La storia dell’uomo che salvò la Madonna di legno del Vajont
Il 10 ottobre 1963 Valter Zamuner si tuffò nel Piave, a Fossalta, per recuperare la stata trascinata a valle dall’onda di piena
Sono trascorsi 60 anni da quel 10 ottobre 1963, il giorno dopo la tragedia del Vajont, ma in Valter Zamuner il ricordo è ancora vivo. Fu lui, allora 22enne, a fermare e recuperare la statua della Madonna in legno di una delle chiese distrutte dall’onda del Vajont e trascinata a valle dalle acque del Piave. Se quel giorno il fossaltino Valter Zamuner non avesse salvato tra le acque fangose del Piave, tra alberi e macerie, la statua della Madonna, non sarebbe nato questo forte legame tra i Comuni di Fossalta di Piave e Longarone.
Sabato pomeriggio la statua della Madonna di Longarone è arrivata a Fossalta: scortata da Zamuner e deposta in riva al Piave, ad attenderla c’erano moltissimi fossaltini, longaronesi e i sindaci di Fossalta, Manrico Finotto, quello di Longarone Roberto Padrin, il sindaco dei ragazzi di Fossalta, Diego Perissinotto e il neo parroco don Ireneo Cendron. Il ricordo che Valter Zamuner ha del salvataggio della statua della Madonna di Longarone dalle acque del Piave è ancora vivido, come fosse accaduto ieri. Valter, uomo ancora forte ed energico, si emoziona quando ricorda e racconta l´episodio che lo rese protagonista.
Ci racconta cosa successe 60 anni, fa qui a Fossalta?
«Il mattino dopo la tragedia del Vajont, nella cava di Ponte di Piave si aspettava l’onda di piena. Il fiume s’ingrossò con l’acqua melmosa che portava i resti del disastro. Tra infissi, tavole e travi vidi una sagoma di colore azzurro. A pranzo pensai a cosa potesse essere ciò che avevo visto, volevo recuperarla e lo dissi ai miei. Mia madre era contraria, temendo per la mia vita, ma mio padre le rispose convinto: “Lascia che vada”».
Lei allora cosa fece?
«Decisi di andare a recuperarla. Rincuorato da mio padre e determinato, partii per San Donà, dove presi la barca e con mio cugino risalimmo, con non poche difficoltà, il Piave. Nei pressi di Fossalta la scorgemmo e vedemmo che si trattava della statua di una Madonna. Mi sporsi, afferrandola per la testa mentre mio cugino mi teneva. All’epoca avevo 22 anni e una forza prepotente. La issai sulla barca ma un chiodo che aveva dietro la testa mi ferì la mano che iniziò a sanguinare. Le passai la mano sul viso per toglierle il fango e l’erba».
In che condizioni era la statua recuperata?
«Le onde del Piave le avevano rotto le mani ed era martoriata in viso e sul vestito. A un certo punto la barca si bloccò: mi spogliai e mi tuffai sott’acqua, notando che un tronco bloccava l’elica. Sempre in acqua dovetti prima disincagliare l’elica. Poi proseguimmo, mentre dalla sponda i carabinieri mi urlavano di andare a riva, temendo che si trattasse di sciacallaggio».
Allora cosa decideste di fare?
«Legata la barca a riva, poggiai la statua a terra e subito giunsero dei curiosi che chiedevano: “Come hai fatto? ”, “Dove l’hai trovata? ”, “Portiamola in chiesa”. Mio cugino prese la sua auto, una Fiat giardinetta, mentre qualcuno, notata la ferita della mano che sanguinava, insisteva perché andassi in ospedale».
Si curò la ferita?
«Sì, ma non era il momento di andare in ospedale: presi della terra e la poggiai sulla mano per fermare il sangue. Appena l’auto fu vicina mi misi ad urlare: “Attenti, attenti ve còpe tuti! ”. La gente si spaventò, caricai la statua in auto e partimmo per Fossalta, inseguiti dai carabinieri. Poggiai la statua sui gradini della chiesa, subito arrivò il parroco e cominciò a radunarsi gente».
La statua della Madonna senza mani di Longarone rimase nella chiesa di Fossalta fino al 24 maggio 1964, quando, con una lunga processione, ritornò a casa. Andò anche lei a Longarone?
«Certamente. Ricordo ancora con emozione che quel giorno alcune donne di Longarone mi accarezzarono e baciarono le mani. Era il ringraziamento per averle ridato un pezzo del paese distrutto dall’acqua della diga del Vajont».
Ancora adesso Valter, che di anni ne ha 82, ogni tanto si reca a Longarone, visita il cimitero di Fortogna, saluta i molti amici e poi si reca in chiesa a salutare la Madonna che salvò 60 anni fa.
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