Il report di Arpav sul Bellunese: «Se non nevica sarà rischio siccità»

Bottacin allarmato dal rapporto sulla risorsa idrica : anche nel 2022 i numeri erano migliori di quelli attuali

Francesco Dal Mas

Poca neve in montagna, laghi quasi vuoti. «Se entro la primavera non ritorneranno le precipitazioni, il problema sarà davvero grave», è l’allarme dell’assessore regionale all’ambiente Giampaolo Bottacin, anche nella sua veste di presidente Aineva. 

«Oggi ne patisce il turismo, con i costi supplementari delle società che gestiscono i comprensori sciistici, domani ne soffrirà l’agricoltura e, di conseguenza il turismo estivo per i laghi che si svuotano». L’allarme è certificato dal Rapporto Arpav sulle risorse idriche di dicembre. A fine dello scorso mese lo spessore del manto nevoso nelle Dolomiti era di 19 centimetri come a fine dicembre 2008 e 2010, ma superiore ai poco nevosi inverni del 2016 e del 2017. Nelle Prealpi l’indice era di 17 cm. La copertura nevosa era scarsa a causa dei processi di fusione che avevano interessato i ridotti spessori di neve e anche a causa del vento che per sublimazione aveva ridotto molto la copertura (1.200 km, circa il 22%), specie lungo i versanti meridionali.

La risorsa idrica nivale risultava indicativamente di 22 milioni di metri cubi nel bacino del Piave, di 13 nel Cordevole e di nel bacino del Brenta. Il mese di novembre si era distinto per la non piovosità, quello di dicembre pure. Annullato, dunque, l’effetto delle precipitazioni settembrine e di ottobre. Risultato? Il volume dei laghi di Centro Cadore, Santa Croce e Corlo era a fine dicembre di 98.7 milioni di metri cubi, pari al 59% di riempimento, al di sotto della media del periodo (-14% di riempimento).

Le previsioni Arpav non danno né pioggia né neve nei prossimi giorni. Anzi, l’inversione termica comprometterà anche la poca neve esistente. «Si tenga conto che la neve di questo periodo è quella più utile, perché è densa, pesante e il mando col gelo si consolida, per cui si conserva fino a primavera inoltrata. Quella, magari abbondante, che arriva a marzo, è di solito più leggera, si scioglie al primo sole. E, in quel periodo, le giornate sono più lunghe», specifica Bottacin.

Solo un anno fa, lo spessore del manto nevoso nelle Dolomiti era del doppio (42 cm), mentre nelle Prealpi risultava quasi inesistente, appena di 4 cm. La copertura nevosa sulla montagna veneta aveva 230 km quadrati in più. La risorsa idrica nivale, al 31 dicembre 2023, risultava dunque di circa 52-54 Mm3 nel bacino del Piave (ben più del doppio rispetto a 11 giorni fa), 41- 45 nel Cordevole (più di 3 volte) e di 28-32 Mm3 nel bacino del Brenta.

Tutti ricorderanno l’ultima siccità, quella del 2022. Bene, al 31 dicembre 2021 in provincia di Belluno c’era questa situazione. Lo spessore della neve era nella norma (mezzo metro), quindi il doppio dello scorso 31 dicembre. Però medesima area coperta della montagna veneta. Nella norma anche la densità della neve. Le riserve idriche? Di ben 110-140 Mm3 sul bacino montano del Piave, 65-85 sul Cordevole e 60-70 sul Brenta. Riserve astronomicamente superiori a quelle di oggi.

Gli operatori degli impianti a fune ricordano ancora l’annus horribils del 2017, quando la mancanza di neve li costrinse ad affrontare una spesa di 5 milioni di euro per approvvigionarsi di neve programmata, altrimenti sarebbe saltata la stagione dello sci. In quota, il mese di dicembre si era rivelato il secondo più mite almeno dal 1987, con +3.8 °C, secondo solo al 2015. Con meno di 10 cm di neve. Come lo erano stati i mesi di dicembre 1956, 1974 e 2007. Nelle Dolomiti la neve al suolo era dunque poca e confinata oltre i 2500-2600 metri, mentre nelle Prealpi risultava assente.

Tornando all’oggi, anzi a ieri, i venti hanno ridistribuito la neve fresca appena caduta (1-5 cm nelle Dolomiti a 2000 m e 10 cm in Alpago), formando nuovi accumuli soffici lungo i versanti sottovento. Le temperature sono basse con elevato effetto wind-chill in quota. Come dire, attenzione al pericolo di valanghe che è 2-moderato oltre il limite del bosco per la possibilità di distacchi provocati di lastroni da vento. Ma, appunto, niente che faccia prevedere prossime precipitazioni.

 

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