Lisa, una veneta nella squadra dei manutentori della Basilica di San Pietro
Maniero, padovana di 26 anni, con la calabrese Miriana Quintino, è la prima sanpietrina della storia della Fabbrica: «Papa Francesco, una persona fantastica. Ha sempre un sorriso e una parola per tutti»
La mano accompagna delicata il pennello sulle decorazioni della Basilica di San Pietro in Vaticano. Scende piano, morbida, sul marmo, quasi una carezza alla storia e alla bellezza del tempio della cristianità. Una preghiera operosa. Attorno il flusso dei fedeli continua inarrestabile. Come l’opera dei sanpietrini, la squadra degli ottanta lavoratori della Fabbrica della Basilica di cui Lisa Maniero, 26 anni, nata e cresciuta ad Abano Terme fa parte.
Un onore, una responsabilità – e, perché no? , anche un merito – parteciparvi.
Lisa, assieme alla ventunenne calabrese Miriana Quintino, è la prima sanpietrina manutentrice nei cinque e più secoli di storia della Fabbrica.
Come si entra nella squadra dei sanpietrini?
«Concluse le scuole medie ad Abano, mi sono iscritta al liceo artistico Pietro Selvatico di Padova. Qui ho conosciuto persone fantastiche con le mie stesse passioni. Ho cominciato a frequentare mostre, gallerie, convegni e, grazie alle occasioni che la scuola mi ha offerto, ho capito che quella era davvero la mia strada. Diploma in tasca, mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Il mio sogno di bambina stava prendendo forma. Ho fatto la pendolare studiando, lavorando e nutrendo le mie passioni con determinazione. Completato il percorso in Accademia, ho ricevuto informazioni sulla Scuola di arti e mestieri della Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Incuriosita, mi sono iscritta. Mi hanno preso assieme ad altri ragazzi provenienti da tutti Italia e dall’estero. Mai avrei immaginato le mille opportunità che questa esperienza mi ha dato. Ho stretto contatto con mani esperte e sapienti. Ho ricevuto lezioni da professori incredibili e, soprattutto, ho iniziato ad amare la Basilica di San Pietro e le persone che da anni si prendono cura di “Lei”. Dopo i sei mesi di formazione, io e altri cinque ragazzi siamo stati selezionati per continuare con un tirocinio. Infine in tre abbiamo ricevuto la notizia dell’assunzione. Una gioia unica. Di carattere sono curiosa, realistica e ambiziosa. Amo leggere e viaggiare, sono sempre alla ricerca della crescita e del miglioramento personale».
Quali sono i requisiti richiesti per lavorare in Basilica?
«Per accedere alla Scuola delle arti e dei mestieri della Fabbrica di San Pietro bisogna avere un diploma di licenza artistica, di istituto tecnico o di istituto professionale. Poi, nella vita la passione e l’amore (se veri) portano chiunque a realizzare i propri sogni. Ne sono convinta».
In cosa consiste il suo incarico?
«Faccio parte della squadra dei sanpietrini decoratori, che si occupa della manutenzione della Basilica. Metto così in campo le conoscenze che ho appreso durante gli anni di studio».
Com’è lavorare per Papa Francesco? Ha mai avuto modo di incontrarlo?
«È una grande gioia e un onore, mi sento parte di una famiglia che mi spinge ogni giorno a dare il meglio di me. Ho conosciuto il Papa durante un’udienza con i miei compagni della Scuola delle arti e dei mestieri della Fabbrica di San Pietro. È una persona fantastica. Ha sempre un sorriso e una parola per tutti».
Com’è la sua giornata tipo? Lavorate in squadra?
«Una buona colazione – la giornata è lunga – e mi reco con i mezzi pubblici in Basilica. Approfitto del viaggio per leggere libri, come ero abituata a fare durante il periodo accademico. Il lavoro mi piace moltissimo e mi fa alzare ogni giorno con il sorriso. Tante sono le soddisfazioni che questo luogo mi regala. Lavoro sempre in compagnia di altri colleghi che con la loro professionalità e la loro passione mi hanno insegnato e continuano a insegnarmi tanto. Nel mio tempo libero faccio passeggiate, vado a mostre, esco con gli amici e pratico sport».
Cosa rappresenta per lei lavorare in e per un luogo simbolo di cultura, storia e fede com’è San Pietro?
«Innegabili sono la grande responsabilità e l’altrettanta professionalità che un luogo simile richiede. Sapere che diverse sono le mani sapienti che hanno toccato anche il più semplice dei mattoni mi fa sentire onorata. Passeggiare ogni giorno, per raggiungere una postazione di lavoro, tra i grandi capolavori che compongono la Basilica mi rende felice e appagata. Nutro un forte senso di rispetto per il luogo e di ammirazione per la “famiglia” che qui ho conosciuto.
Che legame conserva con il Veneto?
«Amo la mia terra d’origine e appena posso torno a casa per stare con le persone a cui voglio più bene».
Il suo sogno?
«Il mio sogno da bimba era di cambiare una pagina della storia e oggi non riesco a credere che nel mio piccolo quel sogno si è realizzato. Sono convinta che la vita sia un bellissimo viaggio e che non esistano sogni, ma solo aspirazioni che piano piano posizionando un mattoncino alla volta si possano realizzare. Ora vorrei continuare a vedere e conoscere il mondo, visitando e apprendendo più culture possibili. Voglio essere sempre curiosa».
La Basilica, un cantiere sempre vivo?
«Assolutamente sì».
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