Fatture false per quattordici milioni: indagata una famiglia di impresari edili
Indagine della guardia di finanza di Este e Padova. Sequestri per quasi 5 milioni di euro, le 7 aziende sono tutte riconducibili allo stesso nucleo di calabresi in paese dal 2004

Le aziende ci sono e lavorano pure tanto nelle costruzioni e nelle ristrutturazioni soprattutto di abitazioni, con circa 70-80 dipendenti.
Ma, secondo gli investigatori, la famiglia calabrese che ne è titolare, composta da fratelli, nipoti, zii e un cognato, aveva escogitato una serie di fatturazioni false che generava un credito Iva, a sua volta usato per compensare la contribuzione Inps dei dipendenti. Così riuscivano pure ad essere più concorrenziali con i prezzi di mercato.
L’indagine della Guardia di Finanza di Este e di Padova, su delega della procura di Rovigo, contesta la violazione della normativa tributaria.
Sequestri per 4,8 milioni di euro
Il Gip del tribunale ha firmato un decreto di sequestro preventivo ai fini della confisca, anche per equivalente, di beni e disponibilità finanziarie pari a 4,8 milioni euro, nei confronti di sette società con sede a Solesino (6) e a Stanghella (1). Ai rispettivi amministratori, con un insidioso meccanismo di false fatturazioni, viene contestato di aver generato crediti Iva inesistenti utilizzati per compensare contributi previdenziali dei propri dipendenti. L’indagine è partita nel 2023 da finanzieri estensi, guidati dal capitano Matteo Bocola.
Una famiglia allargata nel mirino
Gli amministratori delle società sono riconducibili alla stessa famiglia allargata: si tratta di un 70enne, due 50enni e due 65enni. Vivono in paese dal 2004. Per l’accusa hanno utilizzato fatture inesistenti per oltre 14 milioni di euro, emesse da società situate nelle province di Crotone, Parma, Reggio Emilia, Verona.
Società risultate essere evasori totali privi di asset aziendali che hanno “concluso” contratti di noleggio di attrezzatura edile mai esistita né utilizzata nei cicli produttivi.
Credito Iva di 2.5 milioni dal 2019
L’utilizzo ritenuto fraudolento dei documenti fiscali inesistenti ha consentito alle società, nei periodi d’imposta dal 2019 al 2022, di generare un credito Iva di circa 2,5 milioni di euro, da utilizzare per compensare i contributi Inps dovuti dalle società datrici di lavoro a favore dei propri dipendenti, così permettendo alle società stesse di apparire virtuose da un punto di vista contributivo e non incorrere in limitazioni nello svolgimento dell’attività di impresa.
La misura patrimoniale di cui al decreto di sequestro preventivo posta in esecuzione consente di sottoporre a sequestro preventivo disponibilità finanziarie presenti sui conti correnti intestati alle persone fisiche e giuridiche indagate, nonché unità immobiliari, autovetture e altri beni mobili, fino a concorrenza del profitto del reato, pari all’Iva indebitamente detratta e compensata.
Soldi, case, auto e orologi
Tra i quasi 5 milioni di euro tra beni e soldi sequestrati ci sono immobili, automobili e orologi preziosi. Ora saranno gli stessi imprenditori a provare eventualmente a difendersi dalle accuse spiegando le operazioni contestate dalle Fiamme Gialle.
L’indagine testimonia l’azione della Guardia di Finanza a contrasto delle frodi fiscali in ogni loro declinazione, con particolare riferimento ai circuiti fraudolenti volti all’evasione dell’Iva, nei settori tradizionalmente esposti a maggior rischio e alle indebite compensazioni e agli altri illeciti connessi alla circolazione dei crediti d’imposta fittizi.
Illeciti che non solo riducono le risorse dello Stato, ma alterano anche il principio di libera concorrenza a danno degli imprenditori onesti ed espongono i lavoratori dipendenti al rischio di vedere compromessa la propria situazione contributiva a fini pensionistici. Si è potuto sequestrare anche i soldi sui conti correnti intestati sia alle società che alle persone che di fatto le amministrano. Sette società tutte vicine come sede, anche quella di Stanghella, visto che quel comune confina con Solesino.
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