I pm: «Incostituzionale il decreto del governo su Milano-Cortina»

Dure le parole dell'aggiunta di Milano Tiziana Siciliano e dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis. L'Anac a febbraio: «Fondazione è un ente pubblico»

I cinque cerchi olimpici sulla neve
I cinque cerchi olimpici sulla neve

Da parte del governo Meloni, col decreto di giugno convertito in legge che ha ribadito la qualificazione di ente di diritto privato della Fondazione Milano-Cortina 2026 c'è stata una «indebita ingerenza» con «ripercussioni dirette sull'attività investigativa».

E così, dopo che erano venute a galla con le perquisizioni di poche settimane prima, le indagini sulle presunte irregolarità nella gestione delle olimpiadi e su ipotesi di appalti truccati in cambio di mazzette sono state di fatto bloccate.

Sono dure, ma pure basate su richiami alla giurisprudenza, le parole dell'aggiunta di Milano Tiziana Siciliano e dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis nell'atto di 200 pagine con cui chiedono alla gip Patrizia Nobile di sollevare davanti alla Consulta questione di legittimità costituzionale di quella «norma interpretativa» che, definendo come società privata un organismo di diritto pubblico, scrive la Procura diretta da Marcello Viola, ha stoppato l'inchiesta.

Ha impedito «non solo un'attività di intercettazione telefonica, ritenuta necessaria» anche dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf per acquisire altri riscontri su un secondo presunto appalto pilotato, ma pure «la possibilità di richiedere un sequestro preventivo» del «profitto di reato di entrambi i reati di turbativa d'asta, con correlativo danno» per la Fondazione. Per un totale finora quantificato in oltre 4 milioni di euro.

Per questo, se la gip non riterrà di far sciogliere alla Corte costituzionale quel nodo giuridico di cui si parla da tempo, potrà pure procedere, così chiedono i pm, con l'archiviazione per i 7 indagati «perché il fatto non è previsto dalla legge come reato».

Quel decreto, infatti, «preclude il riconoscimento della qualifica pubblicistica» degli «indagati che operavano in Fondazione» e così non si possono contestare reati contro la pubblica amministrazione, come la turbativa d'asta. E mancano «i presupposti oggettivi» per andare avanti per corruzione tra privati.

Lo scorso febbraio, in un documento inviato al Comitato organizzatore delle Olimpiadi, l'Anac aveva sostenuto che la Fondazione Milano-Cortina 2026 è un «ente pubblico». La Procura, che ritiene incostituzionale il decreto, era già stata netta: il comitato organizzatore è ente pubblico perché persegue «uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali», ossia l'eventuale deficit non lo copre la Fondazione, che non ha rischi di impresa. E che ha potuto, invece, da 'privata' evitare le «procedure di evidenza pubblica».

Nel frattempo, dagli atti, in gran parte già venuti a galla, tra testimonianze, interrogatori, chat, email, intercettazioni effettuate fino a poco più di un anno fa, risultano, come scrivono i pm, affidamenti diretti per il cosiddetto «ecosistema digitale» pilotati tra 2020 e 2021.

Capitolo in cui sono indagati Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya-Quibyt che vinse l'appalto, l'ex ad della Fondazione Vincenzo Novari, e Massimiliano Zuco, ex dirigente.

Poi, un secondo fronte in cui sono stati iscritti Marco Moretti e Daniele Corvasce, due dirigenti della Fondazione, e Claudio Colmegna e Luigi Onorato, due manager di Deloitte, per la presunta gara truccata sull'assegnazione, nel 2023 e dopo la fine del contratto con Vetrya, sempre dei servizi digitali ad una delle società del colosso delle consulenze.

In una telefonata Colmegna diceva ad Onorato che «la Fondazione ha fatto vincere la gara a Deloitte». Poi, i servizi offerti sarebbero stati di «scarsa qualità», si legge negli atti.

Sui rapporti economici tra il gruppo di consulenza e il comitato organizzatore - che per la Gdf hanno creato buchi nei bilanci del secondo - la Procura milanese indaga da tempo. Uno stralcio di inchiesta, in attesa di capire cosa farà la gip e se si potrà andare avanti, è stato aperto dai pm per presunte fatture 'gonfiate' con testimoni sentiti.

Già Tomassini, ascoltato a verbale a febbraio, aveva parlato della «sproporzione» tra i 4 milioni incassati da Deloitte - che in una comunicazione interna inviata ai soci del Network si dice convinta della «totale correttezza» del suo operato - e il «valore» dei servizi informatici. Nelle intercettazioni, tra l'altro, si faceva riferimento a sospette 'retrocessioni' di denaro.

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