A Feltre si fa la storia delle granfondo e nel 2019 arriva l’omaggio del Giro d’Italia

La maglia rosa seguirà il percorso della Sportful Dolomiti Race. Ivan Piol: «È la realizzazione di un sogno»



. Sarà un’edizione speciale, la Sportful Dolomiti Race del prossimo 16 giugno. Speciale perché celebrerà il quarto di secolo e speciale perché, proprio in occasione dei 25 anni, nientemeno che il Giro d’Italia ne “copierà” il percorso: ciò avverrà nella penultima tappa della corsa rosa, la Feltre – Croce d’Aune dell’1 giugno. L’evento creato dal Pedale Feltrino nel 1995 ha scritto la storia delle granfondo italiane ed europee e ora contribuisce in qualche modo a scrivere anche la storia del ciclismo professionistico. Ne abbiamo parlato con Ivan Piol, presidente del Pedale Feltrino e coordinatore dell’organizzazione della Sportful Dolomiti Race.

Piol, un tempo erano le grandi gare dei professionisti a ispirare le granfondo. Ora succede il contrario?

«Nel corso degli anni le granfondo italiane hanno avuto la capacità di scoprire salite che poi il Giro ha fatto proprie. Penso, per quanto ci riguarda, al Manghen, valico che fino alla granfondo di Feltre la corsa rosa aveva percorso una sola volta (il 10 giugno del 1976, spettacolare azione di Moser in discesa, allora ancora sterrata ndr) e che poi è diventato una presenza importante. Negli ultimi anni i criteri di Rcs sono cambiati, c’è una maggiore ricerca di salite inedite o poco conosciute e in questo contesto le granfondo hanno rappresentato un’opportunità per la società che organizza il Giro».

L’1 giugno 2019, però, sarà un’intera tappa ad essere “copiata”.

«È la realizzazione di un sogno. Un sogno partito un anno e mezzo fa, quando abbiamo proposto a Rcs e alla famiglia Cremonese, proprietaria di Sportful, di legare in qualche modo il Giro 2019 alla nostra venticinquesima edizione. Avevamo pensato a Feltre o a Croce d’Aune, mai avremmo immaginato che si potesse pensare al 95 per cento del tracciato della nostra gara. Invece, l’idea che abbiamo buttata là è piaciuta e il sogno è divenuto realtà».

Legata al Giro, l’edizione 25 della Sportful Dolomiti Race proporrà la variante di Monte Avena: scollinati a Croce d’Aune, anziché scendere verso Pedavena, i ciclisti svolteranno a destra continuando la salita verso Casera dei Boschi e passando vicino alle Buse, dove ci sarà l’arrivo della tappa del Giro. Tre chilometri che non sono proprio semplicissimi dopo averne percorsi quasi 200.

«Per i 25 anni volevamo fare qualcosa in più rispetto al passato. Sappiamo bene che sarà una coltellata ma sappiamo altrettanto bene che la nostra granfondo si caratterizza per la durezza: è questo il suo marchio di fabbrica. Ci aspettiamo, lo dico sorridendo, qualche insulto da parte dei granfondisti. Ma c’è anche chi ci ha già applaudito, inviandoci un messaggio all’indomani della presentazione della variante, che diceva così: “Bravi, siete tra i pochi a saper osare”. Martedì 18 giugno faremo un bilancio e poi decideremo il da farsi. Personalmente questa variante mi piacerebbe tenerla».

Ci si devono attendere altre sorprese per i 25 anni?

«Certamente vogliamo che sia un’edizione da ricordare, che sia una bella festa. Tra gli obiettivi che ci piacerebbe riuscire a realizzare c’è quello di avere mille stranieri al via, cioè di raddoppiare il numero dell’ultima edizione. Nei mesi scorsi abbiamo portato giornalisti da diversi paesi e i risultati stanno arrivando. Dalla Danimarca, ad esempio, abbiamo avuto la prenotazione di 55 persone. È un lavoro, quello della promozione all’estero, che stiamo portando avanti grazie alla grandissima collaborazione di Sportful».

25 anni. E poi?

«Per molti l’edizione 25 potrebbe essere un punto d’arrivo, per noi sarà un punto di partenza. Dal 17 giugno lavoreremo più e meglio di prima. Siamo partiti come un gruppo di amici senza esperienza e abbiamo costruito un gruppo di lavoro apprezzato a livello mondiale, crescendo tutti insieme e spostando l’asticella sempre più in alto. Il darsi obiettivi ambiziosi è la molla per lavorare bene».

Come vede l’evoluzione delle granfondo?

«La speranza è che, nel giro di quattro-cinque anni, ci sia una selezione verso l’alto in ambito sicurezza e servizi, cosa che comporta dei costi che non tutti possono permettersi ma che è essenziale perché i concorrenti vanno tutelati e non mandati allo sbaraglio». —



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