Donna sequestrata e violentata a Padova: arrestato l’aggressore, era appena stato scarcerato

La Polizia di Stato di Padova ha arrestato un cittadino kossovaro, irregolare e pluripregiudicato, accusato di aver sequestrato e violentato una donna albanese sotto minaccia di una pistola. La vittima era stata ingannata con false informazioni sulla sicurezza del figlio

Trentaseienne arrestato per violenza sessuale a Padova
Trentaseienne arrestato per violenza sessuale a Padova

Nella mattina di lunedì 14 aprile, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Padova hanno fermato e arrestato un cittadino kossovaro di 36 anni, pluripregiudicato e irregolare sul territorio italiano, accusato di sequestro di persona e violenza sessuale ai danni di una donna albanese di 37 anni.

L'aggressione risale a sabato 12 aprile quando la donna, contattata telefonicamente da uno sconosciuto che affermava di avere importanti notizie riguardo al figlio diciottenne, era stata convinta a scendere in strada.

Qui, l'uomo le ha mostrato una pistola nascosta nella cintura dei pantaloni e l'ha costretta a seguirlo in un primo appartamento situato nel quartiere Palestro, dove la vittima è rimasta fino alle 10 circa.

Successivamente, sotto minaccia continua, la donna è stata condotta in un secondo appartamento disabitato poco distante.

Qui l'aggressore, dopo aver consumato ripetutamente cocaina, l'ha costretta per circa due ore a subire violenze sessuali.

Solo nel primo pomeriggio, dopo alcune telefonate ricevute dal figlio, la vittima ha compreso che il ragazzo non era in reale pericolo ed è riuscita a fuggire, chiedendo aiuto a un passante. Soccorsa immediatamente da una volante della Polizia, la donna è stata trasportata in ospedale dove gli accertamenti medici hanno confermato le violenze subite.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Padova nell'ambito del "Codice Rosso", hanno consentito agli agenti della Squadra Mobile di individuare rapidamente l'appartamento dove si nascondeva l'aggressore. All'alba del 14 aprile, la Polizia ha fatto irruzione e lo ha arrestato mentre dormiva.

Il 36enne kossovaro, già noto alle forze dell'ordine per numerosi reati tra cui furto, resistenza a pubblico ufficiale e immigrazione clandestina, era stato appena scarcerato venerdì 11 aprile dal carcere "Due Palazzi", dove aveva scontato una pena di 10 mesi per reati contro il patrimonio.

Ora si trova ristretto presso la casa circondariale a disposizione dell'autorità giudiziaria, con accuse aggravate dai gravi e concordanti indizi di colpevolezze raccolti dagli investigatori.

"Ci troviamo ancora una volta davanti a un episodio di violenza inaudita e intollerabile ai danni di una donna. Un fatto gravissimo, che lascia sgomenti e che merita la più ferma condanna. In Veneto non può e non deve esserci alcuno spazio per chi si rende responsabile di crimini così efferati". Lo afferma il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia in merito al fermo da parte della Polizia di un cittadino kossovaro di 36 anni, irregolare sul territorio nazionale e pluripregiudicato, gravemente indiziato - secondo quanto si è potuto apprendere - di aver sequestrato e più volte violentato una donna di 37 anni in due appartamenti di Padova.

Zaia: «Ogni episodio di violenza sulle donne deve essere denunciato»

«Ringrazio con profonda riconoscenza gli uomini e le donne della Questura di Padova - aggiunge -, in particolare della Squadra Mobile, e il Questore Marco Odorisio per l'efficacia e la tempestività dell'intervento che ha portato all'individuazione e al fermo di un soggetto gravemente indiziato di sequestro di persona e violenza sessuale».

«In attesa di quelli che saranno gli esiti giudiziari - rileva Zaia - non possiamo che ribadire un principio fondamentale: ogni episodio di violenza sulle donne deve essere denunciato, raccontato, perseguito e represso con assoluta fermezza, applicando, laddove riconosciuta la colpevolezza, le pene massime previste dalla legge.

E, soprattutto, soggetti come quello oggi fermato, spesso recidivi, vanno controllati con il massimo rigore anche al termine della condanna, che auspichiamo la più severa possibile, per tutelare la sicurezza collettiva.

Alla luce dei precedenti penali, anche il perché fosse ancora libero di muoversi e delinquere nel nostro Paese pone molti interrogativi».

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