Il direttore sportivo del Cio: «Milano Cortina le Olimpiadi invernali più rosa della storia»

Kit McConnell: «Saranno i Giochi dell’equilibrio fra i generi: porteremo al 47% la presenza delle atlete. Ma non è solo un fatto di numeri». Crescerà anche il numero di eventi femminili, dai 46 di Pechino ai 50 del 2026

Enrico Ferro
Kit McConnell, sports director del Comitato olimpico internazionale
Kit McConnell, sports director del Comitato olimpico internazionale

«Saranno i Giochi olimpici invernali più equilibrati della storia per bilanciamento di genere». Parola di Kit McConnell, Sports Director del comitato olimpico internazionale.

Voi sostenete di puntare sulla equità di genere. Ci riuscirete con le prossime olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026?

«Abbiamo aumentato la partecipazione femminile a un livello record del 47%, rispetto al 45, 4% di Pechino 2022, garantendo alle atlete più opportunità che mai rispetto al passato».

Quali sono i numeri in vostro possesso?

«Milano Cortina 2026 accoglierà circa 2. 900 atleti provenienti da oltre 90 Comitati Olimpici Nazionali, che gareggeranno per 19 giorni, dal 6 al 22 febbraio 2026. Il programma prevede otto sport, 16 discipline e 116 gare, tra cui l’emozionante debutto dello sci alpinismo come nuovo sport olimpico. Al di là dei numeri, abbiamo fatto grandi passi avanti nel promuovere l’uguaglianza di genere, lavorando a stretto contatto con le federazioni internazionali. Per esempio, abbiamo aumentato il numero di eventi femminili, passando dai 46 di Pechino 2022 ai 50 di Milano Cortina 2026».

È solo una questione numerica o serve anche altro per cambiare paradigma?

«L’uguaglianza di genere è più che una mera questione di numeri. Sebbene l’aumento della rappresentanza femminile sia un passo fondamentale, la vera parità richiede un cambiamento nei valori, nella cultura, nella governance e nelle strutture che danno forma allo sport. Si tratta di creare un impatto duraturo, che garantisca che gli eventi femminili abbiano la stessa visibilità, che i percorsi per le atlete continuino ad ampliarsi e che le organizzazioni sportive adottino una leadership equilibrata dal punto di vista del genere. I Giochi olimpici sono una potente piattaforma per il cambiamento».

E dal punto di vista dello show, come si può guidare questo cambiamento?

«Tradizionalmente gli eventi finali si concentravano sulle gare maschili, rafforzando la loro percezione di protagonismo, ma questa situazione ha iniziato a cambiare con i Giochi Olimpici di Parigi 2024. A Milano Cortina 2026 l’impegno continua in questo senso. Gli eventi chiave saranno collocati strategicamente in fasce orarie privilegiate, per garantire che tanto le gare femminili quanto quelle maschili ricevano il massimo della visibilità»

Lo sport olimpico era rimasto molto indietro rispetto allo spirito della società?

«Al contrario, basta guardare a Parigi 2024 con la parità di genere tra gli atleti sul campo di gioco. E anche guardando allo stesso Comitato Olimpico Internazionale: il 47% dei membri del Consiglio esecutivo sono donne, e il 50% delle posizioni nelle commissioni sono ricoperte da donne».

C’è anche un altro fronte aperto, che riguarda la divisione netta rispetto al genere. Donald Trump dice che esistono solo uomo e donna. Il comitato olimpico internazionale come si comporterà?

«Il Cio riconosce che si tratta di un argomento complesso e in evoluzione e si impegna a garantire che lo sport rimanga inclusivo ed equo per tutti gli atleti. Il nostro approccio si basa sulla collaborazione con le federazioni sportive internazionali, che sono responsabili della definizione dei criteri di partecipazione per i rispettivi sport, tenendo conto sia delle evidenze scientifiche che dell’equità sul campo di gara».

Il caso di Imane Khelif a Parigi ha scatenato molte polemiche. È inevitabile che accada anche in futuro?

«Imane Khelif è nata donna, cresciuta donna e ha gareggiato nelle categorie femminili per tutta la sua carriera pugilistica, anche in precedenti competizioni internazionali, come i Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Ha anche partecipato ai campionati mondiali della International Boxing Association e ai tornei autorizzati dall’Iba, prima di essere vittima di una decisione improvvisa e arbitraria di quella stessa federazione. A Parigi non è arrivata con un curriculum di sole vittorie e non ha ottenuto più vittorie per intervento dell’arbitro rispetto ad altre pugili di successo».

Come le sembra stiano procedendo i preparativi per gli impianti?

«Procedono bene. Saranno i primi Giochi olimpici e Paralimpici Invernali completamente modellati dalle riforme dell’Agenda Olimpica 2020. Una delle raccomandazioni chiave dell’Agenda è quella di adattare i Giochi alle caratteristiche e ai punti di forza dei paesi ospitanti. Un chiaro vantaggio di questo approccio è la capacità di sfruttare al massimo le infrastrutture esistenti, di cui il Nord Italia dispone in abbondanza. L’85% delle sedi di gara erano già esistenti o di carattere temporaneo».

E la pista da bob di Cortina?

«Per quanto riguarda lo Sliding Track di Cortina i tempi restano molto stretti, ma tutte le parti interessate stanno lavorando a stretto contatto per garantire che i progressi siano in linea con i piani. La sicurezza degli atleti è la priorità assoluta, ed è per questo che è essenziale rispettare le scadenze per le omologazioni e i test, per mantenere gli standard più elevati». 

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