Sentenza processo tamponi rapidi, Crisanti: «Quell’esposto fatto come uomo di scienza»
Il docente padovano dopo il proscioglimento di Rigoli e Simionato. Era stata la sua segnalazione a far partire l'inchiesta: «Per me quei tamponi non erano adatti»
«Ho agito in coscienza, da uomo di scienza. Secondo me quei tamponi non erano adatti per uno screening e com’è nel mio diritto ho fatto un esposto contro anonimi».
Andrea Crisanti, lo scienziato giunto dall’Imperial college di Londra e ora senatore del Partito Democratico, risponde a tutti coloro che hanno reagito alla sentenza a carico di Roberto Rigoli e Patrizia Simionato dandogli contro, accusandolo di essere stato colui che ha avviato un’indagine conclusa poi con una assoluzione in formula piena.
«La magistratura ha indagato e ha ritenuto di arrivare a questa conclusione», continua Crisanti, «Io non commento le sentenze, però mi limito a far presente che, pur essendo inserito nella lista dei testi, non sono mai stato chiamato a testimoniare. Penso che a Rigoli e alla Simionato sia andata bene così».
Anche dopo cinque anni continua quindi il testa a testa tra l’uomo chiamato a Padova per dirigere le microbiologie del Veneto e il presidente Luca Zaia con tutto il suo staff.
L’assoluzione di Rigoli e Simionato ha infatti riacceso le polemiche che erano scoppiate in quella stagione, quando all’acme della contesa tra Crisanti e Zaia, il professore fu poi rimosso dal suo ruolo e sostituito proprio con Rigoli.
C’è chi, al suo esposto, diede una interpretazione più vicina alla vendetta che al rigore scientifico. Ma, ancora oggi, Crisanti smentisce categoricamente questa tesi: «Io ero concentrato unicamente sulla lotta alla pandemia».
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