimento di pressione si muove, scivola via. «In questo caso l’anello debole della catena è la superficie tra la neve vecchia e la neve nuova, quella appena caduta» spiega ancora De Gol, «Neve, quindi, che non si lega. Lo strato debole o comunque il piano di scorrimento è l’interfaccia tra la neve vecchia e quella di questi ultimi 2 giorni, il tutto peggiorato dalle temperature che sono abbastanza alte».

Pioveva fino in quota. Sopra, nevicava. «Una neve pesante e quindi è facile che si sia verificato il distacco di un lastrone».

De Gol specifica che, appunto, la neve di questi giorni è pericolosa perché fresca. E pesante perché comunque piove fino in alto. Una neve bagnata che poggia su vecchi strati. Quindi non è possibile un legame.

L’avvertimento, dunque? «È da ricordare che tutti i pendii sopra i 30 gradi sono potenzialmente pericolosi. Ed è quello che c’era scritto sul bollettino Arpav. La prima raccomandazione, dunque, è quella di consultare le previsioni, prima di ogni uscita».

E la seconda? «Bisogna rispettare le distanze di sicurezza perché la sollecitazione del manto fatta da una persona non è la stessa esercitata da due o tre assieme».

La distanza da tenere? «È sui 50 metri l’uno dall’altro. In caso di distacco ci dà la garanzia che uno scialpinista sia fuori dal distacco. È vero, in salita uno va più attento, più piano. In discesa è più facile farsi prendere dalla neve bella e stare in gruppo».

De Gol conosce bene la zona di Forcella Giau: «È un’area comunemente frequentata, però l’anno scorso è morta una persona, poco distante. Verso Forcella Giau, la traccia di salita è dapprima abbastanza pianeggiante, ma lateralmente ci sono pendii che superano i 30 gradi. È una situazione, pertanto, in cui bisogna essere estremamente prudenti».

E la prudenza è consigliata anche per i prossimi giorni.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi