Gasometri di Venezia, il recupero fermo al palo: «Nessun nuovo progetto in esame»
La Soprintendenza conferma lo stallo sul piano per riqualificare l’area di Castello. Il problema da risolvere è l’edificabilità
L’unica forma di vita tangibile che circonda gli ex Gasometri di Venezia è il via vai silenzioso dei battelli in laguna, il vociare lontano dei licei Benedetti e Tommaseo, oltre alla vigna dei frati francescani. A parte questo, silenzio e immobilismo circondano l’area di Castello di proprietà del gruppo tedesco Mtk.
Tramontata l’ipotesi dell’albergo di lusso
Dopo il no ricevuto ormai nel 2020 da parte del Comune all’ipotesi di un nuovo albergo di lusso proposta dall’imprenditore Ivan Holler (nel frattempo allontanatosi dall’operazione), sembra ormai finito su un binario morto anche il progetto di costruzione di appartamenti di lusso all’interno delle strutture industriali, vincolate dalla Soprintendenza.
«Ci sono state delle interlocuzioni col Comune, ma nessuna pratica-progetto all’esame», conferma il soprintendente Fabrizio Magani.
A dire il vero, secondo fonti vicine all’operazione un progetto esisterebbe pure. Sarebbe in mano ai proprietari dell’area. Ma non sarebbe nemmeno stato presentato per problemi riscontrati a monte.
Dopo il no al cambio di destinazione d’uso per realizzare nell’area un hotel di lusso (in cambio Mtk aveva proposto di costruire una nuova palestra per le scuole del circondario), la pietra tombale sul progetto sarebbe arrivata dalla richiesta della stessa Soprintendenza di dimezzare da 12 mila e 6 mila metri cubi l’edificabilità dell’area all’interno degli scheletri dei Gasometri. Una richiesta in linea con le direttive indicate dall’Unesco a tutela del sito protetto della laguna e della vicina chiesa di San Francesco, capolavoro di Palladio e Sansovino.
Ma al tempo stesso, una batosta alle ambizioni dei progettisti. Insomma, un’operazione nata zoppa che rischia ora di non vedere più la luce.
L’alternativa degli appartamenti
Fin dal primo momento, infatti, l’obiettivo dichiarato di Mtk era la costruzione di stanze per hotel di lusso all’interno delle strutture industriali vincolate. In assenza di un cambio di destinazione d’uso a causa della delibera blocca-alberghi del 2018, Mtk aveva comunque garantito che sarebbero stati realizzati appartamenti anche se l’investimento, in questo caso, era comunque stato giudicato «troppo oneroso» dalla proprietà.
Il progetto prevedeva anche la costruzione di un ponte sul rio di Santa Giustina, il rifacimento della darsena. L’ipotesi degli hotel, all’epoca, era stata criticata già nel 2018 da numerose associazioni in prima linea sul tema della residenzialità e dall’allora Municipalità di Venezia.
Nello stesso periodo, però, in città si era sviluppato un dibattito tra chi sosteneva l’utilità di una nuova palestra all’Arsenale da mettere a disposizione delle 125 classi degli istituti Benedetti-Tommaseo e Sarpi costrette, ancora oggi, a spostarsi nel vicino palazzetto dell’Arsenale per l’ora di educazione fisica.
La bonifica
Tutto fermo, quindi? A dire il vero, in questi anni qualcosa è stato fatto. I lavori di bonifica e di risistemazione dell’area ormai abbandonata al degrado (casolari abbandonati, erbacce, teloni in plastica, rifiuti e serbatoi dismessi) sono infatti conclusi.
Già perché in quei settemila metri quadri, in cui sopravvivono gli scheletri metallici dei gasometri vincolati dalla Soprintendenza come archeologia industriale, per decenni si è ricavato gas dal carbone.
Il sottosuolo era ricolmo di pece, perfino a una profondità di 4-5 metri. Il piano di bonifica prevedeva di rendere inerti porzioni di terreno che presentano un livello più basso di inquinanti che, una volta trattati, potrebbero essere riutilizzati come sottofondo.
È stato previsto anche un impianto fisso per l’estrazione e la depurazione dell’acqua di falda. Una volta aspirata, l’acqua dovrà essere depurata e poi reinserita nel sottosuolo. Costo totale dell’operazione, oltre 4 milioni di euro. Da lì, più nulla. E così, il destino degli ex Gasometri sembra essere ancora una volta destinato all’immobilismo. —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi