Il chirurgo estetico Pallaoro: «Da 42 anni ritocco i padovani (e non solo)»
Carlo Alberto Pallaoro, titolare dell’omonima clinica estetica, premiato come cittadino eccellente: «Sono arrivato dall’Argentina, non è stato facile inserirmi. Ora contribuisco a rendere ricco il territorio»

Per una cesellata al naso o una tiratina alle rughe, porre limiti all’età è un sacrilegio assolutamente fuori discussione. «È come la cravatta della domenica», dice sorridendo Carlo Alberto Pallaoro. Da oltre quarant’anni è chirurgo estetico di grido nel cuore di Padova, città d’adozione nonché sede della rinomata clinica a Palazzo Ezzelino.
Argentino classe 1953, ieri è stato premiato in Comune come “Padovano eccellente”, per lo sviluppo e perfezionamento di tecniche chirurgiche avanzate, e per l’impegno sociale. Tra i doni, un tabarro e una medaglia.
Dottor Pallaoro, c’è un’età per la chirurgia plastica?
«Direi di no. Giovanni Dogo, primario di Chirurgia plastica a Padova, diceva che tutte le arti mediche vanno esercitate con estetica perché “tutto è estetico”. Per la stessa ragione trovo che migliorarsi fisicamente produca indirettamente un effetto positivo sulla mente, sull’anima, a ogni età».
Qual è stato il suo paziente più anziano?
«Ho appena fatto un lifting facciale a un 82enne di Montecarlo, ma ho operato gente più anziana ancora».
E non si è mai opposto di fronte alla tarda età?
«No, perché credo che sia una forma di vivere come il premio che ho ricevuto dalla città di Padova: non un commiato, ma uno stimolo per andare avanti».
E il più giovane?
«Quattro anni, per le orecchie a sventola, un problema che sembra semplice ma non lo è. Quando un bambino comincia a sentirsi dire “che orecchie che hai, che Dumbo che sei” dovrebbe essere preso in considerazione. Lo stesso vale per chi ha un naso grandissimo. In questi casi di solito sono i genitori che portano i figli, a causa delle difficoltà psicologiche che nascono in loro dall’identificarsi con un difetto».
Com’è cambiato il lavoro da che ha iniziato?
«Nel tempo, con il mio team, abbiamo creato un servizio molto positivo e apprezzato. Non è stato semplice, sono arrivato solo con una borsa di studio da Buenos Aires per finire gli studi a Padova. Il turismo legato a questo mondo nel frattempo è cambiato. I clienti oggi sono principalmente italiani e per 25% stranieri, in crescita. Ho 65 dipendenti e in media eseguiamo duemila interventi l’anno».
Di che tipo?
«Raramente di chirurgia ricostruttiva, soprattutto estetica».
Più su donne o uomini?
«Metà e metà. È cambiata radicalmente la tendenza dai primi tempi. Gli uomini, ultimamente, hanno pretese estetiche praticamente uguali a quelle femminili. Il nostro mercato di riferimento è il Nord Est d’Italia».
Il suo listino prezzi è salato?
«Un naso costa 5. 500 euro, più interventi arrivano al massimo a 12 mila euro».
Cosa le chiedono di più?
«Gli uomini il naso e la pancia. A chi, pesando 130 chili dimagrisce di 50 chili per motivi chirurgici o per la dieta, si fa l’addominoplastica, la torsoplastica, la riduzione del seno. Qualcosa di non comune una volta e ora sdoganato, mentre le donne pensano molto al seno, al naso, all’acne».
Per i brufoli, esiste una tecnica speciale?
«Si chiama chirurgia del mosaico. Mettiamo dei pezzettini di pelle presi da dietro l’orecchio su ogni cicatrice del viso. Dopodiché si fanno delle levigature».
Ha ritoccato celebrità?
«Gughi, come lo chiamavamo. Per deontologia non potrei rivelare la sua identità anche se oggi non c’è più. All’epoca era considerato uno degli uomini più belli assieme ad Alain Delon. Una quindicina di anni fa ha fatto il lifting al viso, qualcosa di più intimo nelle parti inferiori, e la blefaroplastica».
Padova, con lei, è diventata un punto di riferimento per la chirurgia estetica. Le è costato fatica?
«È stato un processo molto lungo, non sono stato subito benvoluto. Essendo completamente estraneo, ho avuto grossissime difficoltà di inserimento anche con l’ordine dei medici. Uno straniero è sempre un disturbo in un certo senso».
Ora però la città lo premia come eccellenza.
«Con pazienza ho costruito relazioni fantastiche. Con l’attuale primario di Chirurgia plastica, il professor Franco Bassetto, abbiamo un ottimo rapporto».
Dopo 40 anni, ha perso l’entusiasmo per il mestiere?
«Resto sempre molto innamorato di quello che faccio. Sono anche pilota di elicottero e questo è il mio parametro per sentirmi da un punto propriocettivo ancora valido: finché riuscirò a guidare personalmente il mio elicottero, lavorerò anche come medico: alla guida il movimento ha estrema necessità di essere controllato, la stessa cosa vale quando si fa un lifting o un naso».
Qual è il suo carburante?
«Avere i figli, la famiglia, così come un gruppo di lavoro che va nel verso del miglioramento. È così che abbiamo un appoggio in grado di diluire le problematiche quando si presentano, e un invito a progredire sempre».
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