Fine vita, Zaia: «Lavoriamo a un regolamento»
L’annuncio del presidente del Veneto durante una conferenza stampa: «Regolamento per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale»
![Il presidente Zaia](https://images.corrierealpi.it/view/acePublic/alias/contentid/1h5tjmqqbwc4aowtqlp/0/copia-di-copy-of-allegranzi-godega-convegno-sul-prosecco-con-presidente-luca-zaia.webp?f=16%3A9&w=840)
«Stiamo lavorando a un regolamento per dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale sul fine vita, aggiungendo però tempi certi di risposta e un’indicazione rispetto a chi deve somministrare il farmaco». Così il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, durante la conferenza stampa di questa mattina, 10 febbraio.
La sentenza
Il 18 luglio 2024 la Corte costituzionale si è pronunciata di nuovo sul tema del suicidio assistito. Con la sentenza n. 135 del 2024, ha confermato i requisiti per l'accesso al suicidio assistito stabiliti dalla sentenza n. 242 del 2019, inclusi la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale, che devono essere interpretati secondo la ratio di tale sentenza. Ha respinto le questioni sollevate dal GIP di Firenze, che chiedeva di rimuovere il requisito della dipendenza dai trattamenti di sostegno vitale, sostenendo che fosse in contrasto con i principi costituzionali.
La Corte ha ribadito che il suicidio assistito non è un diritto in ogni caso di sofferenza intollerabile, ma solo per pazienti che siano nelle condizioni stabilite dalla sentenza del 2019, e che il rifiuto di trattamenti medici deve essere bilanciato con il dovere di tutelare la vita, specialmente nelle persone vulnerabili. Ha sottolineato che ogni vita ha una dignità inalienabile e che l'autodeterminazione va bilanciata con la tutela della vita.
Inoltre, la Corte ha precisato che la nozione di "trattamenti di sostegno vitale" include anche azioni che, se interrotte, portano alla morte del paziente in breve tempo. Ha escluso distinzioni tra pazienti già sottoposti a trattamenti e quelli che potrebbero averne bisogno, ma non vi sono ancora sottoposti, affermando che entrambi sono nelle condizioni previste dalla sentenza del 2019.
Infine, la Corte ha ribadito la necessità che le condizioni per il suicidio assistito siano verificate dal servizio sanitario nazionale, rispettando le procedure stabilite dalla legge n. 219 del 2017, e ha esortato il legislatore a garantire l'accesso alle cure palliative.
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