Furti di cani, spunta l’ombra del racket dei cuccioli di razza
Sempre più casi di cani spariti nel nulla in Veneto, Nicolò Simioni (Ags Sos Animali dispersi): «Oggi si prediligono cani di piccola taglia e c’è chi per sottrarli dai padroni addestra addirittura i figli minori»

Dal 2020 in poi, il numero di persone che scelgono di avere un cane è in aumento e se ci si aggiunge che si fanno sempre meno figli, il business è presto detto, perché un amico a quattro zampe può valere diversi migliaia di euro. Ecco perché rubarlo, è come strappare un Rolex dal polso e rivenderlo facendoci la cresta.
A inizio anno, i veneziani erano rimasti appesi, in attesa di buone notizie sulla sorte di Burro, il barboncino color miele dallo sguardo tenero scomparso da Venezia una sera di gennaio e immortalato dalle telecamere mentre veniva caricato su un’auto. Di lui non si è saputo più nulla, anche se ancora qualcuno chiede se ci sono notizie sulla sua sorte.
È andata meglio a un Amstaff adulto sequestrato da una abitazione di via Ariosto qualche giorno fa da un tunisino con precedenti che voleva usarlo come arma per intimidire gli avversari, come fatto settimane prima da alcuni connazionali. Nicolò Simioni, di Ags Sos animali dispersi, ne sa qualche cosa, perché ogni volta che un cane sparisce nel nulla, viene contattato, e sono spesso le forze dell’ordine a rivolgersi a lui e al suo staff. «Dietro le sparizioni c’è un racket talmente ampio e radicato, che nemmeno immaginiamo» spiega «una vera e propria mafia che gira attorno al denaro, migliaia di euro».
Ags ne è convinta. «Viviamo in un’era in cui avere un figlio è impegnativo, tanto che la gente preferisce prendersi un cane: la percentuale di chi si decide per un amico a quattro zampe è in aumento a due cifre ogni anno. Cresce la domanda, l’offerta è poca e alta. Un barboncino come Burro costa 3-4 mila euro».
Quindi? «Si ruba il cane, si cerca di capire il suo stato, se è sterilizzato non va bene e si rivende subito, altrimenti si fa accoppiare anche dieci, quindici volte e lo si vende a mille anziché a quattromila euro». Italiani o stranieri? «Gli uni e gli altri».
E con il microchip come si fa? «Sui siti online più comuni si trovano gli strumenti per rilevarli ed estrarli. Fino a sei, sette anni fa si usava fare l’incisione sottocutanea, mediante un taglietto si eliminava, poi però ad alcuni cani non ricresceva più il pelo nel punto dell’incisione, adesso basta farlo scoppiare, senza lasciare segni».
Consigli? «Delle telecamere i ladri di cani se ne fregano, quello che posso suggerire è di non lasciarli mai soli, in giardino soprattutto, ma neanche in casa, perché c’è chi insegna ai figli minori a prelevarli. Li portano via persino scassinando le auto nei parcheggi».
E nonostante gli spacciatori vogliano cani di grossa taglia, bulldog e amstaff, per intimidire gli avversari e girare indisturbati, i cani che più sono soggetti a furto, sono quelli di piccola taglia. «È finita l’epoca delle villette a schiera, le persone vivono in appartamento e cercano bassotti, barboncini, maltesi, che sono i più soggetti ai furti». Chiude: «Fate attenzione, non li lasciate soli nemmeno quando andate a fare la spesa».
Roberto Martano, responsabile rifugi Enpa di Mira e Venezia, spiega che di furti di cani, a parte il caso di Burro, non ne hanno avuto sentore. Smarrimenti, invece, tantissimi ogni giorno. E aggiunge: «Estrarre un microchip non è così facile, rimane la cicatrice e devi avere un veterinario che rischia parecchio».
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