Stupro dell’11enne, il maglione ha tradito Mulas. Aiuto psicologico per la bimba

L’uomo accusato della violenza è stato ripreso dalle telecamere mentre andava in stazione. Nel carcere a Gorizia è stato messo nel braccio riservato agli autori di crimini sessuali. I servizi sociali

del Comune a supporto di genitori e compagni di classe

Giacomo Costa
Massimiliano Mulas
Massimiliano Mulas

Lo hanno prima riconosciuto grazie ai vestiti, il colore della maglia spiccava nelle riprese della videosorveglianza comunale. Poi però Massimiliano Mulas era riuscito a cambiarsi e, a quel punto, gli automatismi del computer hanno dovuto cedere il passo agli occhi degli investigatori, che ancora stanno scandagliando ore e ore di filmati per cercare di ricostruire tutti i movimenti del 45enne, cercandone il volto fotogramma per fotogramma e, quindi, strada per strada.

L’uomo accusato di aver violentato una ragazzina di 11 anni, seguendola fino a casa, nel cuore di un quartiere residenziale di Mestre, oggi è isolato nel braccio riservato ai crimini sessuali del carcere di Gorizia, in regime protetto.

I carabinieri, invece, stanno ancora ricostruendo passo per passo i suoi movimenti prima e dopo l’aggressione, avvenuta giovedì scorso, poco prima delle 19; alle 23.30 dello stesso giorno un militare rientrato di corsa in servizio l’ha intercettato in via Piave: ne ha notato i movimenti sospetti, l’ha chiamato per nome, inchiodandolo ad appena quattro ore dallo stupro.

Un arresto figlio dell’intuito del giovane, favorito dalla svista di Mulas, che ha perso il portafoglio con i documenti lì dove ha aggredito la sua vittima: così il 45enne non solo ha fornito le sue generalità all’Arma, ma ha anche finito per tornare a Mestre dopo la fuga, nella speranza di ritrovare il portamonete ripercorrendo i suoi passi, finendo invece tra le braccia dei carabinieri.

Resta da chiarire proprio cosa abbia fatto in quelle quattro ore: l’ipotesi più accreditata è che si sia spostato a Padova, dove poteva avere una base d’appoggio, dove sarebbe riuscito a sbarazzarsi dei suoi vestiti e a recuperarne altri.

Sulle ore che hanno preceduto la violenza, invece, ci sarebbero già più elementi: la descrizione dell’uomo - del suo maglione, in particolare - è servita ad affinare le ricerche, aiutate anche dai meccanismi di intelligenza artificiale che integrano la sala operativa della polizia locale, punto di riferimento per le indagini di tutte le forze dell’ordine, visto che convoglia le riprese delle centinaia di telecamere della videosorveglianza comunale; il sistema che permette di scremare i fotogrammi sulla base di elementi riconoscibili come il colore dei vestiti, però, per legge non può essere applicato sui volti delle persone, per quello ancora serve l’analisi personale degli operatori - ecco perché il cambio di Mulas è stato indubbiamente efficace nel rallentare il lavoro dei carabinieri.

Resta la necessità di capire quando, esattamente, l’uomo avrebbe raggiunto Mestre per la prima volta: nella mattinata di giovedì, oppure qualche giorno prima - dandosi il tempo per preparare l’agguato, quindi; i militari stanno ascoltando diversi testimoni che avrebbero riconosciuto l’uomo dalle descrizioni, e una denuncia a Torino risalente a quattro o cinque giorni pone un limite alla sua presenza precedente in Veneto.

Intanto i servizi sociali del Comune stanno affiancando la scuola frequentata dall’undicenne per l’elaborazione di quanto accaduto e per supportare genitori, insegnanti e compagni di classe: attraverso specifici incontri con personale specialistico - psicologi, assistenti sociali ed educatori - stanno cercando di gestire le pesanti emozioni che la vicenda ha suscitato e continua a suscitare nell’intera comunità.

L’obiettivo è soprattutto quello di supportare gli adulti nel loro tentativo di restituire serenità ai minori coinvolti anche indirettamente.

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