Case di riposo, sindaci in rivolta: «Privilegiate le Rsa del Feltrino»
I sindaci dell'Alto Bellunese protestano contro la ripartizione delle impegnative di residenzialità, che premia il distretto di Feltre e penalizza le case di riposo locali
I sindaci bellunesi si spaccano. La suddivisione delle impegnative di residenzialità – quelle che permettono all’utente non autosufficiente di accedere alle case di riposo non pagando la quota sanitaria (che è a carico della Regione) – non piace assolutamente ai primi cittadini della parte alta della provincia. Sindaci che, durante la Conferenza di ieri mattina, hanno minacciato di non sottoscrivere il documento da inviare alla Regione entro l’ormai prossimo 31 dicembre.
Quello che non va giù ai sindaci dell’ex Distretto 1 è la discrepanza rispetto al Distretto di Feltre.
Da quanto è emerso ieri sono proprio i feltrini a catalizzare la maggior parte delle impegnative: se l’ex Distretto 1 può contare su 960 posti letto autorizzati nelle rsa, il secondo ne ha 997. E ciò potrebbe costringere i centri servizi della parte alta ad accogliere un gran numero di utenti paganti per intero la quota di residenzialità.
I criteri che la Regione ha posto per la divisione delle impegnative e quindi delle risorse si dovrebbero rifare a due parametri: il tasso di occupazione dei posti letto nei primi otto mesi dell’anno e la copertura dell’87% dei fabbisogni dei territori. Secondo i sindaci della parte alta questo secondo criterio non sarebbe stato considerato, dando spazio al solo al tasso di occupazione che premia le strutture del Feltrino.
Il Distretto 1, infatti, da sempre si è mosso in maniera cauta sull’aumento dei posti letto, privilegiando la possibilità di incrementarli solo se portatori di impegnative.
Pagando, poi, lo scotto della carenza di personale, che ha costretto le case di riposo a non occupare alcuni posti letto, il Distretto di Belluno si trova a fare i conti con problemi di budget, dovendo affidarsi agli utenti paganti per intero per poter occupare i letti a fronte di una programmazione che lo escludeva. Una cosa che mette a rischio il futuro delle strutture, visto che la quota a carico dell’utente supera i 3 mila euro al mese, somma che in pochi possono permettersi.
«È scandaloso», tuona il consigliere di Valle di Cadore, Angelo Lino Del Favero, forte della sua esperienza di ex direttore generale di aziende sanitarie, «in questo modo si rischia l’inappropriatezza delle risposte ai bisogni della popolazione. Credo sia necessario riequilibrare le impegnative».
A chiedere di capire i criteri per cui alle Rsa del Feltrino sono assegnate più impegnative è anche la sindaca di Tambre, Sara Bona.
A nome di tutto il territorio dell’Alpago ha lamentato il fatto che «non c’è stato un confronto con i direttori delle case di riposo per questo riparto, per questo dico che è necessario un incontro prima della firma con l’Ulss. Siamo preoccupati, perché questa ripartizione mette in difficoltà le nostre case di riposo».
Sulla stessa linea anche Jessica De Marco, vice sindaco di Val di Zoldo, determinata a «non firmare i contratti inviatici, finchè non si chiariranno i motivi di questa ripartizione delle impegnative, ripartizione che deve dare una risposta al fabbisogno dei territori». Stesso pensiero per la sindaca di Taibon, Silvia Tormen, che ha richiamato l’attenzione a criteri di equità.
Viste le perplessità, la direttrice dei servizi sociali dell’Ulss, Paola Paludetti, ha promesso: «Risolveremo la vicenda col buon senso di tutti, anche dei direttori delle case di riposo», evidenziando poi che «questa disparità nei posti letto deriva da politiche diverse fatte dai territori negli anni. Difficile risolvere la questione in un incontro».
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