Alessia Dipol, la togolese di San Vito

Seconda esperienza dopo Sochi per la slalomista, che ha il doppio passaporto grazie all’attività lavorativa del papà
Togo's Alessia Afi Dipol makes a turn in the first run of the women's giant slalom at the Sochi 2014 Winter Olympics, Tuesday, Feb. 18, 2014, in Krasnaya Polyana, Russia. (AP Photo/Charles Krupa)
Togo's Alessia Afi Dipol makes a turn in the first run of the women's giant slalom at the Sochi 2014 Winter Olympics, Tuesday, Feb. 18, 2014, in Krasnaya Polyana, Russia. (AP Photo/Charles Krupa)

SAN VITO DI CADORE. Una storia sempre bella da raccontare. E non è un caso che quattro anni fa a Sochi, Alessia Dipol fosse finita parecchio sotto i riflettori. Perché in fondo vedere un’atleta italiana gareggiare con il Togo ad una Olimpiade è di certo tra quelle storie da raccontare e far conoscere. Lei ormai ci ha fatto l’abitudine, almeno da quando, grazie ai contatti lavorativi del papà Diego che nel Paese africano ha una ditta di stoffe sportive, è entrata in possesso del doppio passaporto. A breve si parte per Pyeongchang e, pur dovendo combattere con qualche malanno di stagione, la ragazza che abita a San Vito è carichissima.

Allora Alessia, a quando il volo d’andata?

«Stiamo definendo con la federazione, ma è in programma i primi giorni della prossima settimana. Assieme a me ci saranno papà Diego, che il ruolo di manager, e mio fratello Lorenzo, mio allenatore e skiman».

Non è la tua prima Olimpiade, ma posso solo immaginare l’emozione. Gareggerai in quali specialità?

«Slalom e gigante. Le date di gara sono il 12 e 14 febbraio, anche se resta da definire in quale ordine. Ammetto che mi sarebbe piaciuto prendere parte pure al Super G, ma a causa di un infortunio non sono riuscita a qualificarmi».

In effetti non sei stata fortunata negli ultimi due anni.

«Il 12 luglio del 2015 mi sono rotta tibia e perone durante un allenamento. Mi hanno operata a Lienz, dove è stato inserito un chiodo endomidollare. Una volta recuperata pienamente la forma, salta il legamento del pollice... Ad ogni modo riesco comunque ad ottenere i tempi della qualificazione: ad aprile quello per il gigante, mentre durante questa stagione ecco il pass nello slalom. Adesso mi sto allenando, sia con gli sci e sia a livello di preparazione atletica».

Magari raggiungere una medaglia sarà difficile, ma qual è il tuo reale obiettivo a Pyeongchang?

«Non sono stati facili da gestire questi infortuni. Come a Sochi cercherò di divertirmi e crescere il più possibile, naturalmente dando il massimo. Purtroppo in Russia sono stata male prima di partire, quindi già l’inizio dell’esperienza a cinque cerchi si era complicata. Nello slalom poi sono caduta, mentre avevo chiuso 55esima il gigante».

E il Togo cos’è per Alessia Dipol?

«Un Paese di cui mi dico onorata di rappresentare anche a queste Olimpiadi. Faccio sempre un viaggio per visitarlo e conoscerlo meglio, quando ne ho la possibilità. Lì ogni volta vedo bambini giocare felici per strada, nonostante abbiano poco o nulla. Penso sia un bel insegnamento: si può essere comunque contenti e soddisfatti della propria vita anche senza chissà quali mezzi a disposizione».

Quanti altri atleti togolesi parteciperanno ai Giochi?

«Una ragazza, nel fondo: Mathilde Petitjean, che farà la portanamdiera. Due ragazzi invece non sono riusciti a qualificarsi. In Corea saranno presenti poi presidente e vice presidente della federazione sport invernali e il presidente del Coni togolese».

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