Abusata dall’amico del padre, i ricordi affiorano dopo 10 anni
Una minorenne s’improvvisa detective e incastra un 52enne: sarà processato per violenza sessuale. Tolta la patria potestà ai genitori
Può il ricordo di una violenza sessuale subita da bambini riaffiorare a distanza di oltre 10 anni ed essere poi ritenuto credibile? La risposta è si e, grazie a quel ricordo, un 52enne trevigiano, amico del padre della vittima, sarà processato in tribunale.
A stabilirlo è stato il giudice Cristian Vettoruzzo che ha rinviato a giudizio l’imputato per atti sessuali con minorenne, aggravato dal fatto di averli commessi su una bambina con meno di 10 anni, figlia appunto di un amico.
Gli abusi rimossi dalla memoria
È una storia al limite dell’incredibile quella che vede come protagonista una ragazza trevigiana, ospite di una fondazione che accoglie minori strappati a situazioni di disagio sociale.
Le è bastato che quel ricordo riaffiorasse nella memoria per improvvisarsi detective e incastrare l’amico del padre che l’aveva pesantemente molestata quando aveva cinque o sei anni al massimo. Per farlo ha riallacciato i rapporti con i genitori, ai quali il tribunale dei minori di Venezia aveva tolto la patria potestà, e di nascosto, dopo un anno e mezzo d’interruzione di ogni tipo di contatto, ha chiamato il padre per chiedere chi era quell’uomo al quale l’avevano lasciata in custodia quando non era a casa.
E da quest’ultimo ha ricevuto una risposta disarmante: “Lo sapevo che ti molestava, ma cosa potevo farci?”.
I ricordi riaffiorano
È l’ottobre del 2021 quando la ragazza, all’epoca 17enne, ha raccontato in lacrime quel ricordo riaffiorato nella memoria e quello che aveva fatto per trovarne un riscontro reale a un’assistente sociale che la seguiva all’interno della comunità. Questo grazie anche alle sedute psicoterapeutiche avviate da una professionista dell’Usl 2 per supportare la ragazza nell’elaborazione dei suoi vissuti emotivi in relazione alla propria storia personale e familiare. Per tre anni la ragazza aveva partecipato a quelle sedute che le hanno fatto riaffiorare un ricordo che aveva temporaneamente cancellato dalla memoria.
L’indagine
A quel punto, l’assistente sociale ha segnalato il caso alla procura che ha delegato i carabinieri ad indagare sul fatto. Come prima mossa, il sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà, titolare del caso, ha disposto l’audizione protetta della ragazza, presso l’équipe Tutela Minori dell’Usl 2, con una psicologa infantile, nominata ausiliario di polizia giudiziaria.
La perizia e le violenze confermate
Durante l’audizione la ragazza ha raccontato diversi episodi di molestie sessuali descrivendone in modo nitido tre quando aveva cinque o sei anni. La giovane ha anche detto di aver parlato con i genitori chiedendo se il suo ricordo fosse frutto di fantasia o fosse realmente accaduto.
Mentre la madre ha detto che non era possibile che l’amico del padre l’avesse molestata perché non l’avrebbe mai lasciata sola con lui, il padre ha risposto sostenendo di sapere che il suo amico l’aveva molestata ma non aveva voluto mai fare nulla perché non voleva avere problemi.
A tradire l’amico del padre è stato il pizzetto.
La ragazza infatti ha detto di non essere in grado di riconoscerlo in volto ma di ricordare il particolare che si accarezzava spesso il pizzetto. Dagli accertamenti con l’anagrafe del Comune è poi saltato fuori il nome.
Dopo aver analizzato con scrupolo tutti gli atti dell’indagine, il gup Vettoruzzo ha deciso di rinviare a giudizio il 52enne per violenza sessuale su minorenne. La prima udienza si terrà il prossimo 9 gennaio davanti ai giudici del collegio presieduto da Gianluigi Zulian.
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