Lega, delusione e rabbia: «Salvini deve andarsene»

Il giorno dopo la doccia fredda del voto Ue in consiglio regionale monta l’ira. Bottacin: «Per salvare il partito serve una figura diversa che lo prenda in mano»
Laura Berlinghieri
Una manifestazione della Lega a Milano
Una manifestazione della Lega a Milano

Il capogruppo Alberto Villanova si aggira per i corridoi del Ferro Fini con lo sguardo del condottiero ormai con le armi spuntate e, sul volto, il sorriso sornione di chi aveva già capito tutto, ma non è stato ascoltato.

Roberto Marcato, Federico Caner e Gianpaolo Bottacin – i tre assessori dissidenti, che già avevano disertato il palco di Pontida preferendo il pratone: un simbolo – non si fanno vedere.

L’assessora Manuela Lanzarin chiacchiera fitto con Sonia Brescacin, sua alter ego in commissione. Il presidente dell’Aula Roberto Ciambetti prende la parola e si complimenta con l’assessora e i consiglieri eletti all’Europarlamento, aggiungendo una mezza frase che ha tutta l’aria della stoccata all’establishment dei partiti: «È significativo che, quando i consiglieri sono messi nelle condizioni di poter raccogliere quello che hanno seminato sul territorio, si vedono i risultati».

L’unico che sembra non avere risentito della sberla europea è Cristiano Corazzari, che non perde mai il buonumore.

Europee, così in Veneto Fratelli d’Italia ha spazzato via la Lega in 5 anni: ecco la mappa interattiva

Quello del giorno successivo all’ufficializzazione dello scrutinio europeo è il risveglio dal torpore. Una doccia fredda, di fronte alla quale può poco anche il proverbiale orgoglio lighista.

«I segretari federale e regionale hanno tenuto conferenze stampa e fatto dichiarazioni dicendosi molto soddisfatti, e allora lo siamo anche noi. E poi delle elezioni regionali si occuperanno solo Zaia e Stefani, sono certo che sapranno cosa fare» è il commento laconico di Alberto Villanova, solo in un palazzo che non è mai sembrato così grande.

Sono lontani i tempi delle dichiarazioni barricadiere. Di quando i leghisti promettevano che avrebbero venduto cara la pelle ai Fratelli d’Italia, perché il Veneto non si tocca.

«Ma, con numeri così, come possiamo pensare di rivendicare la presidenza della Regione?» ammette l’assessore Gianpaolo Bottacin, «Dal mio punto di vista, la Lega è finita, è diventata la brutta copia di Fratelli d’Italia. E, a questo punto, gli elettori scelgono la versione originale» dice.

«Salvini parla di un partito nazionale, minaccia di cacciare Bossi e si affida a Vannacci: questa Lega è morta. Si potrebbe salvare, se Salvini si togliesse, ma non lo farà; e allora deve arrivare qualcuno che la prenda in mano».

Forza Italia ottiene in extremis un seggio a Nord Est. I dem strappano l’ultimo posto disponibile al M5s. I nomi degli eletti
Gli eletti a Nord Est

Il nuovo congresso federale si terrà in autunno, dopo quello lombardo. Dal Veneto, potrebbe provarci proprio Marcato, che però non conferma né smentisce: «No comment».

L’unica certezza, al momento, è fornita dai numeri. E questi raccontano che, in Veneto, il 37,58% degli elettori ha votato Fratelli d’Italia e soltanto il 13,15% ha dato fiducia alla Lega. Rispetto a cinque anni fa, significa che i meloniani hanno fatto uno scatto in avanti di oltre il 132%. E i leghisti, all’indietro, di più dell’88%.

«E, senza Vannacci, sarebbe andata pure peggio. Se siamo riusciti ad attestarci sulla stessa cifra di consenso delle ultime politiche, lo dobbiamo a lui: una figura in totale antitesi con il messaggio della Lega. Forse su questo bisognerebbe fare una riflessione, perché le strategie di partito non si costruiscono con i giochi di prestigio per un turno elettorale. E Salvini non è l’unico colpevole: lo è anche il Consiglio federale, che non ha detto nulla, quando il movimento iniziava a sbandare» ragiona il consigliere Marzio Favero.

Orgoglio e scoramento, dove a prevalere è quest’ultimo sentimento. Desiderio di riscatto e dismissione di un sogno. «Avevamo quattro europarlamentari veneti e adesso non ne abbiamo nemmeno uno. E il più votato, qui, è un signore che, sull’autonomia, ha detto che la riforma del Titolo V della Costituzione basta e avanza. Rispetto a un anno e mezzo fa, quando già era stato un bagno di sangue, in Veneto abbiamo perso un ulteriore 1,5% di voti. Io sono molto preoccupato, ma vedo i toni trionfalistici dei dirigenti del mio partito e allora evidentemente ho visto un altro film» commenta, sarcastico, Marcato. Ma «Extra Lega nulla salus» ironizza intanto Marzio Favero. E qualcosa, allora, dovrà pur cambiare.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi