Venezia, Cgil chiede più sicurezza sul lavoro, ma il Consiglio regionale non riceve i lavoratori

Per il Consiglio, riunito per discutere il bilancio, il tema non è attinente all’ordine del giorno. Ostanel: «Fatto di una gravità inaudita»

Maria Ducoli
Il presidio della Cgil in Consiglio regionale a Venezia
Il presidio della Cgil in Consiglio regionale a Venezia

La Cgil del Veneto esprime il proprio dissenso sulle modifiche al Codice degli Appalti e sui tagli alla sanità e chiede alla Regione di intervenire. Nella mattinata di martedì, le bandiere rosse hanno sventolato davanti a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale, per manifestare contro le decisioni del Governo.

Un presidio carico di amarezza

La manifestazione si è svolta sotto il segno dell’amarezza, poiché per la prima volta una delegazione di lavoratori non è stata ricevuta. «Un fatto di una gravità inaudita» commenta Elena Ostanel, consigliera del Veneto che Vogliamo. «Ci è stato detto che il presidio non ha attinenza, ma stiamo discutendo il bilancio: è la sede perfetta per incontrarli. Sappiamo che i subappalti creano insicurezza sul lavoro e vanno limitati. Era l’occasione per aumentare i fondi per i controlli dello Spisal».

«Anziché investire sulla Pedemontana, avremmo potuto destinare risorse alla sanità pubblica» aggiunge Jonatan Montanariello del Partito Democratico.

Le critiche alla modifica del Codice degli Appalti

La modifica del Codice degli Appalti Pubblici favorisce gli affidamenti diretti senza gara, amplia il ricorso ai subappalti e abroga il rating di legalità, un indicatore sulla reputazione delle imprese. Secondo la Cgil, queste nuove norme porteranno a una minore applicazione dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (Ccnl), firmati dalle organizzazioni rappresentative, favorendo dumping, concorrenza sleale, riduzione dei salari e delle tutele in materia di salute e sicurezza.

«Se passasse la nuova norma» spiega Daniele Giordano, segretario generale della Cgil Venezia, «si potrebbero applicare Ccnl con meno tutele e salari più bassi. Questo significa condizioni peggiori per le lavoratrici e i lavoratori su aspetti come orario di lavoro, ferie, straordinari e formazione, violando la parità di tutele economiche e normative».

La richiesta di investimenti nella sanità pubblica

Oltre agli aspetti contrattuali, la Cgil chiede alla Regione e all’assessora alla sanità Manuela Lanzarin risposte concrete sulla salute pubblica. «Mentre si annuncia l’apertura di nuove strutture private» commenta Ivan Bernini, segretario della Cgil Fp del Veneto, «i cittadini sono costretti a subire le conseguenze di un sistema sottofinanziato, con una grave carenza di organico e interminabili liste d’attesa, che spesso spingono a rivolgersi al privato».

«Due anni fa abbiamo consegnato 17.000 firme al Consiglio Regionale e ad oggi non abbiamo ancora ricevuto una risposta soddisfacente» conclude Bernini.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi