La Scuola Galileiana di Padova recluta giovani talenti: ecco come entrare

La Scuola Galileiana di Padova lancia il progetto "Me. Mo”. Obiettivo promuovere la mobilità sociale tra i giovani talentuosi provenienti da famiglie senza un modello di percorso universitario. Il direttore Dall’Agata: «In primavera saremo in tutta Italia»

Costanza Francesconi
Pedrocchi a Padova, incontro celebrativo della scuola Galileiana
Pedrocchi a Padova, incontro celebrativo della scuola Galileiana

Talvolta il talento non basta, se privo di guida rischia di perdersi e non sbocciare in eccellenza. Per questo la Scuola Galileiana di studi superiori – nata vent’anni fa in seno all’università di Padova – in collaborazione con la Normale di Pisa, in primavera inaugura il progetto ministeriale “Me. Mo”, che sta per merito e mobilità sociale.

Il progetto 

Già testato dalla scuola universitaria superiore di Pisa Sant’Anna, il programma prevede che ex studenti vadano in giro per l’Italia a bussare alla porta di studentesse e studenti promettenti (menzionati dagli insegnanti delle scuole secondarie superiori) e figli di non laureati.

«È un orientamento per innescare la mobilità sociale in chi rischia di non intraprenderla perché senza un modello in famiglia di percorso universitario, o con difficoltà economiche e perciò incurante delle opportunità di accesso legate a borse di studio», racconta l’attuale direttore della Scuola Galileiana Gianguido Dall’Agata, «Meno del trenta per cento di chi è in questa condizione secondo uno studio di AlmaLaurea si iscrive all’università».

Arrivato al termine del suo mandato triennale Dall’Agata vede una crescita progressiva della casa padovana delle eccellenze, con lo spirito di comunità scientifica e insieme familiare a fare da asse portante: «Dall’aggiunta del percorso magistrale al già esistente quinquennale (articolato nella classi di Scienze naturali, Scienze morali e Scienze sociali), dalla nascita di quello dottorale per costruire una comunità di ricerca, e non solo di studio, all’interno della Scuola», spiega il direttore, «oltre ai corsi di alta formazione per insegnanti».

Un fermento sempre ambizioso e propositivo, com’è stato il carattere della Galileiana fin dalla sua fondazione, ieri ricordata in Sala Rossini al Caffè Pedrocchi per il ventennale.

A caccia di talenti 

Una festa organizzata dall’associazione Alumni presieduta da Leone Cimetta, e scaldata dai racconti di chi quei curricola li ha sudati sulla propria pelle e vissuti.

Raggiungendo straordinarie vette professionali, mai dimenticando l’annata galileiana – quasi una famiglia – di cui era parte.

Lo ha detto bene il professore e tutore Paolo Ciatti che nei suoi anni di mandato ha incontrato «ragazzi bravi e straordinariamente uniti, come emerso anche a seguito della tragica morte dello studente suicidatosi a novembre», una morte dopo un volo dal sesto piano dello studentato in cui dormiva. Il docente è intervenuto al primo dei due tavoli di confronto allestiti, quello di sintesi tra frizioni e orizzonti che hanno caratterizzato due decadi di Galileiana. «Moltiplicandosi le scuole superiori in Italia servono risorse», rileva il vicedirettore Cesare Montecucco, mentre il coordinatore della classe di Scienze morali Paolo Bettiolo rileva l’opacità su quale profilo la Scuola intenda dare allo studioso: iper approfondita o interdisciplinare?

Spazio alle idee. Questa è invece la cifra che alla Scuola associa la tutrice, consigliera nel direttivo nonché prorettrice dell’università di Padova al diritto allo studio Matilde Girolami: «Una possibilità di interloquire indipendentemente dall’età o posizione, perché anche la gestazione dell’offerta didattica qui nasce dal confronto», nota. E la futura sede, la residenza studenti ex Fusinato? «I lavori procedono spediti».

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