Villa Foscolo, a Feriole di Abano Terme (foto Piran)
Villa Foscolo, a Feriole di Abano Terme (foto Piran)

Ad Abano è in vendita la villa di Ugo Foscolo: il “giallo” dell’annuncio rimosso

Per l’immobile di Feriole di Abano Terme, dove scrisse l’Ortis, l’azienda Milan chiede 2,5 milioni. Potrebbe diventare una casa di charme

Renato Malaman

La villa dove soggiornò Ugo Foscolo è in vendita. Per intenderci, quella di Feriole dove il poeta neoclassico, anticipatore del Romanticismo italiano, scrisse sul finire del ’700 “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, romanzo epistolare che segnò un’epoca.

L’annuncio immobiliare non è più visibile in internet, ma la bella residenza di Feriole di Abano Terme, denominata “Villa Cittadella-Vigodarzere” dal nome dei suoi primi proprietari (dal 1978 ribattezzata “Villa Foscolo”), è ancora a disposizione di eventuali acquirenti. Il suo valore pare superi i due milioni e mezzo di euro.

La trattativa, ovviamente, è riservata. La proposta di vendita, pubblicizzata anche in rete dall’agenzia Tecnocasa di Abano Terme, corredata da un video, comprendeva anche un vasto appezzamento di terreno, circa 33.000 metri quadri.

I due beni, la storica villa e la superficie fondiaria, sono oggi di proprietà dell’azienda agricola Giovanni Battista Milan, che l’hanno acquistata qualche anno fa dalla famiglia Gottardo, nota dinastia aponense.

L’annuncio immobiliare aveva fatto un certo scalpore perché nello stesso video, creato con occhio attento dal punto di vista registico, una giovane donna con gesto garbato apriva il cancello e invitava alla scoperta della villa, proseguendo poi lungo il vialetto del giardino ed entrando nella storica dimora, facendo vedere da vicino degli ambienti che, essendo la villa privata, non sono generalmente visitabili.

Nell’annuncio veniva sottolineato il fatto che l’aristocratica residenza di campagna ha avuto fra i suoi ospiti il Foscolo.

Un’occasione per valorizzarla

Alla vigilia del secondo centenario della morte del grande poeta romantico, avvenuta a Londra il 6 settembre del 1827 (Niccolò Ugo Foscolo aveva soltanto 49 anni), la possibile vendita della villa desta quantomeno curiosità, accompagnata dalla speranza che diventi l’occasione buona per valorizzarla come merita e di stimolare anche iniziative per farne conoscere la storia.

Quanto meno di questo capitolo di storia, poiché il soggiorno euganeo del Foscolo (nel 1798) fu assai fruttuoso, regalandoci la stesura di un romanzo (poi pubblicato nel 1802), dove accanto al suo tormentato rapporto d’amore con Teresa, il poeta ha espresso anche il sentimento politico del protagonista Jacopo (e questo è il tratto autobiografico), che morì suicida per aver visto traditi da Napoleone gli ideali libertari in cui credeva.

Sullo sfondo c’è il Trattato di Campoformido con cui Napoleone nel 1797 “vendette” Venezia e il Veneto all’Austria, dopo averne promesso la libertà all’indomani della caduta della Serenissima.

La storia di quel romanzo fatto di lettere (una storia tragica, ispirata a un personaggio realmente esistito: Gerolamo Ortis, studente universitario che si tolse la vita nel 1796 a soli 23 anni, ma nel romanzo l’Ortis è un giovane ufficiale italiano dell’esercito napoleonico) trova ampia eco nelle stanze della villa di Feriole, che nel 1978 ospitò anche un convegno letterario dedicato al Foscolo, con ospite Andrea Zanzotto.

Lo stupore di chi vi è entrato

Claudia Baldin, ex presidente e “anima” del Parco Letterario “Francesco Petrarca e dei Colli Euganei”, è stata fra i pochi ad entrare, per una fortunata serie di circostanze, in quella villa: «Un giorno passavo di là, mi feci coraggio e suonai il campanello – ricorda – per esporre alla proprietà le iniziative di valorizzazione che avevamo in mente, fra cui la posa di una targa commemorativa, la terza dedicata al Foscolo dopo quelle sul Monte Ceva e quella di Arquà Petrarca, che in effetti è stata posta, accanto a quella che ricorda il convegno del 1978. Mi aprì un parente del signor Milan che, percepito il mio emozionato interesse per la villa, mi invitò ad entrare».

Continua: «Il mio amico Paolo Gobbi, attuale presidente del Parco Letterario, ancora mi invidia per il privilegio che ho avuto, specie quando mi trovai in una stanza di fronte a un vecchio scrittoio… Immaginarmi il Foscolo lì intento a scrivere al lume di candela è stato inevitabile. Mi è sfuggito un “wow” grande così…».

Niccolò Ugo vi approdò da fuggiasco

Niccolò Ugo Foscolo, che era nato il 6 febbraio 1778 a Zante (la veneziana Zacinto, a cui è dedicato un celebre sonetto), isola greca dello Jonio. Suo padre Andrea, medico, vi prestava servizio per la Serenissima.

Qualche anno dopo con la moglie Diamantina Spathis, gentildonna greca, Andrea approdò a Spalato. Ugo invece, dopo gli studi a Venezia, approdò a Feriole di Abano da fuggiasco. Le sue idee non piacevano agli austriaci, era un perseguitato politico. Per la polizia un sovversivo.

Di quel sicuro rifugio, isolato nella campagna ai piedi dei Colli Euganei, aveva con tutta probabilità sentito parlare nel salotto letterario di Isabella Teotochi Albrizzi, a due passi da piazza San Marco a Venezia.

A parlargliene fu Melchiorre Cesarotti, scrittore, traduttore e linguista veneziano di nascita, che scelse poi di vivere a Selvazzano, dove incontrava spesso un altro grande letterato, l’abate Giuseppe Barbieri, il suo allievo preferito, frequentatore dell’abbazia di Praglia.

Feriole si trova vicino al grande complesso religioso dei Colli Euganei. A Foscolo piacque talmente il contesto paesaggistico euganeo, da decidere di ambientarvi la sua opera somma, ispirata al capolavoro “I dolori del giovane Werther” di Goethe e, in parte alle “Confessioni” di Rousseau.

Dandole una struttura epistolare, ovvero un insieme di lettere, principalmente quelle indirizzate a Teresa, donna di cui si era follemente innamorato ma che ormai era destinata in sposa a un altro.

Le nozze di Teresa, che aveva comunque fatto in tempo a dichiarare il suo amore a Jacopo e a scambiare il famoso bacio, provocano il suicidio del giovane. Molte lettere, oltre alle sofferenze amorose, esprimono aperta condanna a Francia e Austria, usurpatrici e colpevoli di aver tradito le promesse, ma anche all’Italia, definita “terra prostituta”.

Più autentica della casa di Zante

Dunque, la villa di Feriole è in vendita. Da quel che pare, tutt’altro che in “svendita”. Nel senso che sarà ceduta a determinate condizioni e, par di capire, se sarà rispettato anche il suo valore storico, a prescindere dai vincoli culturali e ambientali a cui è sottoposta.

C’è chi vocifera che la sua destinazione ideale (visto che è illusorio pensare a una musealizzazione), sarebbe una dimora di charme, adatta a una clientela d’elite, soprattutto internazionale culturalmente orientata.

Un po’ com’è Villa Albrizzi a Este, dove hanno soggiornato anche teste coronate, o Villa dei Vescovi di Luvigliano dove, con la ristrutturazione ad opera del Fai, sono stati ricavati tre raffinati appartamenti nella grande mansarda.

A Feriole tutto dipenderà dalle eventuali offerte e dalle potenzialità finanziarie, nonché dalle intenzioni, in caso di vendita, dei nuovi proprietari. Poiché i costi di ristrutturazione saranno comunque elevati e i tempi per le autorizzazioni non brevi.

Ugo Foscolo rimane in vigile attesa: in vista del bicentenario della morte sarebbe un bell’omaggio postumo quello di creare proprio lì un luogo simbolo per celebrare la sua memoria. Soprattutto in virtù del fatto che a Zante la casa dove il poeta vide la luce il 6 febbraio 1778 è stata distrutta da un terremoto nel 1953, lasciando il posto ad una ricostruzione (per carità impreziosita da un piccolo museo) che lascia poco spazio all’immaginazione.

E, si sa, il Romanticismo ha uno nei suoi cardini proprio nel valore delle “pietre”, dei resti che, lontani nel tempo ma vivi nell’anima, evocano un’identità, uno spirito, una sensibilità umana e artistica…

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