Olimpiadi Milano Cortina, Christillin: «Pista da bob? È un errore colossale»

Dirigente del Comitato organizzatore di Torino 2006 costruì l’impianto di Cesana: «Zaia ha fatto bene a infilarsi con un piede nei Giochi dopo il rifiuto del Piemonte»

Alessandro Michielli
Il cantiere del futuro Sliding centre di Cortina
Il cantiere del futuro Sliding centre di Cortina

«A questo punto tutti speriamo che venga realizzata, ma la pista da bob di Cortina è un errore colossale».

Non usa mezzi termini Evelina Christillin, ex atleta parte della nazionale italiana di sci alpino femminile e dirigente sportivo.

Lo dice nonostante abbia aiutato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, nella candidatura dei Giochi 2026: «C’ero anch’io a Losanna quando ci hanno assegnato le Olimpiadi, figuriamoci se tifo contro i Giochi, sono super pro! Ma questo non cambia la mia opinione: io non avrei riaperto il bando per la pista da bob, sappiamo tutti che è stata una decisione politica e quindi dico: la storia si ripete».

Christillin, che fu vicepresidente vicario del Toroc, Comitato organizzatore dei Giochi di Torino, ricorda che anche in occasione delle Olimpiadi in Piemonte fu il Governo ad impuntarsi sulla pista di Cesana: «Mi sono espressa più volte sull’errore di andare a Cesana, poteva essere evitato», prosegue Christillin. «Infatti, vennero da noi i francesi della pista da bob, skeleton e slittino di La Plagne offrendoci il loro impianto che era ancora relativamente in buono stato perché era stato usato per i Giochi del 1992 ad Albertville. Ci avevano detto: “Vi offriamo il nostro impianto e vi diamo anche dei soldi”. Per noi era grasso che colava, perché tra l’amianto trovato Beaulard - dove doveva essere realizzata inizialmente la pista - e tra i costi che continuavano a lievitare, sarebbe stata la soluzione ideale».

«Quanto i francesi ci fecero questa offerta, noi andammo a Losanna dal presidente del Cio, Jacques Rogge, proponendo questa strada», prosegue. «Lui ci disse che andava benissimo andare in Francia, ma il Governo Berlusconi e il presidente del Coni Petrucci ci dissero di no, perché volevano solo siti italiani. L’errore poi è stato conclamato: la pista di Cesana la stanno smantellando adesso dopo essere stata lì a morire per vent’anni. Le gare internazionali e gli allenamenti che si dovevano svolgere a carico del Coni e delle Federazioni internazionali, poi, non ci sono mai stati».

«Noi abbiamo pagato per un anno, prima del 2006, anche la manutenzione della pista di Cortina dicendo “non si sa mai», prosegue. «Il Comune ampezzano, ai tempi, non aveva i soldi per coprire i costi dell’impianto. Si parla di legacy, ma non so se la pista da bob sarà una gran legacy per il territorio. Il villaggio olimpico, poi, sarà temporaneo e tra l’altro ho visto i conti di quanto verrà a costare ogni posto singolo di quella soluzione: è una follia, saranno 27 mila euro a posto».

L’impatto a Torino: «Straordinario»

«Torino, grazie alle Olimpiadi, ha cambiato faccia e grande merito va dato all’avvocato Agnelli», prosegue Christillin. «Premesso, come già detto, che in montagna bob e salto sono stati disastrosi, sulla città, invece, hanno avuto un impatto più che positivo. È stata sistemata mezza Torino, anche grazie agli interventi delle istituzioni pubbliche. Gli impianti costruiti ex novo, come l’Oval, sono molto utilizzati. Organizziamo tanti concerti e fiere in quella struttura. Anche il palavela, fatto per il pattinaggio artistico, viene utilizzato tutto l’anno. L’Inalpi Arena, infine, è il posto dove facciamo gli Atp di tennis e i concerti, abbiamo fatto anche l’Eurovision».

«Il villaggio olimpico», prosegue, «è stato riutilizzato come social housing e il villaggio media è stato riconvertito in edilizia universitaria. Poi è stato sistemato palazzo Madama, chiuso per 40 anni e rimesso a nuovo per le Olimpiadi. Abbiamo aperto il collegamento alta velocità e sistemato l’aeroporto. È stato poi rifatto tutto il Lingotto».

«Per Torino è stata una grande rinascita dal punto di vista concreto e soprattutto morale», dice. «I torinesi, con le Olimpiadi, sono rinati. Per esempio, tutta la parte volontari è ancora attiva adesso. Per tante altre manifestazioni, quella rete è ancora viva: un senso di partecipazione e legacy morale che secondo me è ancora più importante di quello infrastrutturale».

«Anche il museo egizio è stato rimesso in sesto grazie alle Olimpiadi del 2006», prosegue, «quindi anche cose che non erano strettamente legate ai Giochi, in realtà poi hanno avuto un collegamento diretto».

Giochi 2026: «Milanocentrici»

«Noi, nella raccolta di sponsorizzazioni, eravamo soddisfatti», dice Christillin. «Abbiamo avuto tre grandi pilastri principali: l’istituto bancario Sanpaolo, la Fiat e la Telecom. Il grosso è stato fatto a livello locale, c’è stata una grande risposta, mentre a livello di grandi sponsor nazionali inizialmente c’è stata poca sensibilità. Poi i soldi sono arrivati, è andata benissimo».

«La freddezza dimostrata dalle aziende venete forse dipende dal fatto che queste Olimpiadi sono più “milanocentriche” da un punto di vista delle identificazioni», prosegue Christillin.

«Nel 2017, quando l’ipotesi era quella di mettere Torino insieme a Milano, ci furono grandissime discussioni tra la sindaca Appendino, Sala e Malagò. In quel momento, venni chiamata da Zaia che ai tempi conoscevo poco. Mi disse “Io sarei molto interessato all’ipotesi di candidare Cortina”. Ci incontrammo a Roma e mi chiese di dare una mano a fare il dossier olimpico della Regina delle Dolomiti. Dissi subito di no, perché facevo parte di Torino, ma gli diedi il nome di una persona che poteva aiutarlo. In qualche modo Cortina è arrivata grazie al gran rifiuto di Torino e Zaia ha fatto benissimo ad infilare un piede nella porta e poi ad aprirla, ma è chiaro che Milano e la Lombardia la fanno da padroni. È proprio questo il punto», conclude, «le aziende venete non sono inclini a partecipare visto il ruolo che vede Milano al centro dei Giochi».

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