Fine vita, presentato uno schema di legge: «L’iter delle palliative, percorso necessario»

Il testo elaborato dal Comitato ristretto in Senato, con Stefani e Zanettin. Restano i requisiti fissati dalla Consulta. Il Veneto pensa al regolamento

Laura Berlinghieri
Cappato e Ostanel alla consegna delle firme per il pdl regionale
Cappato e Ostanel alla consegna delle firme per il pdl regionale

Esiste uno schema di legge nazionale sul fine vita. Dopo le ripetute sollecitazioni della Consulta, le cinque proposte presentate da parlamentari di larga parte dell’arco politico, le battaglie nei Consigli regionali, c’è uno scheletro di legge.

Lo ha annunciato mercoledì Ignazio Zullo, di Fratelli d'Italia, relatore del disegno di legge sul fine vita, all'esame delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato: «Abbiamo presentato uno schema preliminare per affermare il principio della vita, come diritto inviolabile e indisponibile, e poi l'eccezionalità del ricorso al suicidio assistito».

Che, in ogni caso, in Italia esiste già. Nel purgatorio legislativo in cui si ritrova, è comunque regolamentato da due sentenze della Corte Costituzionale, che fissano i quattro requisiti ineliminabili perché il malato che ne fa richiesta ottenga risposta positiva.

Tutti confermati nel nuovo schema di legge, con l’aggiunta della necessità del percorso delle cure palliative, come proposto nel pdl del dem Alfredo Bazoli, che infatti commenta, soddisfatto: «Finalmente nel Comitato ristretto sul fine vita si sono fatti passi avanti significativi».

Perché, ad oggi, il testo non è che un documento elaborato dal Comitato ristretto, nel quale siedono anche i veneti Erika Stefani (Lega) e Pierantonio Zanettin (FI). «Continueremo a lavorare nelle prossime settimane per arrivare a un testo che abbia la condivisione più larga possibile» dice intanto Zullo.

Quanto ai limiti fissati dallo schema di legge, viene prescritto quindi che il suicidio medicalmente assistito possa essere chiesto da «una persona maggiorenne affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che reputa intollerabili, tenuta in vita o dipendete da trattamenti di sostegno vitale, già inserita in un programma di cure palliative, capace di prendere decisioni autonome, libere e consapevoli, nel rispetto dei principi costituzionali».

Nell’attesa di una legge nazionale, si è mossa la Regione Toscana, la prima in Italia a essersi dotata di una legge per il fine vita. Ci aveva provato anche il Veneto, ma poi la proposta di legge era stata rispedita nelle sabbie mobili della commissione Sanità, insieme al tentativo di determinare tempi certi di risposta alla richiesta del malato.

Aspetto, peraltro, che non sembra venire affrontato nello schema della nuova legge. Ma aspetto che, al contrario, gli uffici della Regione stanno cercando di disciplinare, con un regolamento ad hoc. «Ci stiamo lavorando, ma sarebbe importante conoscere gli eventuali argomenti dell’impugnativa della legge Toscana. In ogni caso, spero che il Parlamento decida di regolamentare quello che la Consulta non ha potuto regolamentare» le parole del presidente veneto Luca Zaia, «Il fine vita, in Italia, esiste, ma ha delle falle. Si rischia il Far West in cui ognuno interpreta le norme come vuole».

Intanto, mercoledì, la consigliera del Veneto che vogliamo Elena Ostanel ha presentato una nuova interrogazione consiliare, «per capire le vere intenzioni della Giunta», chiedendo: «Zaia dica la verità ai veneti? Ci sarà un regolamento prima della fine della legislatura o vinceranno le divisioni della maggioranza?».

Ma non mancano le voci contrarie. Se il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, dice: «Approfondiremo i primi contributi al testo base, prendendoci tutto il tempo per le valutazioni», Domenico Menorello, coordinatore delle associazioni Ditelo sui tetti, va all’attacco: «Zaia contesta il Patriarca Moraglia. Ma, sul fine vita, la Consulta non ha stabilito un diritto dei cittadini cui debba corrispondere un dovere del servizio sanitario pubblico di dare la morte ai malati».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi