Il ritorno a Padova del Giro d’Italia, il sindaco: «Un gran lavoro di squadra»
Il sindaco di Padova Sergio Giordani: «Sono emozionato e soddisfatto. Dopo 24 anni un evento non solo sportivo con ricadute enormi sulla città»
Lo scenografico arrivo in Prato della Valle di Padova, una marea di appassionati delle due ruote, un ruolo turistico sempre più di primo piano, una rete forte di commercianti e ristoratori, panorami mozzafiato tra i Colli e le Terme. Padova ha tutti gli ingredienti per essere uno straordinario arrivo di tappa del Giro d’Italia. Eppure erano 24 anni che non accadeva.
Giocoforza quella di domani sarà dunque una data storica per la città del Santo, che ha sempre investito molte risorse sullo sport, tanto da essere stata nominata lo scorso anno tra le capitali europee del settore.
Tra i più entusiasti, in attesa della carovana rosa, non manca il primo cittadino Sergio Giordani, già presidente del Calcio Padova ai tempi degli anni d’oro in serie A.
Dopo 24 anni Padova riabbraccia il Giro, quale è la sua sensazione da sindaco?
«Sono ovviamente emozionato, ma prima di proseguire l’intervista mi lasci ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a questo successo della città, perché sennò poi non c’è più posto e me li tagliate: voglio ringraziare il presidente Zaia, i miei assessori Bonavina e Bressa, tutti il personale del Comune, tutte le forze dell’ordine, le categorie economiche e tutti i volontari che saranno al lavoro. Senza di loro la festa di domani sarebbe stata impossibile. Davvero sono molto, molto soddisfatto, perché portare in città l’arrivo di tappa del Giro è veramente difficile e complicato, ma ha una ricaduta enorme che va anche al di là del fatto sportivo».
La città si è dimostrata entusiasta con decine di vetrine addobbate in rosa e molta attesa: come è stato il lavoro di preparazione dell'evento?
«Abbiamo realizzato un vero lavoro di squadra, che è culminato con gli eventi del Pink Friday. Non solo tante vetrine a tema, ma tante persone a passeggio che indossavano qualcosa di rosa, i nostri monumenti illuminati, i giochi per le famiglie in piazza della Frutta, ma anche la bellissima mostra con le bici dei campioni del passato al San Gaetano dedicata ai Ciclisti Padovani una delle società più titolate al mondo».
Secondo lei quanto conterà per Padova, anche in termini turistici, la visibilità mediatica del Giro?
«Avrei voluto il Giro a Padova anche se fosse stato solo un evento sportivo, la nostra città vanta grandi tradizioni nel ciclismo, e a pochi metri dall’arrivo di Prato delle Valle, c’è il Velodromo Monti che ha fatto la storia del ciclismo su pista. Ma è ovvio che il Giro è anche un formidabile volano economico e turistico: è tra i primi cinque eventi sportivi al mondo per copertura televisiva, tra quelli che durano più giorni. E in occasione della tappa a Padova sarà trasmesso durante il collegamento televisivo uno speciale di 30 minuti dedicato alla nostra città».
Quanto sarà imponente lo spiegamento di forze per vigilare che tutto vada per il meglio?
«L’impegno è davvero significativo, oltre alla Polizia Stradale che, in particolare, scorta la carovana e a tutte le forze dell’ordine, saranno impegnati 90 agenti della Polizia Locale, oltre 200 volontari tra Protezione civile, Associazione. Carabinieri e Polizia di Stato in pensione e 45 nonni vigili - una novità questa perché ho pensato che per loro poteva essere gratificante - e quasi 50 volontari delle associazioni ciclistiche padovane, particolarmente esperti per questo evento. Infine, una trentina di operatori della Croce Rossa».
Quale è il suo rapporto con il ciclismo? Ha mai seguito il Giro d'Italia?
«Sarò sincero, non sono un super-tifoso di ciclismo, non lo seguo dal vivo, e in passato ho assistito solo a una tappa di montagna. Il calcio mi ha monopolizzato. Però alla televisione, anche in passato, ho seguito molte volte le tappe più importanti, specialmente negli anni in cui Pantani era imbattibile. Quello che mi piace del ciclismo, e che lo avvicina al calcio, è che è uno sport popolare, praticato da tutti».
Si spera in un bis? Padova non vuole più aspettare 24 anni per ospitare la carovana rosa
«Certo che si spera in un bis e non fra 24 anni. Ma sappiamo che è molto difficile perché, anche giustamente, sono tante le città che ambiscono ad ospitare una delle corse più belle del mondo. Però sperarci si può, anche perché credo che di arrivi in una cornice come quella di Prato della Valle non ce ne siano tanti».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi